La pandemia da Covid-19 ha determinato numerosi effetti, anche quello di modificare la diffusione (e la gravità) di altri virus. La monopolizzazione della diffusione del virus SARS-CoV-2, infatti (considerando le misure restrittive che hanno ridotto notevolmente la circolazione e l’aggregazione delle persone, specialmente bambini), ha determinato conseguenze anche sulla pericolosità degli altri virus, non ultimo il cosiddetto virus respiratorio sinciziale (VRS).

La ridotta circolazione di questo virus (e dei virus influenzali) a partire dal 2020 ha causato un calo dell’immunità nella popolazione con l’aumento del numero di bambini a rischio. Non a caso l’andamento delle infezioni del virus respiratorio sinciziale ha coinciso perfettamente con l’allentamento o il rafforzamento delle misure restrittive per il nuovo Coronavirus.

Se durante la stagione influenzale 2021/2022 c’è stato un sorprendente aumento dei casi di infezione da VRS nei bambini dai 2 ai 3 (quando generalmente il virus respiratorio sinciziale era, secondo l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, un rischio per i neonati nel primo anno di vita) si temono conseguenze ben peggiori per quella 2022/2023, considerando l’abbassamento dei livelli di attenzione per la diffusione del Covid e l’abbandono delle misure preventive (distanziamento, mascherine, disinfezione delle mani, eccetera).

Per ora non esiste un vaccino che possa proteggere dal VRS e le migliori misure sono quelle preventive, soprattutto per tutelare i bambini piccoli, i soggetti più a rischio delle conseguenze, anche gravi, di questo virus respiratorio. Il virus sinciziale, infatti, è responsabile, secondo MedLine Plus, di gravi infezioni polmonari, specialmente nei neonati e nei soggetti con problemi medici seri.

Per questo motivo, nonostante la prevalenza dell’attenzione (e della preoccupazione) per il Covid-19, negli ultimi mesi diversi influencer e personaggi noti, i cui figli sono stati interessati dall’infezione, hanno lanciato l’allarme sul virus respiratorio sinciziale. In Italia ricordiamo quanto accaduto al cantante Fedez, la cui figlia Vittoria all’età di 7 mesi è stata ricoverata proprio a causa di questa infezione respiratoria. L’esperienza vissuta ha portato il rapper ha condividere sui suoi profili social l’invito a tutti i genitori di bambini piccoli di non sottovalutare questo virus, un’infezione epidemica che coinvolge i bambini più piccoli causandone il ricovero in terapia intensiva e in molti casi il ricorso anche all’intubazione.

Similmente l’influencer Brittani Boren Leach ha condiviso le immagini del figlio più piccolo vittima del VRS che aveva evidenti difficoltà respiratorie. Nonostante questo il primo contatto con il pronto soccorso è stato sconfortante, essendo stata rimandata a casa senza alcun tipo di trattamento. Grazie all’insistenza si è rivolta a una seconda struttura dove è stata immediatamente riconosciuta la gravità della situazione e il piccolo è stato ricoverato per quattro notti in terapia intensiva prima di poter guarire e tornare finalmente a casa.

Il fenomeno del virus respiratorio sinciziale, anche e soprattutto alla luce delle condizioni che lo stanno caratterizzando e della pericolosità per le prossime stagioni influenzali, merita importante attenzione. Ci sono importanti novità anche dal punto di vista terapeutico ed è quindi utile fare una panoramica completa sul VRS in modo da conoscerlo, riconoscerlo e sapere prontamente come intervenire.

Cos’è il virus respiratorio sinciziale?

Tra le malattie respiratorie dei bambini il virus sinciziale è uno dei più pericolosi nei bambini piccoli. Pur essendo presente in quasi tutti i bambini nei primi quattro anni di vita, come sottolineato in MSD Manuals, l’infezione non immunizza completamente l’organismo, tanto che sono comuni le reinfezioni, sebbene generalmente sono meno gravi.

Nella maggior parte dei casi determina, come indicato nel sito della Società Italiana Malattie Respiratorie Infantili, un’infezione delle vie aeree superiori (il raffreddore), ma nei bambini piccoli e in modo particolare nei neonati nei primi mesi di vita (con quelli nati prematuri con un rischio maggiore) l’infezione può raggiungere le vie aeree inferiori e i polmoni, causando la polmonite e la bronchiolite, di cui il VRS è la causa principale.

Il VRS è un virus a RNA della famiglia Paramyxoviridae (la stessa dei virus della parotite, del morbillo e di quelli parainfluenzali) e rappresenta la principale causa di malattie gravi nei bambini piccoli. Sono frequenti, infatti, le ospedalizzazioni che richiedono il ricorso alla ventilazione assistita e che aumenta il rischio di incorrere in difficoltà respiratorie nei corso della vita.

Il virus sinciziale provoca epidemie annuali (la cui maggior diffusione è tra novembre e aprile con un picco tra gennaio e marzo) e la sua trasmissione è molto rapida in quanto l’infezione si diffonde tramite gli starnuti e i colpi di tosse oppure con il contatto con le secrezioni nasali o della bocca. Inoltre è un virus che può resistere per molte ore sulle superfici e sui giocattoli, aumentando il rischio di contagio nei bambini piccoli.

I sintomi del virus respiratorio sinciziale

L’infezione da virus respiratorio sinciziale provoca diversi sintomi che secondo la Società Italiana di Pediatria solitamente compaiono dopo 2-6 giorni dal contagio. I principali sintomi sono il naso congestionato e che cola, la tosse secca, il mal di gola, una febbre bassa, il mal di testa e i frequenti starnuti.

Nelle forme più gravi, invece, il VRS si associa (fonte Mayo Clinic) a febbre, tosse grave, respiro sibilante, pelle di colore bluastro (a causa della scarsa ossigenazione) e respirazione difficoltosa o rapida. Nei neonati si ha un respiro corto e rapido, tosse, irritabilità, letargia, problemi di deglutizione, scarsa alimentazione e contrazioni verso l’interno dei muscoli e della pelle del torace durante ogni respiro.

Virus respiratorio sinciziale o coronavirus?

I sintomi del virus sinciziale sono simili ad altre malattie respiratorie, compreso il Covid-19. Un aspetto importante da considerare è che l’infezione da RSV può aumentare il rischio di contrarre il Coronavirus, sia nei bambini che negli adulti. Inoltre le infezioni possono verificarsi anche insieme peggiorandone la gravità, specialmente dell’infezione da SarS-CoV-2.

Le conseguenze del VRS sui neonati

I neonati, così come i bambini nati pretermine e quelli con una malattia cardiaca, polmonare o neuromuscolare, sono i soggetti maggiormente esposti ai rischi più gravi dell’infezione.

In questi casi, infatti, le conseguenze sono quelle dell’insufficienza respiratoria con mancanza di ossigenazione e della polmonite che può diventare anche un pericolo per la sopravvivenza del neonato. Alcuni neonati muoiono a causa del virus respiratorio sinciziale.

Inoltre nei neonati con VRS vi è un aumento dell’incidenza dello sviluppo dell’asma negli anni successivi.

Prevenzione e cura per bambini e neonati

La diagnosi del virus respiratorio sinciziale si basa sui sintomi, ma spesso si rivela estremamente complicata in quanto questi coincidono con altre infezioni. Generalmente la stagionalità, l’età e la presenza di altri componenti della famiglia con gli stessi sintomi sono indicazioni utili per sospettare questo tipo di infezione che può essere confermata tramite tampone molecolare salivare o nasale.

Solitamente l’infezione da RSV scompare spontaneamente nell’arco di una o due settimane e non essendovi una cura specifica il trattamento è sintomatico. Nelle forme lievi (le gravi richiedono il ricorso al pronto soccorso) l’indicazione è quella di ridurre la febbre tramite analgesici da banco (paracetamolo o ibuprofene, ma mai l’aspirina) e assicurandosi che i bambini restino idratata per evitare la perdita di liquidi corporei (disidratazione).

Può essere benefico anche l’utilizzo di vaporizzatore a nebbia fredda per liberare le vie respiratorie e, nei bambini piccoli, procedere regolarmente con i lavaggi nasali.

Le forme gravi, che come detto vanno trattate in ambiente ospedaliero, richiedono interventi di emergenza che possono prevedere l’utilizzo di un ventilatore o di una maschera per la somministrazione di ossigeno, l’intubazione nasale del neonato per la rimozione del muco dalle vie aeree, l’utilizzo di una flebo per via endovenosa per la somministrazione di liquidi e la somministrazione di farmaci antivirali per contrastare il virus.

in un recente studio condiviso dal The New England Journal of Medicine è stata evidenziata l’efficacia della terapia monoclonale anche con una sola dose di anticorpi sia per i bambini nati a termine che per quelli pretermine. Nello studio, infatti, si legge come gli anticorpi monoclonali siano in grado di neutralizzare il virus sinciziale e sopprimerne la replicazione. Anche per questo motivo è una terapia raccomandata per la profilassi dei neonati ad alto rischio, specialmente durante la stazione della bronchiolite (ma non per il trattamento della bronchiolite da RSV).

Un aspetto decisivo, sul quale i genitori hanno un ruolo fondamentale, è quello legato alla prevenzione. Nei bambini nati pretermine e per quelli con gravi patologie le linee guida nazionali e internazionali prescrivono l’assunzione del palivizumab come farmaco utile per prevenire la gravità della malattia.

Le forme di prevenzione da adottare non riguardano solamente i bambini, ma anche i genitori e tutti coloro che entrano a contatto con loro. Tra i principali accorgimenti da adottare troviamo il lavaggio frequente delle mani, l’igiene delle superfici e degli oggetti con i quali i bambini entrano in contatto, l’evitare il fumo passivo, il tenere lontano il bambino dai luoghi affollati e l’utilizzo della mascherina in caso di raffreddore di un componente della famiglia.

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  • Bambino (1-6 anni)