Ecografia di accrescimento fetale: ecco come sta crescendo il bambino

Tra le visite da svolgere durante la gravidanza l'ecografia di accrescimento consente di ottenere misurazioni (biometria) del bambino e la valutazione della sua crescita. Scopriamo quando va fatta e quali sono i risultati di questo esame.

Il periodo della gravidanza è caratterizzato, specialmente nelle prime settimane, da un insieme di visite, esami, test e controlli cui la donna si sottopone per verificare che tutto stia procedendo correttamente e non ci siano elementi o condizioni da monitorare e che possano condizionare negativamente l’esito della gravidanza. Nell’insieme di questi controllo le ecografie fetali sono uno degli appuntamenti che, di routine, scandiscono il passare dei trimestri.

Durante il primo trimestre, infatti, si esegue la cosiddetta ecografia ostetrica, mentre nel secondo si programma l’ecografia morfologica e nel terzo l’ecografia di accrescimento fetale. Un appuntamento molto importante perché consente, a ridosso del parto, di controllare, come dice il nome stesso, la crescita del feto e il suo benessere.

Cos’è l’ecografia di accrescimento fetale?

L’ecografia di accrescimento fetale è un’ecografia addominale che, avvalendosi di una particolare sonda a ultrasuoni, consente di ottenere un’immagine dettagliata dell’interno dell’utero e in questo modo ricavare diverse misurazioni (biometria) del feto. Lo scopo di questa ecografia è quello di valutare la crescita complessiva del feto calcolando il peso e la lunghezza generale e le misurazioni dei singoli distretti (testa, arti e addome).

In questo modo lo specialista può valutare se lo sviluppo del bambino sia procedendo regolarmente in riferimenti ai percentili di crescita. L’accrescimento del feto, infatti, procede (seppur con differenze in base all’epoca gestazionale) in maniera piuttosto regolare e le misurazioni ottenute da questa ecografia vengono valutate in rapporto all’epoca gestazionale. Questa valutazione, infatti, viene effettuata nel corso della prima ecografia ostetrica e le successive ecografie non ricalcolano l’età gestazionale ma analizzano i dati emersi in rapporto alla settimana di gestazione.

La datazione dell’epoca gestazionale (che va calcolata sulla data certa dell’ultima mestruazione e dall’ecografia svolta entro la ventiduesima settimana di gravidanza) è fondamentale per distinguere cambiamenti di crescita fisiologici (come quelli legati a una costituzione più robusta del bambino) o associati a disturbi che possono rappresentare un indicatore di ritardi di crescita o comportare il ricorso a un parto pretermine.

Quando si parla dell’ecografia di accrescimento fetale è importante distinguere tra dimensioni e crescita. Quest’ultima, infatti, è l’effetto di un processo dinamico e variabile condizionato da fattori genetici ma anche placentari, materni ed estrinseci. Questa precisazione è indispensabile per comprendere come l’ecografia di accrescimento consenta di valutare tutte quelle condizioni che aumentano la morbilità perinatale come un feto piccolo o grande rispetto all’epoca gestazionale.

Attraverso questo esame ecografico vengono valutati diversi parametri biometrici fetali come il diametro biparietale, la circonferenza della testa, la lunghezza della diafisi del femore e la circonferenza addominale. Grazie a questi dati vengono stimati il peso fetale ed effettuare una diagnosi dei disturbi della crescita del feto come la restrizione della crescita intrauterina o una macrosomia fetale; entrambe condizioni che possono avere diversi esiti avversi tanto per il bambino quanto per la madre.

Oltre ai dati biometrici questa ecografia permette di monitorare i movimenti fetali, la respirazione, la quantità di liquido amniotico, l’inserzione placentare, la frequenza cardiaca, la lunghezza della cervice e la presenza e la posizione di eventuali fibromi uterini. Inoltre se associata a una flussimetria doppler si possono ottenere informazioni sulla circolazione del sangue, sullo stato della placenta, sul corretto nutrimento del feto e sull’assenza di complicazioni.

Tramite questa ecografia è possibile anche identificare diverse anomalie strutturali congenite che non è stato possibile individuare nelle precedenti ecografie o che, per la loro natura evolutiva, si manifestano solamente nel terzo trimestre di gestazione.

Nonostante sia eseguita dopo quella morfologica l’ecografia di accrescimento fetale svolta nel terzo trimestre non è esente da limiti strutturali che non consentono, come invece avviene per l’ecografia del secondo trimestre, di valutare dettagliatamente la morfologia del feto. Questo perché la maggiore quantità di liquido amniotico e l’aumento delle dimensioni del feto e il conseguente ridotto spazio di movimento non consentono una valutazione approfondita sotto questo punto di vista.

Ecografia di accrescimento: quando si fa?

Rispettando il calendario dei controlli della gravidanza l’ecografia di accrescimento del feto viene eseguita nel corso del terzo trimestre tra la trentesima e la trentaquattresima settimana di gestazione. A differenza delle precedenti ecografie quella di accrescimento non è più offerta gratuitamente ma solamente nelle gravidanze in cui il medico identifica una patologia a carico della donna o del feto per cui è necessario il ricorso a un esame di questo tipo.

L’ecografia di accrescimento fetale può infatti essere prescritta in caso di cambiamenti nei movimenti fetali, per controllare la posizione podalica (che comporterebbe il ricorso al parto cesareo), in caso di gravidanza multipla o come controllo nelle donne con diabete gestazionale, problemi di pressione alta, malattie materne che potrebbe interessare anche il feto o in caso di perdite ematiche vaginali, sospetto di anomalie del liquido amniotico e gravidanza protratta.

Risultati e valori dell’ecografia di accrescimento

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Fonte: iStock

L’ecografia di accrescimento offre un insieme di dati e informazioni che solamente il ginecologo specialista che l’ha eseguita e il proprio medico di riferimento possono leggere e valutare e contestualizzare. Come anticipato, infatti, i dati e le misurazioni che emergono da questa ecografia vanno analizzati in riferimento all’epoca gestazionale.

Per quel che riguarda il peso questo aumenta lentamente fino alla sedicesima settimana di gravidanza (indicativamente di 10 grammi a settimana) per poi accelerare fino alla ventisettesima settimana (con un incremento di circa 85 grammi a settimana) raggiungere l’aumento massimo fino alla trentaseiesima settimana (200 grammi a settimana) e poi decelerare fino al parto (70 grammi a settimana).

La misurazione del femore e dell’omero, invece, restituiscono informazioni sulla crescita delle ossa lunghe permettendo di valutare eventuali forme di nanismo.

Ecografia accrescimento fetale: costi e preparazione

Come anticipato l’ecografia di accrescimento fetale è a carico della donna che vi si sottopone (salvo nei casi di patologia fetale, materna o a carico delle tube o dell’ovaio come indicato nell’Allegato A del DPCM 12 gennaio 2017). Il costo per un esame di questo tipo varia dai 50€ ai 150€ in base alla struttura dove viene eseguito e anche alla località dove ci si trova. Il consiglio è quello di farsi indirizzare dal proprio ginecologo che, conoscendo le strutture presenti in zona, sa suggerire quelle migliori e più indicate.

Per sottoporsi all’ecografia di accrescimento fetale non è necessario alcun tipo di preparazione e al momento della visita la donna viene invitata a sdraiarsi sul lettino in posizione supina e il ginecologo applica sull’addome una piccola quantità di gel con il quale favorire il movimento della sonda per la visualizzazione delle immagini.

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