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Il neonato (meno frequentemente il bambino più grande) piange, diventa cianotico e sviene? Potrebbe non essere niente di grave: ecco perché.
Un fenomeno particolare legato a uno stress emotivo cui va incontro il bambino e che sebbene venga superato spontaneamente e tenda a risolversi entro i primi quattro anni è fonte di grande preoccupazione per i genitori. Facciamo chiarezza sui cosiddetti spasmi affettivi nei bambini.
Noti anche come apnee affettive o incantesimi-apnea, gli spasmi affettivi nei bambini sono propriamente un episodio di apnea che si verifica subito dopo un’esperienza spaventosa, dolorosa o dal forte significato emotivo (rimproveri, frustrazione, rabbia, eccetera).
Il Manuale MSD inserisce gli spasmi affettivi tra i problemi comportamentali dei bambini. Il comportamento è da considerarsi come il risultato della complessa interazione tra lo sviluppo cognitivo, la salute, il carattere e il rapporto con le figure di riferimento. Già durante lo sviluppo infantile il bambino sviluppa particolari comportamenti, come il succhiarsi il pollice o mangiarsi le unghie, come metodo per affrontare lo stress.
Gli spasmi affettivi possono essere considerati una conseguenza di un forte episodio emotivo. Ed è quello che li distingue, come evidenziato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, dalle crisi epilettiche o altre forme di spasmo. Lo spasmo affettivo ha, infatti, una correlazione diretta con un episodio di dolore o forte spavento, mentre l’epilessia no tanto che può verificarsi in qualsiasi momento.
Vengono distinte due forme di spasmi affettivi: la forma cianotica e la forma pallida. Nella prima (la più frequente) è comunemente un episodio di rabbia in risposta a un evento stressante come un rimprovero. La forma pallida, invece, è legata prevalentemente a esperienze dolorose (colpi alla testa, cadute, eccetera), spaventose o sorprendenti. In entrambi i casi l’apnea è involontaria.
Solitamente gli spasmi affettivi interessano i neonati nel primo anno di vita e nel 50% di essi tendono a scomparire entro i 4 anni e nell’83% dei casi entro gli 8 anni. In alcuni casi, una piccola percentuale, gli episodi possono continuare a manifestarsi in età adulta.
Ci sono degli elementi comuni agli spasmi affettivi che, sebbene risultino allarmanti e preoccupanti per genitori, insegnanti e caregiver, distinguono questi episodi da altri eventi simili riconducibili a condizioni patologiche.
Durante un episodio di spasmo infantile il bambino piange in maniera disperata, smette di respirare involontariamente (apnea), va incontro a un cambiamento del colore della pelle (che diventa violaceo o pallido) e perde per un breve periodo coscienza. Una volta concluso l’episodio di apnea affettiva il bambino torna cosciente, respira normalmente e si riprende.
Nella forma cianotica il bambino emette generalmente un grido, espira e poi smette di respirare. Quindi diventa cianotico e perde coscienza e in alcuni casi può andare incontro a una breve convulsione. Dopo pochi secondi riprende a respirare e torna cosciente.
Nello spasmo affettivo pallido, invece, c’è un forte rallentamento della frequenza cardiaca con il bambino che smette di respirare, perde rapidamente coscienza e diventa pallido e ipotonico. Anche in questo caso lo spasmo dura pochi secondi, ma se si protrae il bambino può avere una crisi convulsiva ed episodi di incontinenza.
Tanto per la forma cianotica quanto per quella pallida, è necessario sapere come intervenire ed evitare comportamenti che possano peggiorare la situazione. L’aspetto cruciale a cui prestare attenzione è saper riconoscere lo spasmo affettivo ed evitare che la perdita di coscienza del bambino possa costituire un motivo di pericolo per la sua incolumità. Per il resto è necessario attendere che passi.
Inoltre, gli spasmi affettivi nei bambini non sembrano essere dei fattori di rischio per l’epilessia vera e propria, ma possono aumentare il rischio di svenimenti in età adulta.
L’attenzione prevalente per gli spasmi affettivi va riservata alla forma pallida. Essendo una forma rara è preferibile procedere con un approfondimento diagnostico, soprattutto quando si verifica in maniera frequente.
Come anticipato è necessario riconoscere gli episodi di spasmi affettivi per gestirli in maniera adeguata. È sempre da evitare di dare da bere al bambino, di scuoterlo o massaggiarlo. È preferibile tenerlo in braccio o tenerlo supino e rassicurarlo in attesa che l’episodio passi. L’integrazione di ferro è una terapia efficace per gli spasmi affettivi essendo questo microelemento essenziale per il funzionamento dei neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale.
Nelle forme cianotiche, è possibile interrompere uno spasmo quando è appena iniziato mettendo sulla fronte del bambino una pezza fredda.
Inoltre è fondamentale prestare attenzione all’evento scatenante dello spasmo evitando di rinforzare il comportamento che lo ha provocato. I genitori non devono cedere nell’applicazione delle regole educative stabilite, ma possono adottare strategie tese a distrarre il bambino durante una crisi di rabbia per evitare che degeneri portando a uno spasmo.
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