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Quando aspetti un bambino ti dicono tante cose, a volte anche inutili o controproducenti. Eppure, ci sono almeno 6 cose che avrei voluto sapere prima di diventare mamma
Quando aspetti il tuo primo figlio, sembra che l’intera umanità senta all’improvviso il bisogno di somministrare consigli, avvertimenti e perle di saggezza. Eppure, nella marea di chiacchiere da cui mi sono ritrovata sommersa quando è toccata a me, mancavano alcune cose. Le sei cose che avrei voluto sapere prima di diventare mamma.
Avrei conosciuto me stessa meglio che mai. Questa è la prima, e la più importante, delle cose che avrei voluto sapere prima di diventare mamma. Avrei voluto sentirmi dire che la maternità rivela la tua natura più di qualsiasi altra esperienza umana. Che ti spalanca lo sguardo sugli abissi e sulle creste della tua personalità, che fa venire al pettine tutti i tuoi nodi interiori. Esalta alcune delle tue qualità ed esacerba certe debolezze.
Risveglia mostri che dormivano nella tua testa e mette in fuga fantasmi con cui combattevi da anni, ti pone di fronte paure inedite e ti obbliga a superarne molte altre. Ti dice chi sei davvero, nel bene e nel male.
Non è una cosa che ti dicono, chissà perché. Forse perché è necessario mantenere l’aura idilliaca di perfezione e struggimento intorno al concetto di maternità, e anche solo ammettere che possano esserci momenti molto duri rischierebbe di infrangere ogni retorica. Ma sarebbe stato molto utile saperlo, prima di diventare mamma: i momenti difficili, in qualche modo, passano.
Le pozze di oscurità si dileguano, le energie si recuperano, gli equilibri, per quanto sempre precari e temporanei, alla fine si ristabiliscono. Si comincia con le doglie del parto, e si va avanti così, suppongo, per tutta la vita.
Prima di avere figli ero una di quelle donne convinte di sapere perfettamente che tipo di madre sarei diventata. Poi ho conosciuto Davide, e Flavia dopo di lui. E su molte, moltissime cose, mi ritrovo a essere molto diversa da quello che mi aspettavo. Non è stato facile, per me, accettare questa cosa. Ho faticato e sofferto per “concedermi” di seguire l’istinto e assecondare una natura che non sapevo di avere. Ma è stato salvifico, per me e per i miei figli.
E non mi riferisco solo al cambiare pannolini immondi e al passare mesi interi senza quasi dormire. Parlo del fatto che riuscirai in una cosa tanto innaturale quanto istintiva: mettere il bene di tuo figlio e la sua felicità al di sopra del tuo stesso bene e della tua stessa felicità. Non sempre, certo. Ma ogni tanto lo farai, e sentirai che è giusto così.
Questo proprio non me lo aspettavo, prima di diventare mamma. Sentirsi sole è un paradosso, dal momento che quello con un figlio è di gran lunga il legame più solido che esista. Ma succede eccome, di sentirsi isolate dagli altri.
Di sentirsi incomprese, diverse, talvolta addirittura sbagliate. Chiedere aiuto, rompere l’omertà e l’ipocrisia, essere schiette è forse il modo migliore (l’unico possibile, direi) per uscire dalla solitudine.
Non so bene come si possa spiegare questa cosa a chi non è ancora genitore, ma quello che succede è esattamente questo: il dolore, le paure, la gioia, le emozioni di tuo figlio diventano anche le tue. Vivi il doppio, vivi due volte, nella tua pelle e in quella di tuo figlio. Il che, a pensarci bene, è un privilegio immenso ma anche una sonora fregatura. O perlomeno una faticaccia pazzesca.
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