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Dovremmo essere fianco a fianco nella stessa avventura, difficile eppure entusiasmante. Eppure a volte mi pare che i papà abbiano privilegi e fortune che noi mamme ci sogniamo.
Di solito mi piace tanto essere una madre, e in generale sono contenta di essere nata donna, nonostante le sfide che questa condizione ancora comporti. Ci sono però delle circostanze in cui non posso fare a meno di provare una sottile invidia per i genitori maschi che con noi mamme condividono gli onori e gli oneri di questo compito tanto delicato. Ecco, insomma, le 10 cose che da mamma invidio ai papà.
Perché si sa, alle amiche e partenti delle primipare piace, per non so bene quale ragione, terrorizzare le future mamme con racconti splatter sul parto. Come se questo potesse in qualche modo “prepararle”. O come se fosse necessario ricordare a una gestante che partorire è doloroso.
Sui chili presi, su quelli rimasti dopo il parto, sulle smagliature e sulle occhiaie da neo-mamma. Perché se un padre è in sovrappeso nessuno ci fa molto caso, ma se lo è una mamma sono in molti a sentirsi autorizzati a fare osservazioni e dare consigli non richiesti.
O se hanno intenzione di smettere “finalmente” di farlo. D’altro canto, perché mai la gente dovrebbe interessarsi di cosa mangia un bambino non suo? Eppure succede di continuo, ma a essere oggetto di domande invadenti e commenti morbosi sono sempre le madri.
Anzi. Direi che è scontato che un padre si rimetta a lavorare a pochi giorni, o magari a poche ore, dalla nascita di suo figlio. E, viceversa, i rari genitori maschi che decidono di prendere un congedo di paternità vengono additati come strambi, o chiamati “mammi”. Peccato che quando è la madre a riprendere il lavoro poche settimane o pochi mesi dopo il parto, rischi di venire tacciata di essere egoista o irresponsabile, se non addirittura “degenere”.
Corollario del punto precedente: che un padre si assenti da casa per qualche giorno (e in alcuni casi addirittura per mesi) è considerato perfettamente normale e del tutto accettabile. Ma se a partire per lavoro è la mamma, ecco che lo scenario cambia drasticamente e i giudizi si sprecano.
Come se ci fosse qualcosa di straordinario, o di particolarmente encomiabile, in un genitore che si prende cura di suo figlio. E invece, a quanto pare, quello che è del tutto scontato per una madre è ancora considerato quasi un atto eroico se a farlo è il papà. Tanto da meritarsi complimenti ed elogi per “come si occupa del suo bambino”.
È una specie di legge non scritta: alle chat della classe partecipano quasi solo mamme. Come se fosse scontato che siano le madri ad avere più tempo libero, o a doversi occupare di tutto quello che gravita intorno alla scuola.
Peccato che lo stesso, in molti casi, non si possa dire delle mamme, per le quali concedersi un’uscita senza figli resta spesso ancora difficile, o comunque rappresenta una scelta che rischia di essere oggetto di critiche e facile biasimo.
Perché è talmente scontato che anche la madre faccia la propria parte, e a nessuno verrebbe in mente di informarsi in proposito. Non è lo stesso, purtroppo, a parti invertite. Il contributo paterno alla gestione dei bambini non è ancora ovvio, tanto che è del tutto normale che a una mamma vengano fatte domande su quanto il marito o compagno le dia una mano con i figli.
Non avere un perineo, in effetti, a volte può rappresentare un certo vantaggio. Però devo dire che preferisco comunque abitare in un corpo femminile, con i suoi flussi, le sue dinamiche e le sue contraddizioni. Anche se a volte, da mamma, invidio un po’ i papà.
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