
I gatti domestici rappresentano l'animale “serbatoio” per la riproduzione del protozoo che causa la toxoplasmosi, il quale vive e si riproduce ...
Tra i primi esami da fare quando si scopre che si è incinta c'è il Toxo test, ovvero quello per individuare la propria immunità (o meno) per la Toxoplasmosi, un infezione che in gravidanza può essere estremamente pericolosa.
L’esame di routine per individuare l’eventuale presenza dell’infezione è il cosiddetto Toxo test, un esame che è in esenzione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) il cui esito può condizionare anche le abitudini alimentari da seguire durante le settimane di gestazione.
La Toxoplasmosi è un’infezione causata dal Toxoplasma gondii, un parassita protozoico che compie il suo ciclo vitale esclusivamente all’interno delle cellule. Questo parassita può infettare gli esseri umani come numerosi animali (tra cui i gatti e altri mammiferi) e la sua trasmissione può avvenire sia tramite il contatto con le feci che con il terreno nel quale egli ha defecato, ma anche mangiando carne infetta.
L’infezione si compone di due fasi: la prima, quella primaria, è quella prettamente sintomatica caratterizzata dall’ingrossamento delle linfoghiandole, mal di gola, stanchezza, mal di testa, febbre e l’ingrossamento della milza e del fegato. In alcuni casi già in questa fase possono esserci complicanze gravi quali infiammazione degli occhi o dell’encefalo.
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La seconda fase, quella postprimaria, non ci sono sintomi ma il parassita rimane presente nell’organismo (nei muscoli e nel cervello) e se vi è un abbassamento delle difese immunitarie (come a seguito di terapie mediche o di malattia) l’infezione può riprodursi e manifestarsi in maniera aggressiva.
Generalmente una volta contratta e guarita la Toxoplasmosi non è legata a recidive, in quanto vi è la produzione di anticorpi specifici da parte del sistema immunitario. Ed è questo il motivo per cui viene raccomandato di eseguire precocemente il Toxo test, in modo da individuare o meno l’eventuale immunità da questo parassita.
Se contratta in gravidanza (per quanto è una possibilità poco frequente), essendo possibile la trasmissione al feto tramite la placenta, sono diversi i rischi per il bambino, che è esposto a:
Sebbene in molti casi i neonati non presentano segni di infezione da Toxoplasmosi è possibile che a distanza di anni sviluppino difficoltà visive e uditive, ritardi nell’apprendimento e decesso entro l’adolescenza a causa di una grave infezione.
Il rischio di trasmissione dell’infezione al feto è di circa il 40% ed è meno probabile che questa si trasmetta al nascituro all’inizio della gravidanza, ma la forma primaria come abbiamo visto è tendenzialmente quella più pericolosa (anche per la donna stessa). Viceversa un’infezione a gravidanza inoltrata è più probabile, ma generalmente mostra conseguenze meno gravi.
L’infezione da Toxoplasmosi può essere trattata durante la gravidanza tramite l’assunzione di antibiotici e più precoce è la sua identificazione maggiore è la possibilità di prevenire la trasmissione al feto. In caso di infezione il trattamento riduce le complicanze e rende la malattia meno grave, mentre il neonato può essere curato fin dai primi mesi di vita.
Per tutte queste ragioni il Toxo test è un esame fondamentale da eseguire a inizio gravidanza ed è uno dei primi a essere prescritto. Esso va eseguito durante il primo controllo dopo aver scoperto di essere incinta e possibilmente entro la tredicesima settimana di gravidanza.
Il Toxo test è un esame che si avvale dell’analisi di un campione di sangue materno per l’individuazione della presenza degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario. Grazie a questo test è possibile classificare le donne che lo eseguono in tre diverse categorie: “protetta”, “suscettibile”, “a rischio”.
Gli esiti del Toxo test sono misurati sulla presenza delle immunoglobuline G (igG) e di quelle M (igM) prodotte dall’organismo a seguito dell’infezione. Le IgM vengono prodotte nella prima fase dell’infezione (quella più pericolosa), mentre le IgG nella fase successiva, quella meno rischiosa.
Il Toxo test, quindi, consente di verificare non solo la presenza degli anticorpi, ma anche di quale tipo, permettendo di capire se la donna è completamente protetta (perché guarita da infezione precedente la gravidanza) o meno. In base a questi risultati si può stabilire la cura da seguire.
Se l’esito del Toxo test è negativo significa che le IgG e le IgM sono assenti. Questo significa sia che la donna non è infetta, ma anche che non è protetta dal rischio di infezione. Per questo motivo in questi casi il test va ripetuto ogni 4-6 settimane per monitorare che la negatività persista. Può inoltre capitare che il Toxo test restituisca un risultato positivo per le IgG e negativo per le IgM, in questi casi la donna è immune alla toxoplasmosi.
La presenza di IgG e IgM indica la presenza di questi anticorpi e quindi che l’infezione è in atto o avvenuta negli ultimi mesi. In questi casi la situazione va approfondita con test sierologici più specifici per la conferma della diagnosi e per impostare la terapia più adeguata. Questi prevedono test diagnostici diretti e indiretti. Nei primi rientrano la coltura cellulare e l’amplificazione del genoma (PCR), mentre nei secondi l’immunofluorescenza indiretta, l’IFA, l’immunoassorbimento per gli IgM, il test di avidità per le IgG (utile per datare l’inizio dell’infezione) e il Western-blot.
È consigliato sempre eseguire due esami sierologici a distanza di tre settimane l’uno dall’altro. Può anche verificarsi il caso per cui le IgG sono assenti mentre son presenti le IgM; questo indica che l’infezione è in fase iniziale, motivo per cui il test va ripetuto ogni 30-40 giorni fino al momento del parto.
La positività al Toxo test non è una diagnosi di Toxoplasmosi in quanto la presenza degli anticorpi IgM e IgG può indicare anche una rosolia o un’infezione da Citomegalovirus.
In caso di infezione da Toxoplasmosi in gravidanza è fondamentale seguire le indicazioni del proprio medico sia per quel che riguarda il trattamento da seguire che per i controlli cui sottoporsi con maggiore frequenza e regolarità.
Parallelamente esistono diversi esami e controlli che è possibile effettuare per verificare se il bambino è stato infettato o meno. È possibile eseguire un esame del liquido amniotico (tramite amniocentesi) o rilevare dall’ecografia la presenza di segni e malformazioni. Inoltre dopo la nascita è possibile eseguire un esame del sangue direttamente del bambino.
Non esiste un vaccino contro la Toxoplasmosi che assicuri una prevenzione assoluta, ma è possibile mettere in atto, specialmente in gravidanza, una serie di attenzioni che riducano sensibilmente il rischio di infezione. Queste vanno dal non mangiare carne cruda o poco cotta e non assaggiare quella in fase di cottura, così come è utile anche lavare frutta e ortaggi freschi, preferibilmente sfregandoli sotto l’acqua corrente prima del loro consumo.
Parallelamente va posta attenzione alla pulizia delle stoviglie, dei taglieri e del piano di lavoro della cucina utilizzando acqua calda e sapone dopo che questi sono entrati a contatto con cibi crudi.
Va posta attenzione anche agli animali randagi (più che a quelli domestici che vengono alimentati con prodotti sicuri e la cui lettiera è cambiata quotidianamente) e ai lavori di giardinaggio che espone al contatto con terriccio potenzialmente infetto.
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