
Lo streptococco del gruppo B è un batterio che colonizza quasi il 30% delle donne incinte: come si manifesta, quali sono i possibili rischi e le t...
Il tampone rettale è un esame diagnostico che rileva la presenza di eventuali infezioni batteriche, come quella da Streptococco di gruppo B. Ecco come e quando si esegue.
Il tampone rettale viene eseguito, in gravidanza e non solo, per individuare la presenza di eventuali batteri nocivi nelle feci, che potrebbero essere causa di infezioni potenzialmente letali. Tra queste, l’infezione neonatale da Streptococco beta-emolitico di gruppo B, che può avere conseguenze severe per il bambino.
Questo microorganismo si annida nel tratto gastrointestinale o genitale della futura mamma e può essere presente in forma sintomatica o meno. Lo Streptococco B è la causa dell’80% delle sepsi neonatali. La trasmissione dell’infezione dalla madre al figlio avviene di solito durante il travaglio o il parto.
L’infezione può manifestarsi entro 20 ore dalla nascita, oppure successivamente, dal settimo giorno fino al terzo mese di vita. A essere più colpiti sono i bimbi nati prematuri. In alcuni casi, le infezioni possono avere gravi complicazioni, potenzialmente anche mortali. Per questo è molto importante diagnosticare precocemente la presenza dello Streptococco B nella madre tramite un tampone rettale.
Se questo esame dovesse evidenziare la presenza del batterio, è possibile trattare l’infezione con terapie antibiotiche adeguate e sicure per il nascituro.
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La procedura prevede l’impiego di un tampone sterile (simile a un cotton fioc) per la raccolta di materiale biologico. Viene normalmente svolta sia in sede ospedaliera, sia in ambulatori privati. L’esecuzione dell’esame è piuttosto semplice: viene fatta sdraiare la paziente su di un fianco e viene inserito il bastoncino sterile nell’ano, a una profondità di circa 2-4 centimetri, dove si strofina e ruota con delicatezza per almeno 30 secondi per fare in modo che il materiale fecale aderisca alla parte cotonata.
Una volta estratto, il tampone viene immerso nella sua provetta contenente anche un terreno di trasporto. Nella maggior parte dei casi, i pazienti non avvertono né fastidio né dolore durante l’esecuzione del tampone.
In vista dell’esame è opportuno evitare pratiche che possano falsare i risultati, come i clisteri o il lavaggio interno, facendo attenzione anche con quello esterno. Non ci sono invece limitazioni alla minzione o raccomandazioni particolari sull’alimentazione da seguire prima del tampone rettale.
Durante la gravidanza, le future mamme vengono sottoposte a tampone rettale per la ricerca specifica dello Streptococco di gruppo B tra la 36esima e la 37esima settimana. Oltre al tampone rettale, e sempre allo stesso scopo, verrà eseguito anche un tampone vaginale.
La procedura che prevede il prelievo del materiale biologico, mediante i tamponi, avviene nel corso di una visita ginecologica di controllo.
I risultati del test per la ricerca dei microrganismi batterici presenti nelle feci sono in genere disponibili entro pochi giorni. In caso di positività allo Streptococco di gruppo B, sono necessarie terapie a base di antibiotici per la futura mamma, per prevenire l’infezione nel bambino. A volte, la donna in gravidanza può anche non accorgersi di essere a sua volta portatrice dell’infezione.
Durante il travaglio, almeno quattro ore prima del parto, verranno somministrati alla futura mamma antibiotici per via endovenosa, che ridurranno il rischio del bambino di sviluppare un’infezione.
In linea di massima, non è necessaria la terapia antibiotica nel caso di un taglio cesareo programmato, ma sottoporsi a un tampone rettale per l’individuazione del batterio è comunque importante poiché il travaglio potrebbe iniziare naturalmente, prima della data stabilita per il parto cesareo.
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