C’è un paradosso della genitorialità. È quello spiegato in uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology per il quale gli sforzi dei genitori (sebbene lo studio faccia riferimento esclusivamente a quelli materni) per raggiungere la perfezione nella genitorialità portano non raramente a un aumento dello stress e ad assumere atteggiamenti negativi nei confronti dei figli.

Nonostante si tratti di un fenomeno sul quale possono incidere diverse cause e fattori, è considerato come una conseguenza indesiderata della cosiddetta genitorialità intensiva. È quindi un argomento che nella sua delicatezza e complessità va affrontato e chiarito così da mostrare ai genitori interessati e coinvolti gli strumenti e gli spunti per valutare con maggior consapevolezza il loro ruolo.

Cosa si intende per genitorialità intensiva?

Per genitorialità intensiva si intende, sinteticamente, quell’approccio educativo che concentra le proprie attenzioni e risorse quasi esclusivamente sul benessere dei figli. Questo viene vissuto con una tale rilevanza da sacrificare il proprio e gli altri aspetti della propria vita personale. È doveroso fin da subito chiarire e precisare che altri approcci educativi e “modi di essere genitori” non si caratterizzano per un disinteresse nei confronti dei figli, ma lo gestiscono in maniera diversa dall’esclusività che, invece, distingue la genitorialità intensiva.

In un interessante contributo della professoressa Chiara Sità dell’Università degli Studi di Verona viene spiegato come quello della genitorialità intensiva sia un modello educativo basato sul determinismo parentale. Si tratta sostanzialmente dell’idea che ciò che un genitore fa (o non fa) per il figlio soprattutto nei primi anni di vita, abbia conseguenze di cui i genitori sono responsabili.

Le caratteristiche e i principi

Volendo sintetizzare e schematizzare in cosa consiste l’approccio della genitorialità intensiva possiamo fare riferimento a quanto indicato in uno studio di Demographic Research:

  • incentrato sul bambino
  • intensivo in termini di risorse
  • emotivamente coinvolgente
  • guidato dagli esperti

Questi principi vanno approfonditi per capirne l’impatto sia sui genitori che sui figli. La prima caratteristiche di questi genitori è quella di avere l’idea che i figli debbano essere al centro delle loro attenzioni, anche a scapito delle proprie necessità personali. In modo particolare questa gerarchia di attenzioni si concentra sulle esigenze educative, emotive e sociali dei bambini.

L’attenzione rivolta verso i figli comporta un investimento di tempo e risorse (economiche ed emotive) non indifferenti. Dalla volontà di essere presenti nella vita quotidiana al desiderio di consentirgli di accedere alle attività extrascolastiche e agli strumenti che possano migliorare la qualità della loro vita.

Il coinvolgimento emotivo che deriva questa impostazione genitoriale comporta inevitabilmente un aumento delle preoccupazioni e dei sensi di colpa. Infine questi genitori vivono la pressione dei consigli di professionisti ed esperti in materia di educazione. Da una parte c’è la convinzione che le conoscenze educative e pedagogiche professionali siano essenziali per crescere bene i figli e dall’altra si innesca un senso di costante inefficienza perché si è continuamente esposti a questo tipo di indicazioni tramite libri e, soprattutto, contenuti sui social.

I vantaggi e i benefici

Nonostante le ricerche scientifiche analizzino prevalentemente i rischi di questo approccio educativo è possibile individuare alcuni aspetti positivi. Un coinvolgimento attivo dei genitori, infatti, può favorire un ambiente stimolante per il bambino che è coinvolto in attività capaci di migliorarne le capacità cognitive e la sicurezza emotiva.

Parallelamente la presenza costante dei genitori offre ai bambini un sostegno immediato sul quale fare affidamento. Per quel che riguarda le attività come sport, musica, danza o arte, c’è da dire che possono avere anche un impatto positivo non solo dal punto di vista fisico, ma anche sociale andando ad arricchire l’esperienza dei bambini.

Indubbiamente c’è poi un vantaggio in termini di legame (bonding) tra genitore e figlio. L’interazione costante e così attenta, infatti, può rafforzare il rapporto affettivo tra genitori e figli creando i presupposti per una relazione aperta che duri anche con il passare degli anni.

Infine è possibile riconoscere come una presenza costante nella vita dei bambini possa essere il presupposto per consentire ai genitori di intervenire tempestivamente in caso di problemi comportamentali o necessità particolari.

Gli svantaggi, i rischi e le controindicazioni

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Fonte: iStock

Parlare di genitorialità intensiva significa anche e soprattutto occuparsi di tutte le implicazioni critiche di questo tipo di approccio educativo. L’aspetto interessante su cui porre da subito l’attenzione è che tali implicazioni potenzialmente negative interessano non solo i genitori, ma anche gli stessi bambini, andando così a concretizzare quel paradosso della genitorialità cui abbiamo fatto inizialmente riferimento.

La genitorialità intensiva può rappresentare innanzitutto per i genitori una fonte di ansia, frustrazione, stress e fatica psicofisica. Si può inoltre andare incontro a un senso di sopraffazione che può portare a una sempre più crescente mancanza di autonomia e il rischio di cadere nel cosiddetto burnout genitoriale con tutte le conseguenze del caso. Tutto questo ha poi effetti anche sul benessere familiare e sulle relazioni con il partner e gli amici.

Parallelamente si rischia di soffocare i bambini impedendo loro di sviluppare le competenze necessarie per essere autonomi e indipendenti. Inoltre il ricevere costantemente degli stimoli può produrre l’effetto contrario per cui i bambini non riescono a imparare a gestire autonomamente il loro tempo libero dovendo ricevere costantemente nuovi stimoli.

A questo punto, è importante considerare, come evidenziato da alcuni studi, che non è la genitorialità in sé a causare tali conseguenze critiche, ma il modo intensivo in cui viene vissuta. È proprio questo approccio che risulta essere responsabile degli esiti negativi. Questa consapevolezza ci aiuta a capire l’importanza di modificare il nostro approccio, non solo per il nostro benessere, ma anche e soprattutto per il bene del bambino.

Consigli pratici per genitori consapevoli

Si può essere genitori migliori? Il primo passo è fare delle scelte consapevoli. Non è sempre e solo l’errore (anche difficile da misurare in questo ambito) a determinare la bontà di una scelta, ma la convinzione che quanto stiamo facendo sia per il bene di tutti gli attori coinvolti: genitore, figlio e, se presente, partner. I figli non hanno bisogno di figure anonime (com’è la perfezione, di per sé anche impossibile da raggiungere), ma di un genitore con il quale relazionarsi in un rapporto che includa anche decisioni sbagliate, stanchezze, errori di valutazione e incapacità, ma sempre guidato dalla volontà di crescere serenamente e fare il bene di tutti.

È quindi possibile, innanzitutto, partire dalla comprensione che è necessario trovare un equilibrio. Un equilibrio che tenga conto anche e soprattutto della propria personalità e delle proprie necessità. I genitori sono prima di tutto persone con una storia, un carattere e una sensibilità che non possono essere ignorate o soppresse. Le loro esigenze possono variare nel tempo, ma non devono essere sacrificate.

Non significa che si sia cattivi genitori se si dedica del tempo a sé stessi. Al contrario, è essenziale per mantenere un benessere personale che permette di essere più presenti e consapevoli nel rapporto con i propri figli. I bambini, inoltre, hanno bisogno di annoiarsi e di imparare a non fare sempre affidamento sui genitori, così che possano crescere anche tramite gli errori che commettono. Perché è proprio da questi errori che si impara a diventare grandi, a stare bene e a fare le proprie scelte, senza dipendere sempre dagli altri.

Un ultimo consiglio riguarda il confronto con altre famiglie. Ogni famiglia, ogni bambino e ogni situazione è unica. Ciò che sembra funzionare in un altro contesto potrebbe nascondere difficoltà altrettanto grandi, se non più gravi. La consapevolezza di come crescere i propri figli e come relazionarsi con loro va maturata individualmente, insieme al proprio partner, senza lasciarsi influenzare dall’ansia da prestazione che può nascere dal voler fare come fanno gli altri o come suggeriscono i social.

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