Chi “i miei genitori facevano così con me e sono cresciuto bene, quindi faccio lo stesso con i miei figli” e chi invece “cerco di non ripetere gli stessi errori che sono stati fatti con me”. Educare i propri figli senza diventare troppo rigidi e severi è una sfida per ogni genitore, e non è facile trovare una misura tra l’una e l’altra istanza: e se ciascuno propende per un metodo educativo diverso ci sono alcune indicazioni di massima che possono valere per tutti. 

Secondo un recente studio pubblicato dall’AAP, l’associazione americana di pediatria, ad esempio, sculacciare il bambino quando sbaglia non solo è inutile ai fini dell’educazione ma è anche controproducente, poiché ne aumenterebbe l’aggressività. Abbiamo approfondito l’argomento con la pedagogista, la dottoressa Chiara Mancarella.

È vero che sculacciare i bambini non serve?

Un adulto che educa con schiaffi e sculacciate avrà un figlio che crescerà con la convinzione che in pieno litigio con un compagno riterrà giusto alzare le mani. I bambini, ma anche gli adolescenti, sono spugne e specchi dei genitori. Assorbono ogni comportamento degli adulti di riferimento, giusto e sbagliato che sia, e proiettano lo stesso atteggiamento al di fuori della famiglia.

È paradossale rimproverare con uno schiaffo il figlio perché ha picchiato il fratello o l’ amico. Si creerebbe una distorsione educativa e il bambino potrebbe pensare “Non vuoi che io alzi le mani ma tu lo fai con me“.
La stessa cosa vale anche quando il rimprovero avviene perché nostro figlio sta urlando e i primi ad urlare siamo noi.

Esiste un metodo educativo “perfetto”?

metodi educativi genitori

No, né esiste il genitore perfetto, per fortuna aggiungerei. L’uomo e la donna si formano come genitori con la crescita dei figli. È possibile, però, dare alcuni suggerimenti educativi.

Il dialogo sta alla base di una buona relazione purché sia svolto in maniera costruttiva. Inoltre, i protagonisti dell’azione educativa, nel momento in cui si presenta un rimprovero devono trovarsi sullo stesso piano d’importanza, senza, ovviamente, mischiare i ruoli.

Mi spiego meglio: la madre che richiama il figlio su un atteggiamento poco corretto non si dovrebbe limitare a dire semplicemente “non si fa“, ma è giusto chiedere al bambino perché si è comportato in quel determinato modo. Prima di esprimere un giudizio o impartire una punizione è bene che i genitori capiscano cosa abbia scatenato nel bambino quel comportamento non corretto, per poter intervenire e trovare le strategie giuste per evitare che si possa ripetere.

Stabilire delle regole è fondamentale, ma è giusto che vengano decise con tutti i membri della famiglia. Nel caso di bambini piccoli poche regole ma chiare riportate con disegni su fogli colorati e attaccati in punti ben visibili e strategici della casa li possono aiutare a fare il loro ingresso in società nella maniera più adeguata e rispettosa.

È giusto provare a essere genitori-amici?

La famiglia va intesa come un gruppo di persone all’interno del quale ognuno riveste un ruolo. Il posto per l’amicizia non ci può e non ci deve essere. Questo non significa che bisogna avere in casa genitori rigidi e severi, ma adulti disposti a giocare con i figli, anche quando si rientra stanchi dal lavoro.

I genitori devono assumere una certa autorità che non si limita ad impartire regole e divieti, assolutamente sì al dialogo ma anche ai rimproveri quando si è oltrepassati un determinato limite educativo. I figli non hanno bisogno di avere in casa amici, perché mamma e papà non sono coetanei per età, maturità e interessi.

Fingersi amici dei figli non rende genitori migliori, ma mantenere un certo distacco ed essere presente come adulto di riferimento nei momenti di crescita e di crisi questo sicuramente sì.

Il segreto? Partecipare, non demandare alla tecnologia

educazione dei figli

Lavorando come insegnante di scuola primaria noto la drammatica relazione che intercorre tra i bambini e internet e i canali social. Non sono pochi i bambini, che con il consenso dei genitori, aprono canali su Youtube.

Sta spopolando in maniera negativa questo attaccamento alla tecnologia ed è preoccupante come i genitori non se ne rendano conto. Forse perché sono i primi ad impegnare il loro tempo stando dietro ai social piuttosto che educare o trascorrere il pomeriggio con il proprio figlio.

Bambini di 9 o 10 anni che giocano con i videogiochi per un periodo che va anche oltre l’ora e mezzo è devastante per la loro salute sociale e mentale. Non si può vietare l’utilizzo di internet ma stabilire delle regole rigide sul suo utilizzo è di primaria importanza. Non oltrepassare la mezz’ora è più che sufficiente per svagarsi un po’, prendere un buon libro però lo è molto di più.

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