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Come nasce e a che età inizia a svilupparsi il senso del gusto? Come cambia nel tempo? Ecco quello che c'è da sapere sul senso del gusto tra 0 e 12 mesi.
Vediamo come avviene lo sviluppo del gusto nei bambini, nel primo anno di vita e come cambia nel tempo.
Come sanno molti genitori, dare ai figli una corretta alimentazione può essere una vera sfida. I bambini nascono con una biologica propensione a preferire sapori dolci ed evitare quelli amari; e nella società odierna, dove c’è un’abbondanza di sapori dolci e zuccheri raffinati, bevande e cibo spazzatura, questo può costituire un problema.
Quindi, è di grande importanza sviluppare condotte alimentari salutari. Gli studi dimostrano che prima si comincia, più i bambini si abitueranno a gustare sapori diversi e mangiare cibi sani. Ma come funziona precisamente il senso del gusto, così importante nei bambini?
Il senso del gusto inizia a svilupparsi molto presto. Sin dalla vita intrauterina, il feto sperimenta diversi sapori: alcune preferenze sembrano essere innate. Cibi dolci e salati tendono a essere accettati più facilmente dai neonati, che rigettano invece i sapori amari.
I sapori sono trasmessi dalla mamma al feto attraverso il liquido amniotico e, dopo la nascita, col latte materno. Per questo, le madri che variano la propria dieta e mangiano cibi salutari durante la gravidanza e l’allattamento permettono ai figli di “ereditare” queste preferenze. Sarà più facile anche lo svezzamento, con l’introduzione di più varietà di alimenti, comprese le verdure.
Durante i primi 4 anni di vita, i bambini passano da una dieta fatta prevalentemente di liquidi a una caratterizzata da cibi solidi.
I neonati accettano piuttosto volentieri cibi nuovi, ma iniziano a rifiutarli nei primi anni di vita. Da questo punto di vista, i bambini che prendono il latte materno sembrano avere meno problemi rispetto a quelli che si nutrono con quello artificiale. L’esposizione a sapori diversi, infatti, è influenzata dal cibo assunto dalla madre (l’allattamento abitua i neonati a sapori diversi).
I bambini accettano i cibi nuovi attraverso una serie di esperienze diverse, avute in diversi contesti sociali. La varietà di cibi che un bambino mangia ha una forte influenza sul repertorio che avrà più avanti negli anni. In questo senso, spesso i cibi che mangiano i genitori sono predittivi di quelli che verranno preferiti dai loro bambini.
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Dalla nascita ai 3 mesi i neonati riescono a discriminare i sapori dolci da quelli amari; sin da questa tenera età i bambini dispongono di sensori per riconoscere una grande varietà di gusti, ma comunque preferiscono i sapori dolci. A partire dai 3 mesi fino ai 6, i bambini iniziano a sperimentare diverse varietà di gusti; questo anche perché è l’età in cui mettono oggetti e mani in bocca.
Quella che va dai 6 ai 12 mesi è una tappa importante perché inizia lo svezzamento, con l’introduzione di cibi solidi. Già a 5 mesi il bambino accetta più volentieri i gusti più sapidi. In questa fase, può succedere che i bambini oppongano un rifiuto ad alcuni cibi; è consigliabile provare più volte e non desistere, per abituarli a una dieta varia e salutare.
Spesso la vista o il tatto possono aiutare l’approccio a cibi diversi. I bambini possono sperimentare da sé la consistenza di nuovi cibi, assaggiandoli dopo averli portati alla bocca; sono anche invogliati da colori diversi, in grado di convincerli a esplorare nuovi sapori.
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Il gusto può cambiare nel tempo, si sviluppa con l’abitudine quotidiana, quella che avviene in famiglia. La ragione per cui i bambini amano o detestano alcuni sapori è sempre una combinazione tra le abitudini consolidate e le preferenze personali. È anche possibile che, crescendo, un cibo prima detestato venga successivamente apprezzato.
Quello che più conta è l’ambiente in cui avvengono i momenti conviviali, che plasma l’alimentazione e avrà impatto sulle future preferenze in fatto di cibo. L’avversione o la preferenza per determinati cibi spesso hanno uno stretto rapporto con le abitudini familiari dei genitori.
Per esempio, nel caso di una mamma vegetariana, il figlio molto probabilmente svilupperà una forte repulsione per la carne (dunque di derivazione sociale e non di gusto individuale), che non avrebbe in presenza di una mamma che mangia anche carne. I genitori hanno quindi un ruolo decisivo nel contribuire a formare il gusto dei figli fino all’adolescenza.
Il gusto è per lo più stabile, e può durare per sempre. Per questo motivo, è opportuno prestare attenzione, sin dalla prima infanzia, alla composizione dei pasti e anche al clima che si respira a tavola. Litigare quando si mangia potrebbe influenzare negativamente i bambini. Inoltre, è consigliabile lasciare ai bambini anche un certo margine di scelta nei cibi, senza demonizzare le avversioni, magari solo temporanee, per alcuni cibi.
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