
Si possono fare radiografie in gravidanza e altri esami e trattamenti a base di radiazioni? Ecco perchè spesso sono sconsigliate e quali sono le b...
Un esame molto utile per individuare diverse malattie ma che, utilizzando sostanze radioattive, solleva timori se prescritto in gravidanza: proviamo a fare chiarezza.
Tra questi la scintigrafia è utilizzata per le indagini sulla tiroide, sui polmoni, sul cuore e sulla circolazione del sangue. Inoltre è un esame molto importante anche per individuare se ci sono cellule tumorali negli organi o nei tessuti lontani da dove ha avuto luogo la metastasi.
Prima di affrontare e approfondire le questioni inerenti all’esecuzione della scintigrafia in gravidanza è utile comprendere meglio in cosa consiste questo esame.
Propriamente quindi la scintigrafia è una particolare radiografia che, tramite iniezione di una sostanza radioattiva, permette di ottenere immagini (sullo schermo della Gamma Camera, lo strumento utilizzato per eseguirla) relative ai diversi organi. La scintigrafia può essere utilizzata sia per diagnosticare una malattia, ma anche per poter avere una valutazione complessiva nel corso del tempo su come quella patologia sta evolvendo.
Dopo un colloquio iniziale tra il medico di medicina nucleare e la paziente, con il quale si cerca di definire la storia clinica che ha giustificato e richiesto questo tipo di esame, si passa alla somministrazione del farmaco radioattivo. La somministrazione avviene attraverso un’iniezione endovenosa e, in alcuni casi, anche per inalazione o via orale.
A questo punto non sempre si può procedere con la scintigrafia vera e propria, in quanto può essere necessario attendere del tempo (alcuni minuti o anche qualche ora) prima di iniziare. La variabilità temporale dipende dal tipo di organo sul quale si deve effettuare l’indagine. Per alcuni tipi di scintigrafia, inoltre, è necessario eseguire prima una prova da sforzo (sul tapis roulant o sulla cyclette) e poi iniettare il farmaco.
La fase successiva consiste nel far sdraiare la paziente su un lettino e di posizionare il rilevatore nella parte del corpo interessata. Lo strumento emette delle radiazioni che, in risposta a quelle presenti nella sostanza iniettata nell’organismo, permette di ottenere le informazioni per cui si è richiesto questo tipo di esame. Il risultato dell’esame deve sempre essere valutato dal medico, contestualizzando l’esito nella storia clinica di ogni paziente.
Come abbiamo anticipato, sono diversi i campi di applicazione che possono portare a richiedere una scintigrafia. Si tratta di un esame prescritto quando c’è un reale sospetto di malfunzionamento di un organo o della presenza di un tumore. La scintigrafia, infatti, permette di valutare la forma e la grandezza degli organi, ma anche la presenza delle lesioni più piccole (stabilendo con precisione anche la posizione) che gli altri esami diagnostici non sono in grado di rilevare.
La scintigrafia può essere prescritta per esaminare la circolazione sanguigna centrale, del cuore, o periferica, delle arterie e delle vene. In altri casi viene richiesta per studiare le ghiandole endocrine, come il surrene, la tiroide o il pancreas, per individuare la presenza di tumori.
Dopo aver approfondito e compreso sia cos’è la scintigrafia, ma anche perché è così importante, è doveroso affrontare la questione dell’esecuzione di tale esame nelle donne in gravidanza.
La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia afferma che “Tra le indagini strumentali solo la scintigrafia è controindicata in gravidanza”. Questa è un la posizione più diffusa, tanto che molti medici spesso prescrivono con enorme difficoltà alle donne in gravidanza l’esecuzione della scintigrafia. Questo per il timore delle conseguenze che le radiazioni possono avere sul feto.
È bene però introdurre alcuni elementi che possono essere determinanti nella valutazione dell’appropriatezza di questo esame anche durante la gravidanza.
Il cuore della questione, come in qualsiasi altro esame (ma anche intervento) medico, è quello del rapporto tra rischi e benefici. Questi vengono pesati su un’ipotetica bilancia e in base a quali pesano di più si conclude se vale la pena sostenere l’esame (o l’intervento).
Gli studi condotti sull’opportunità di eseguire la scintigrafia in gravidanza sottolineano come siano diversi i rischi legati allo svolgimento di questo esame. Quelli più gravi riguardano probabili malformazioni al feto, la morte fetale o l’aumento del rischio che in età avanzata si sviluppi un cancro.
Allo stesso tempo è stato individuato come tali rischi non siano sempre i medesimi nel corso della gravidanza. Essi non sono sempre gli stessi e per molti aspetti diminuiscono nel corso dei mesi. Per esempio nel terzo trimestre di gravidanza è molto minore la probabilità che tali rischi si manifestino.
Questo anche perché c’è la possibilità di regolare con maggiore precisione le dosi di farmaco (e quindi di radiazioni) cui sottoporre la donna. Inoltre con l’approfondimento di questi studi sono stati elaborati standard di riferimento e linee guida che riducono ulteriormente i rischi associati alla scintigrafia in gravidanza. Per questo non è azzardato concludere che molto spesso i benefici superano i rischi.
Va ricordato come il rapporto tra rischi e benefici va valutato insieme al proprio medico e non esiste una legge univoca che stabilisca l’esito di questa equazione. È utile sottolineare come i livelli di radiazione siano sempre molto bassi: per questo sono poco pericolosi sia per la madre che per il feto.
Ogni esame che si avvalga delle radiazioni inevitabilmente comporta dei rischi. Inoltre ognuno di noi è quotidianamente esposto a delle radiazioni di fondo (come quelle presenti in natura). Questo non significa che le radiazioni non debbano essere gestite attentamente, ma che non esiste ambiente nel quale non possiamo essere esposti a queste emissioni.
In conclusione è utile ribadire come la conoscenza di un fenomeno e l’evoluzione di una malattia rappresentano benefici da non sottovalutare. Essi sono raggiungibili proprio attraverso una scintigrafia in gravidanza e, nella libera valutazione personale supportata da quella del proprio medico, essa può essere un esame molto prezioso per poter gestire al meglio tante patologie.
Che, altrimenti, rischierebbero di rimanere sconosciute e per questo pericolose e nocive. Per la madre e per il feto.
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