Il test di gravidanza è lo strumento con il quale, autonomamente, si conferma o meno l’inizio di una gestazione. In presenza di un test positivo si è soliti raccomandare una prima visita ginecologica. Qui il medico può egli stesso eseguire una prima ecografia e/o indicare gli esami cui sottoporsi (esami del sangue, esami delle urine, eccetera).

Ma cosa si vede da un’ecografia svolta nelle primissime settimane di gestazione? A cosa serve? Quando è indicata? Parliamo degli echi embrionali.

Cosa sono gli echi embrionali?

Gli echi embrionali altro non sono che la risposta ottenuta dall’ecografo durante l’ecografia. Come spiegato dal National Institute of Biomedical Imaging and Bioengineering l’ecografia, la tecnica diagnostica non invasiva utilizzata per acquisire immagini dell’interno del corpo, utilizza un trasduttore che emette ondo sonore. Le risposte ottenute dalle onde emesse vengono chiamate “echi”.

Questo perché l’ecografia si basa sulle capacità dei tessuti di generare echi riflessi quando sono attraversati dagli ultrasuoni. Grazie a questi echi è possibile generare delle immagini. I materiali cristallini ceramici presenti nei trasduttori ecografici hanno la capacità di produrre onde sonore quando viene applicato un campo elettrico e, al contrario, produrre un campo elettrico quando vengono colpiti da un’onda sonora. Gli echi che il trasduttore riceve vengono inviati al computer che, analizzando la velocità dell’onda e il tempo di ritorno di ciascun eco, calcola la distanza dal trasduttore al confine dell’elemento analizzato. In questo modo si riesce a ottenere l’immagine all’interno dell’organismo, in questo caso all’interno dell’utero.

Di routine la prima ecografia viene effettuata prima della dodicesima settimana di gravidanza (primo trimestre), ma è solo dopo l’ottava settimana che, spiega il Manuale MSD, l’embrione viene considerato feto.

Illustrando i principi di base degli ultrasuoni impiegati per l’acquisizione delle immagini nelle ecografie, l’Ultrasound Guide for Emergency Physicians spiega come esistano diverse modalità con cui possano essere mostrati i dati ecografici. Tra queste c’è la cosiddetta modalità B, o modalità luminosa, che fornisce informazioni strutturali utilizzando diverse luminosità (diverse tonalità di grigio) in un’immagine bidimensionale. In base alla tecnica di scansione utilizzata, l’ecografia B-Mode può essere statica o dinamica (real-time), ottenendo in quest’ultimo caso una rappresentazione continua in tempo reale.

La luminosità viene determinata in base all’ampiezza degli echi embrionali di ritorno. Si può, quindi, avere un’area più luminosa rispetto ai tessuti circostanti (area iperecogena o ecogenica), con pochissimi echi e risulta più scura (ipoecogena) o completamente nera (detta anecoica o ecolucente) che indica la totale assenza di onde sonore di ritorno.

È, per esempio, quanto accade anche nella formazione anecogena nell’ovaio che indica un’area di vuoto acustico che nel referto dell’ecografia appare come una zona di colore grigio scuro o nera.

Quando si iniziano a vedere?

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Fonte: iStock

Le Linee Guida per l’esecuzione dell’ecografia fetale del primo trimestre dell’International Society of Ultrasound in Obstetrics & Gynecology (ISUOG) riferiscono come “l’embrione diviene visibile all’ecografia quando raggiunge le dimensioni di 1-2 mm”. Questa dimensione viene raggiunta dall’embrione entro la quinta settimana di gestazione.

È il periodo nel quale con un’ecografia endovaginale è possibile visualizzare la camera gestazionale.

Cosa succede se all’ecografia si manifestano?

La presenza degli echi embrionali è quindi l’elemento che consente di confermare la presenza della gravidanza e prevedere una prima datazione molto importante dalla quale dipenderanno la data presunta del parto e il calendario delle visite.

Oltre a “vedere” l’embrione, tramite gli echi embrionali è anche possibile ascoltare il battito cardiaco. Questo, spiega il portale Radiopaedia, è udibile con gli ultrasuoni transvaginali già a partire da 34 giorni di gestazione (poco meno di 6 settimane). Tanto la risposta grafica quanto quella sonora consente di valutare e datare l’inizio della gravidanza ed escludere la morte embrionale.

Le linee guida raccomandano di eseguire la prima ecografia, che non espone al rischio di radiazioni ionizzanti, tra l’undicesima e la tredicesima settimana di gestazione in quanto è il periodo nel quale si riescono a ottenere le informazioni più importanti come la conferma che la gravidanza sia in normale evoluzione, determinare il numero dei feti e, laddove necessario, studiare l’anatomia del feto calcolando il rischio per le aneuploidie.

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