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Cosa bisogna fare se il bambino vuole stare sempre in braccio? Il "vizio delle braccia" esiste davvero? È mito o realtà?
Cerchiamo di capire meglio perché il bambino vuole stare sempre in braccio, cosa fare, e quali strategie adottare quando non dorme se non in braccio alla mamma.
A volte le persone che stanno attorno a genitori di un bambino piccolo si chiedono perché il bambino vuole stare sempre in braccio. Magari iniziando a dire che si tratta di una cattiva abitudine per il bambino e la sua crescita. Ma il fatto che il bambino cerchi il contatto con la mamma e che voglia stare sempre in braccio è davvero un vizio? In realtà no.
Quando nasce, il neonato è abituato a essere avvolto nel grembo della mamma, e dunque una volta fuori cerca e prova a ricreare in ogni modo l’esperienza vissuta fino a quel momento. Cerca il contatto fisico con la mamma: si tratta di un vero e proprio bisogno fisiologico (proprio come quello degli altri mammiferi).
Insomma, non ha senso parlare di “vizio delle braccia”: il contatto fisico, infatti, è uno dei bisogni primari del bambino, proprio come mangiare o dormire, e, per questo motivo, bisogna soddisfarlo. Dopo essere stato 9 mesi al caldo e completamente protetto, il bambino di pochi mesi cerca ancora quella protezione lì. Per questo non ha senso parlare di “eccessivo attaccamento” fisico.
Si tratta di un bisogno che naturalmente cambia con la crescita. Ma le emozioni e le sensazioni che la mamma trasmette al bambino tenendolo in braccio sono fondamentali per il suo benessere psico-fisico. Viceversa, anche le sensazioni ed emozioni che il bambino trasmette alla mamma attraverso il contatto, sono altrettanto decisive per la serenità della madre.
Se nei primi mesi di vita cercare le braccia della mamma è perfettamente naturale, molti genitori di bambini che dormono solo se presi in braccio, si chiedono quando sia il momento in cui il bambino dovrebbe riuscire a dormire in culla da solo.
Innanzitutto, c’è da dire che non esiste una regola. Ogni bambino ha una sua unicità che va rispettata e a cui si possono provare ad adattare diverse soluzioni. In generale, all’età di 6 mesi i bambini dovrebbero iniziare a provare a dormire anche in assenza del contatto fisico della mamma.
In ogni caso, ci sono diverse soluzioni che la mamma può sperimentare. Per esempio, l’utilizzo della fascia, che è molto comoda ed utile perché permette alla mamma di fare altro mentre il bambino dorme.
Inoltre, per il neonato è utile seguire una routine piuttosto scandita. Per esempio, metterlo a letto sempre allo stesso orario. Abituarlo a piccoli rituali piacevoli, come cantare una canzone o una filastrocca, o la lettura di storie (se è più grande).
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Un’altra strategia si serve dell’oggetto transizionale. Ossia di un peluche, una copertina, qualcosa di morbido che possa aiutare i bambini ad affrontare la paura del distacco dalla mamma, rendendo l’ambiente in cui si addormentano più caloroso e “protetto”.
Infine, se il bambino non vuole dormire nella culla, un’altra alternativa è provare a metterlo su un tappeto morbido per terra, predisponendo attorno dei cuscini. Il bambino potrebbe trovare questa sistemazione più confortevole anche perché è più libero di muoversi; dalla sua postazione, inoltre, potrà tenere la mamma sempre “a vista”, anche mentre è impegnata in altre attività. E magari riuscire così ad addormentarsi sereno. Per la gioia sua e dei genitori.
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