La salute di una donna in gravidanza merita un’attenzione particolare in quanto influisce sia sul corretto sviluppo del feto che sull’insorgenza di eventuali condizioni che potrebbero essere causa di morbilità (e mortalità) della gestante.

Anche tenendo conto di tutti i cambiamenti che avvengono nell’organismo femminile durante la gestazione, sono diversi i marcatori utilizzati per individuare tempestivamente possibili complicazioni della gravidanza, così da poter intervenire tempestivamente in maniera adeguata.

Uno di questi è quello legato ai valori dei neutrofili in gravidanza, dei particolari globuli bianchi che solitamente aumentano come risposta dell’organismo in presenza di un’infezione.

Cosa sono i neutrofili?

Il Manuale MSD spiega che i neutrofili sono un tipo di globuli bianchi che aiutano l’organismo a contrastare le infezioni e a guarire le lesioni. Fanno parte del sistema immunitario innato e sono la prima linea di difesa durante un’infezione.

Le principali condizioni responsabili del loro aumento sono le infezioni, le lesioni, i disturbi infiammatori, alcune leucemie e l’assunzione di alcuni farmaci.

Di per sé, l’aumento dei neutrofili è il segnale che l’organismo ha attivato la fisiologica reazione a un problema sottostante, ma per le donne in gravidanza è proprio quel disturbo che può risultare critico e che pertanto i livelli alti o bassi di neutrofili possono essere considerati come degli utili indicatori.

L’esame per i neutrofili in gravidanza

Esame-neutrofili-in-gravidanza
Fonte: iStock

Uno studio pubblicato sul Journal of Laboratory and Precision Medicine spiega come il rapporto neutrofili e linfociti (un’altra tipologia di globuli bianchi) può essere utile dal punto di vista clinico come indicatore di diverse complicazioni della gravidanza tra cui la preeclampsia, il diabete gestazionale, l’iperemesi gravidica, il parto pretermine e la gravidanza ectopica.

Lo studio pubblicato dal BMC Pregnancy and Childbirth aggiunge anche la correlazione tra aumento dei neutrofili in gravidanza soprattutto nelle prime fasi (prima della settima settimana di gestazione) e placenta previa, oligoidramnios, inerzia uterina secondaria e restrizione della crescita intrauterina.

Per comprendere il ruolo dei neutrofili in gravidanza è importante riportare quanto spiegato in questo studio, ovvero che la gestazione comporta uno stato immunologico complesso che richiede un equilibrio tra tolleranza e immunosoppressione per consentire la crescita del feto, mantenendo allo stesso tempo un meccanismo di difesa efficace in grado di proteggere l’organismo della gestante dalle infezioni.

Bisogna infatti ricordare che tecnicamente il feto è geneticamente diverso dall’organismo femminile all’interno del quale si trova e che questo non deve essere considerato estraneo dal sistema immunitario che, altrimenti, lo tratterebbe come un agente patogeno da contrastare. Durante la gravidanza si sviluppano particolari meccanismi che non solo tollerano il feto, ma ne favoriscono anche lo sviluppo.

L’attenzione ai neutrofili in gravidanza, precisa lo studio della British Society of Immunology, è motivata dal controverso ruolo svolto da queste cellule. Da una parte, infatti, svolgono un ruolo fondamentale per il mantenimento della tolleranza materno-fetale e per la regolazione del corretto sviluppo della placenta, ma allo stesso tempo possono contribuire alle complicazioni della gravidanza.

In questa complessa attività è interessante riportare anche quanto evidenziato dallo studio del Journal of Immunology che spiega come la caratterizzazione funzionale e fenotipica dei neutrofili del sangue periferico ha evidenziato neutrofili più maturi e reattivi nelle donne giovani e un aumento dei neutrofili simili a quelli immaturi nelle donne in gravidanza.

Neutrofili alti in gravidanza: cause e significato

L’aumento dei neutrofili in gravidanza non è necessariamente il segno di un problema. Durante la gestazione, infatti, specialmente verso la sua fine e durante il travaglio, si ha un aumento del numero dei globuli bianchi. Ed è il motivo per cui alcuni studi considerano la gravidanza come associata a una neutrofilia lieve.

C’è anche un aumento della quantità di neutrofili nel liquido amniotico associato all’avanzare dell’età gestazionale. Il motivo potrebbe (molti meccanismi non sono ancora del tutto noti) essere riconducibili al fatto che la loro presenza garantisce una protezione contro qualsiasi patogeno invasore in un ambiente come quello uterino molto sterile.

Bisogna anche considerare come i processi fisiologici che portano al travaglio a termine, al rimodellamento cervicale, alla contrattilità uterina e alla rottura della membrana fetale sono regolati da diversi mediatori, tra cui le prostaglandine, che sono tutti prodotti dai neutrofili.

A essere responsabili dell’aumento dei neutrofili possono essere anche l’intenso esercizio fisico, un’infezione, un’infiammazione, un’ustione, un trauma, un’intossicazione e lo stress.

Parallelamente, uno studio pubblicato su Nature ha dimostrato che le donne in gravidanza con conteggi di leucociti, neutrofili e monociti più elevati nel primo trimestre avevano un rischio maggiore di disturbi ipertensivi lievi e gravi.

Neutrofili bassi in gravidanza: rischi e possibili cause

La condizione di neutropenia, ovvero di neutrofili bassi, è spesso asintomatica e la si scopre solamente quando si effettua un approfondimento diagnostico. Le cause sono da individuare in una distruzione o un rapido consumo dei neutrofili o in una loro ridotta produzione da parte del midollo osseo.

Questo può avvenire in presenza di infezioni batteriche, malattie allergiche, terapie farmacologiche (come quelle per l’ipertiroidismo), influenza o carenza di vitamina B12.

Quando rivolgersi al medico?

I livelli di neutrofili vengono rilevati durante uno degli esami del sangue di routine eseguiti in gravidanza, l’emocromo completo. Questo esame fa parte degli esami preconcezionali gratuiti e di quelli erogati dal Servizio Sanitario Nazionale durante le settimane di gestazione.

Il referto delle analisi del sangue in gravidanza deve essere sempre sottoposto all’attenzione del medico e non è mai il singolo valore a dover preoccupare.

In presenza di neutrofili alti o bassi in gravidanza, infatti, non è il valore in sé che va controllato e gestito ma l’eventuale condizione sottostante che deve essere accertata tramite altri approfondimenti. In presenza di qualsiasi sintomo o disturbo, invece, il ricorso al medico è sempre necessario per comprenderne l’entità e le conseguenze.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Non ci sono ancora voti.
Attendere prego...

Categorie

  • Esami in gravidanza