Se per molti mesi il ciuccio è stato per i bambini fondamentale per rilassarsi e addormentarsi, arriva il momento in cui bisogna fare un passaggio tale da rinunciarvi definitivamente. Si tratta, come ricordato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, di una tappa dello sviluppo e pertanto, per quanto possa in alcuni casi risultare difficile, va affrontata nell’interesse stesso del bambino.

Nell’individuare le migliori strategie con le quali i genitori possono accompagnare questo cambiamento dei bambini, scopriamo anche l’importanza dell’utilizzo del ciuccio e perché di per sé non è sempre sbagliato o, come troppo spesso si sente dire, un vizio da estirpare il prima possibile.

Il valore del ciuccio per i bambini

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Fonte iStock

Come evidenziato in un opuscolo dedicato alla nascita redatto dal Ministero della Salute, il ciuccio dà al bambino soddisfazione e conforto. Di per sé, quindi, è particolarmente utile, motivo per cui molti bambini (ma non tutti) lo utilizzano e lo cercano con insistenza. Per comprendere i benefici percepiti dal bambino è utile ricordare come la suzione sia uno dei primi riflessi che il bambino sviluppa (tanto che gli è utile anche per l’allattamento) e che nei primi 2 anni di vita il gesto di portare alla bocca le cose (le dita, i giocattoli e tutto ciò che trova intorno a sé) è per il bambino anche un metodo per esplorare ciò che lo circonda.

Nei primi 2 anni è possibile considerare il ciuccio come utile anche in un’ottica di sviluppo dell’autonomia personale del bambino. Il ciuccio, infatti, rappresenta una sorta di oggetto di transizione che separa il bambino dal seno materno pur mantenendo lo stesso effetto confortevole.

Tra i vantaggi dell’utilizzo del ciuccio ci sono anche aspetti medici da non sottovalutare. Come riportato in un articolo sul The New York Times, infatti, l’utilizzo del ciuccio riduce il rischio della SIDS, accorcia i tempi di permanenza nei reparti di terapia neonatale dei bambini prematuri e allevia il dolore durante le procedure mediche.

Quando togliere il ciuccio?

Ovviamente non ci sono regole fisse e date prefissate entro le quali togliere forzatamente il ciuccio. Il passaggio deve avvenire in maniera graduale, ma deve comunque avvenire. In linea generale l’indicazione è che il passaggio, che rappresenta uno dei punti cruciali dello sviluppo della prima infanzia, avvenga tra i 2 e i 4 anni. Anticipare l’abbandono entro il primo anno di vita riduce il rischio di otiti, ma al netto dei benefici è possibile anche procrastinare di qualche anno.

Il ciuccio va tolto per diverse ragioni. Se, infatti, nei primi mesi e mediamente nei primi 2 anni ha comportato più benefici che controindicazioni, con il passare del tempo il piatto della bilancia si sposta più verso gli aspetti negativi del suo utilizzo. La suzione non nutritiva (NNS), infatti, come evidenziato da questo studio, ha implicazioni orali che interferiscono sull’occlusione e la dentatura.

Vanno inoltre considerati anche i rischi legati alla trasmissione di malattie infettive, l’insorgenza di otiti e le difficoltà nel linguaggio. Inoltre secondo un altro studio un uso intensivo del ciuccio fino ai 4 anni è associato a un quoziente intellettivo (QI) più basso nel bambino di 6 anni.

Come può reagire il bambino?

I bambini hanno, tra le altre, una grande capacità: quella di stupire. Come riportato da WebMD, la testata online statunitense che si occupa di assistenza sanitaria, il bambino potrebbe perdere spontaneamente interesse per il ciuccio tra i 2 e i 4 anni. Complice anche l’ingresso alla scuola materna e il confronto con gli altri bambini (oltre alla crescita) potrebbe avvenire tutto in maniera sorprendentemente lineare.

Più comunemente, invece, la rinuncia al ciuccio sarà molto difficile, sia per il bambino che per i suoi genitori. Il bambino potrebbe piangere, urlare, richiedere più attenzioni ed essere più restio a giocare da solo, a essere indipendente e a trovare altri modi per calmarsi. Come tutti i passaggi sarà difficile, ma è necessario per il suo bene e la sua crescita.

7 strategie e consigli per togliere il ciuccio al bambino

1. Calma e attenzione alle necessità del bambino

L’obiettivo è stato fissato, ma per raggiungerlo bisogna considerare che di fronte si ha una persona, con tutte le sue difficoltà ad assimilare il cambiamento. Questo deve avvenire in maniera graduale, senza forzare le cose ed evitando drammi se non si rispettano le scadenze previste. Aver bisogno di più tempo rispetto ad altri o a quanto previsto non è una colpa né un problema, l’importante è riuscirci in maniera il più dolce e meno traumatica possibile.

2. Il periodo giusto (per lui/lei)

I primi anni di vita del bambino sono un insieme di cambiamenti e per certi aspetti di “abbandoni”. Il bambino, infatti, va generalmente incontro a: abbandono del latte materno (svezzamento), abbandono dell’ambiente familiare (ingresso al nido), abbandono del pannolino e altri cambiamenti che potrebbero risultare anche molto sconvolgenti (come il cambio di casa o l’arrivo di una sorella o di un fratello). Il consiglio, quindi, è quello di evitare di aggiungere anche l’abbandono del ciuccio ma di prevederlo in una fase tranquilla del bambino, una di quelle in cui potrebbe reagire meglio ed essere meno stressato.

3. Il momento giusto (per voi)

La rinuncia al ciuccio è una fase impegnativa anche per i genitori ed è utile trovare un periodo adatto anche per loro. Potrebbero esserci cambiamenti nel sonno, reazioni difficili da gestire e i genitori necessitano di essere pronti. Per questo alcuni consigliano di attendere il periodo delle vacanze (invernali o estive) nelle quali ci sono diverse occasioni piacevoli che possono aiutare ad accettare il cambiamento e permettere ai genitori di avere le energie adeguate per sostenere il proprio bambino.

4. Fermezza e flessibilità

Il ciuccio va tolto e questa è una decisione da rispettare. Farlo, come detto, può richiedere tempo e fatica. Accettare e mettere in conto tutto questo è utile a rendere più sereno questo cambiamento. Ogni bambino ha i suoi modi e i suoi tempi e le forzature, i rimproveri o le decisioni improvvise oltre che inutili possono essere controproducenti. L’equilibrio, anche in questi casi, è fondamentale.

5. Un passo alla volta

Alcuni genitori raccontano che il proprio figlio ha rinunciato al ciuccio, letteralmente, dall’oggi al domani. Tutto è possibile, ma solitamente il passaggio avviene più in maniera graduale, quasi come a permettere al bambino di rendersi conto da solo di non averne più bisogno. In questo senso è possibile limitare l’utilizzo del ciuccio a solo alcuni momenti della giornata provando a coinvolgerlo e distrarlo. Il supporto e la gratificazione durante questo profondo cambiamento si rivela fondamentale.

6. La comunicazione

I bambini, per quanto piccoli, non sono ingenui o incapaci di capire. Parlare con loro, spiegandogli cosa sta succedendo e perché, è fondamentale per sostenere questo passaggio. È utile anche per consolare il bambino che non vedrà i suoi genitori come cattivi e per rafforzare il legame con loro.

7. Trucchi e strategie

Esistono anche una serie di stratagemmi che possono contribuire a favorire questo cambiamento. Ci sono soluzioni più “estreme” (come il tagliare l’estremità del ciuccio in modo che il suo utilizzo sia meno gratificante) a quelle più dolci (come scegliere una ricompensa in cambio della rinuncia al ciuccio o l’utilizzo di libri, giochi e favole dedicate). In tutti i casi è utile partire dal carattere e dalle preferenze del proprio bambino e provare una modalità che sia per lui piacevole e facile da comprendere e assimilare.

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  • Bambino (1-6 anni)