Se il neonato piange, smette di respirare e perde conoscenza per un breve periodo di tempo è possibile che si tratti di uno spasmo affettivo. Una condizione che, spiega il Manuale MSD, interessa tra lo 0,1% e il 5% dei bambini, generalmente prima dei due anni.

Un fenomeno particolare legato a uno stress emotivo cui va incontro il bambino e che sebbene venga superato spontaneamente e tenda a risolversi entro i primi quattro anni è fonte di grande preoccupazione per i genitori. Facciamo chiarezza sui cosiddetti spasmi affettivi nei bambini.

Cosa sono gli spasmi affettivi nei bambini?

Noti anche come apnee affettive o incantesimi-apnea, gli spasmi affettivi nei bambini sono propriamente un episodio di apnea che si verifica subito dopo un’esperienza spaventosa, dolorosa o dal forte significato emotivo (rimproveri, frustrazione, rabbia, eccetera).

Quali sono le possibili cause?

Il Manuale MSD inserisce gli spasmi affettivi tra i problemi comportamentali dei bambini. Il comportamento è da considerarsi come il risultato della complessa interazione tra lo sviluppo cognitivo, la salute, il carattere e il rapporto con le figure di riferimento. Già durante lo sviluppo infantile il bambino sviluppa particolari comportamenti, come il succhiarsi il pollice o mangiarsi le unghie, come metodo per affrontare lo stress.

Gli spasmi affettivi possono essere considerati una conseguenza di un forte episodio emotivo. Ed è quello che li distingue, come evidenziato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer, dalle crisi epilettiche o altre forme di spasmo. Lo spasmo affettivo ha, infatti, una correlazione diretta con un episodio di dolore o forte spavento, mentre l’epilessia no tanto che può verificarsi in qualsiasi momento.

Vengono distinte due forme di spasmi affettivi: la forma cianotica e la forma pallida. Nella prima (la più frequente) è comunemente un episodio di rabbia in risposta a un evento stressante come un rimprovero. La forma pallida, invece, è legata prevalentemente a esperienze dolorose (colpi alla testa, cadute, eccetera), spaventose o sorprendenti. In entrambi i casi l’apnea è involontaria.

Solitamente gli spasmi affettivi interessano i neonati nel primo anno di vita e nel 50% di essi tendono a scomparire entro i 4 anni e nell’83% dei casi entro gli 8 anni. In alcuni casi, una piccola percentuale, gli episodi possono continuare a manifestarsi in età adulta.

I sintomi e come riconoscerli

Sintomi-spasmi-affettivi
Fonte: iStock

Ci sono degli elementi comuni agli spasmi affettivi che, sebbene risultino allarmanti e preoccupanti per genitori, insegnanti e caregiver, distinguono questi episodi da altri eventi simili riconducibili a condizioni patologiche.

Durante un episodio di spasmo infantile il bambino piange in maniera disperata, smette di respirare involontariamente (apnea), va incontro a un cambiamento del colore della pelle (che diventa violaceo o pallido) e perde per un breve periodo coscienza. Una volta concluso l’episodio di apnea affettiva il bambino torna cosciente, respira normalmente e si riprende.

Nella forma cianotica il bambino emette generalmente un grido, espira e poi smette di respirare. Quindi diventa cianotico e perde coscienza e in alcuni casi può andare incontro a una breve convulsione. Dopo pochi secondi riprende a respirare e torna cosciente.

Nello spasmo affettivo pallido, invece, c’è un forte rallentamento della frequenza cardiaca con il bambino che smette di respirare, perde rapidamente coscienza e diventa pallido e ipotonico. Anche in questo caso lo spasmo dura pochi secondi, ma se si protrae il bambino può avere una crisi convulsiva ed episodi di incontinenza.

I rischi e le possibili conseguenze

Tanto per la forma cianotica quanto per quella pallida, è necessario sapere come intervenire ed evitare comportamenti che possano peggiorare la situazione. L’aspetto cruciale a cui prestare attenzione è saper riconoscere lo spasmo affettivo ed evitare che la perdita di coscienza del bambino possa costituire un motivo di pericolo per la sua incolumità. Per il resto è necessario attendere che passi.

Inoltre, gli spasmi affettivi nei bambini non sembrano essere dei fattori di rischio per l’epilessia vera e propria, ma possono aumentare il rischio di svenimenti in età adulta.

Quando preoccuparsi per gli spasmi affettivi?

L’attenzione prevalente per gli spasmi affettivi va riservata alla forma pallida. Essendo una forma rara è preferibile procedere con un approfondimento diagnostico, soprattutto quando si verifica in maniera frequente.

Cosa fare e come intervenire

Come anticipato è necessario riconoscere gli episodi di spasmi affettivi per gestirli in maniera adeguata. È sempre da evitare di dare da bere al bambino, di scuoterlo o massaggiarlo. È preferibile tenerlo in braccio o tenerlo supino e rassicurarlo in attesa che l’episodio passi. L’integrazione di ferro è una terapia efficace per gli spasmi affettivi essendo questo microelemento essenziale per il funzionamento dei neurotrasmettitori del sistema nervoso centrale.

Nelle forme cianotiche, è possibile interrompere uno spasmo quando è appena iniziato mettendo sulla fronte del bambino una pezza fredda.

Inoltre è fondamentale prestare attenzione all’evento scatenante dello spasmo evitando di rinforzare il comportamento che lo ha provocato. I genitori non devono cedere nell’applicazione delle regole educative stabilite, ma possono adottare strategie tese a distrarre il bambino durante una crisi di rabbia per evitare che degeneri portando a uno spasmo.

Seguici anche su Google News!
Ti è stato utile?
Rating: 4.0/5. Su un totale di 1 voto.
Attendere prego...

Categorie

  • Bambino (1-6 anni)