
In alcune specifiche circostanze (non sempre) il monitoraggio de battito fetale e dell'attività contrattile dell'utero si rivela indispensabile pe...
Non è tra quelli di routine, ma è un esame cui si ricorre in casi particolari per diagnosticare precocemente anomalie cardiache del feto così da predisporre tempestivamente la migliore cura possibile.
Per farlo è però necessario riconoscere tempestivamente la loro presenza in quanto diverse cardiopatie congenite richiedono un trattamento già nelle prime ore dopo la nascita. A questo scopo esiste l’ecocardiografia fetale che consente un’indagine strumentale dettagliata per una diagnosi completa della maggior parte delle cardiopatie congenite.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) definisce l’ecocardiografia fetale come un esame, svolto da medici esperti in cardiologia fetale e pediatrica, volto a studiare l’aspetto e il funzionamento del cuore durante la gravidanza.
È quindi un esame diagnostico prenatale che utilizza gli ultrasuoni come in una normale ecografia transaddominale. Si tratta di un esame sicuro sia per il feto che per la gestante, non invasivo (le apparecchiature richiedono solamente un contatto superficiale sull’addome materno) e non richiede una preparazione specifica.
Scopo dell’ecocardiografia fetale è quello di analizzare la struttura del cuore, il flusso sanguigno al suo interno e all’interno dei grossi vasi e il flusso di sangue nei vasi che attraversano il cordone ombelicale.
Lo studio dei flussi sanguigni si basa sul color doppler che, tramite le immagini a colori, consente di identificare eventuali anomalie.
L’ecocardiografia fetale non rientra tra gli esami di routine da fare in gravidanza. Viene eseguito solamente quando si sospettano dei rischi cardiaci per il feto. Partendo dalle informazioni fornite dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS è possibile distinguere tra condizioni materne e condizioni fetali che giustificano il ricorso a questo esame.
Tra le condizioni materne ci sono la familiarità con le cardiopatie congenite, la presenza di malattie autoimmuni o ereditarie che aumentano il rischio di malformazioni cardiache e il diabete. Possibili condizioni fetali, invece, sono la translucenza nucale aumentata nel primo trimestre, ritardi nella crescita nel secondo trimestre, una gravidanza gemellare monocoriale, l’idrope fetale e la presenza di aritmie nel battito cardiaco.
Si può valutare l’esecuzione dell’esame anche nel caso di assunzione di farmaci teratogeni o di alterazioni cromosomiche del feto.
L’ecocardiografia fetale è possibile effettuarla a partire dalla diciottesima settimana di gestazione, ma i risultati migliori si ottengono tra la ventiduesima e la ventiseiesima settimana di gravidanza.
In alcune specifiche circostanze (non sempre) il monitoraggio de battito fetale e dell'attività contrattile dell'utero si rivela indispensabile pe...
La Società Italiana di Ecocardiografia e CardioVascular Imaging (SIECVI) spiega che l’ecocardiografia sul feto utilizza tutte le tecniche disponibili per un esame ecocardiografico transtoracico. Si inizia con un approccio ecocardiografico che prevede lo studio bidimensionale del cuore per poi ottenere delle proiezioni utili a identificarne le strutture anatomiche.
La fase successiva prevede lo studio funzionale dei tessuti ematici per analizzare i flussi all’interno del cuore, nei grossi vasi e quello artero-venoso nel cordone ombelicale.
Successivamente si analizzano le connessioni tra le varie strutture cardiache, se ne studiano le caratteristiche morfologiche e si effettua una valutazione della funzione cardiaca fetale. L’esame prevede anche misurazioni monodimensionali contestualizzate all’epoca gestazionale e confrontate con le tabelle di riferimento.
A incidere sull’esito dell’ecocardiografia fetale ci sono diversi fattori. La posizione del feto, per esempio, così come la quantità di liquido amniotico o un eccessivo peso della gestante possono non consentire una visualizzazione chiara del cuore del feto.
C’è anche da considerare che ci sono malattie che si sviluppano successivamente il periodo di riferimento in cui si effettua l’esame, che i difetti muscolari del setto interventricolare non sono ben visibili agli ultrasuoni e, ancora, esistono cardiopatie congenite rilevabili solamente dopo la nascita in quanto la circolazione fetale è diversa da quella del neonato.
L’esame, spiega il portale MedlinePlus, può non rilevale problemi al cuore o restituire risultati anormali riconducibili a una cardiopatia congenita, delle aritmie (disturbi del ritmo cardiaco) o un problema al funzionamento del cuore. In questi casi può essere necessario ripetere il test o procedere con ulteriori approfondimenti spesso invasivi come il cateterismo cardiaco o l’eco transesofageo.
Il referto dell’esame viene esaminato dal medico che lo ha effettuato e, a seconda del risultato, valuterà gli step successivi da seguire anche per quel che riguarda l’eventuale trattamento farmacologico o chirurgico.
L’ecocardiografia fetale va effettuata presso laboratori di ecocardiografia di 3° livello ed eseguita da operatori esperti. Nelle strutture private il costo varia tra i 120€ e i 250€ a seconda della città e della struttura.
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