Il reflusso gastroesofageo è uno dei sintomi tipici che accompagna il periodo della gravidanza e anche i primi mesi di vita dei neonati. Una condizione solitamente innocua, ma che in rari casi (colpisce meno dell’1% dei bambini) può evolvere in una patologia più seria. È il caso della cosiddetta sindrome di Sandifer.

Parliamo di una rara complicazione del reflusso gastroesofageo che non è considerata pericolosa per il bambino, ma che è doveroso conoscere per trattarla correttamente. È infatti comune che questa sindrome non venga gestita correttamente. Questo provoca un enorme perdita di tempo (e di denaro) per test diagnostici non necessari o per la somministrazione di farmaci inappropriati per il suo trattamento.

Cos’è la sindrome di Sandifer?

La sindrome di Sandifer è una malattia che colpisce generalmente i bambini tra i 18 e i 24 mesi, che provoca una distonia muscolare caratterizzata da disturbi degli spasmi parossistici della testa, del collo e della schiena.

Questi movimenti sono spesso confusi, in quanto simili, con delle convulsioni o degli attacchi di panico che generano allarme e preoccupazione nei genitori. Questi attacchi possono essere molto frequenti (anche una decina al giorno) e hanno una durata che va da uno a tre minuti. Solitamente questi fenomeni sono maggiori e frequenti dopo aver mangiato per poi sparire durante la notte.

Le cause della sindrome di Sandifer

Non è stata ancora individuata la causa precisa che provoca la sindrome di Sandifer, ma ci sono alcuni fattori comuni che incidono sulla manifestazione di questa condizione. I principali sono l’alimentazione, la postura e la condizione dell’apparato gastroesofageo. Per questo motivo la sindrome di Sandifer, per quanto non pericolosa e che sparisce nel giro dei primi due anni di vita, può diventare patologica nel caso in cui il sistema gastroesofageo viene particolarmente sovraccaricato durante gli attacchi.

Non ci sono evidenze scientifiche tali da spiegare come mai il reflusso gastroesofageo provochi questa distonia muscolare. Alcuni autori sostengono che questa reazione è dovuta a un comportamento innato finalizzato alla riduzione dei fastidi addominali.

I sintomi della sindrome di Sandifer

La sindrome di Sandifer è caratterizzata dai movimenti incontrollati di torsione e contorcimento muscolare della testa, del collo e della schiena. Questa condizione è inoltre accompagnata sia dai sintomi tipici del reflusso gastroesofageo che da sintomi atipici quali maggiore irritabilità, difficoltà a prendere peso e tosse.

Sindrome di Sandifer: diagnosi e trattamento

La diagnosi è fondamentale per evitare di confondere questa sindrome con patologie più gravi. È inoltre necessaria per non caricare il bambino di trattamenti inutili. È infatti frequente che i movimenti muscolari vengano confusi con spasmi infantili o attacchi epilettici. In realtà a una diagnosi neurologica l’esito è solitamente negativo.

La prognosi della sindrome di Sandifer è positiva, ma è fondamentale che la diagnosi venga svolta precocemente per iniziare fin da subito un trattamento corretto e risolutivo ed evitare che si possano creare problemi al sistema digestivo.

Il trattamento prevede innanzitutto la riduzione dei sintomi del reflusso gastroesofageo. I principali riguardano un’alimentazione corretta e il mantenimento del bambino in posizione verticale dopo l’allattamento. Un’indicazione utile, che deve essere avallata dal proprio pediatra, è quella di addensare il latte o con un cucchiaio di cereali di riso o con apposite sostanze.

Per i genitori è consigliato tenere un diario alimentare dove annotare cosa hanno mangiato i bambini quando si manifestano i sintomi. Questo può aiutare il medico a perfezionare la diagnosi e la prescrizione di farmaci per alleviare i fastidi ed evitare la manifestazione dei sintomi di questa sindrome. Solo in alcuni casi, come l’ernia iatale o i trattamenti tradizionali si rivelano inefficaci, può essere necessario ricorrere a un intervento chirurgico.

Per la sindrome di Sandifer non ci sono complicazioni, se non quelle legate a una scorretta (o ritardata) diagnosi che possono comportare l’esecuzione di trattamenti e l’assunzione di farmaci inutili per i disturbi gastroesofagei e potenzialmente capaci di generare effetti collaterali negativi.

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  • Bambino (1-6 anni)