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Retaggio del passato o modelli per una nuova sperimentazione pedagogica? Ecco cosa sono e come funzionano le pluriclassi.
Non è così: quella delle classi con alunni di corsi diversi sono è una realtà ancora molto diffusa e che secondo alcuni potrebbe essere un modello di sperimentazione per un nuovo approccio educativo.
Le pluriclassi sono classi “miste”, formate da alunni di diverse fasce d’età – e quindi appartenenti a un diverso anno di corso – che vengono istituite nei comuni in cui il basso numero di iscritti non consente la formazione di quelle che vengono definite “monoclassi” ma che sono le classi a cui siamo comunemente abituati.
Sebbene oggi siano molto meno comuni che nel passato, sono ancora presenti in alcuni comuni italiani e sono circa su tutto il territorio, secondo Tecnica della Scuola,
prevalentemente in zone dove sono diffusi fenomeni di spopolamento, spesso in contesti ad alto isolamento geografico. Una ricerca del Movimento Piccole Scuole dell’Indire, pubblicata nel 2021 mette in luce la loro dominanza nel Sud Italia, dove spiccano Calabria (14,6%), Sicilia (12,6%), Basilicata (9,1%), Sardegna (9,0%), Campania (8,3%); al Nord si segnalano Piemonte (12,3%), Lombardia (11,4%) e Veneto (10,1%).
Secondo il rapporto Piccole scuole e piccoli comuni fra dati e racconti di Rudi Bartolini e Giuseppina Rita Jose Mangione di INDIRE,
le scuole registrano negli ultimi anni medie di alunni piuttosto basse, tra le 61 e le 68 unità. Il 51,6% di esse non riesce a formare 5 classi, la media è di 4 classi a plesso, e nel 51,1% dei casi sono presenti una o più pluriclassi. Delle scuole che dichiarano di avere pluriclassi, il 46,4% ne ha una sola, il 51,8% due e solo 1,8% tre. Le pluriclassi risultano più presenti al Nord dove il 59,1% delle scuole dichiara di averne almeno una, al Centro è il 50% e al Sud il 43,7%.
Le classi di scuola primaria, secondo il DPR 81/09 prevedono un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26 (aumentabile fino a 27).
Nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere costituite classi con un numero di alunni inferiore al numero minimo, ma comunque non inferiore a 10 alunni.
Le pluriclassi, invece, sono costituite da non meno di 8 e non più di 18 alunni. Se è presente un/a alunno/a con disabilità, il numero massimo scende a 12, come stabilito dal DM 141 del 3.6.1999.
Secondo l’intervista che Aida Marrone, dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “G. Spataro” di Gissi (Chieti) ha rilasciato per il rapporto Piccole Scuole Indire, le pluriclassi rappresentano “vere e proprie risorse” non solo per la scuola ma anche per gli alunni e le comunità di cui sono espressione.
Perché questo sia possibile, però, è fondamentale organizzare in modo funzionale e flessibile «il curricolo, gli spazi, i tempi, gli arredi, il materiale didattico; dilatare lo spazio dell’aula fino a includere il territorio; coinvolgere la comunità, aiutandola a divenire una vera comunità educante; includere le tecnologie a supporto dei processi di apprendimento».
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Il piccolo numero rappresenta un punto di forza per l’apprendimento, perché tutti gli alunni possono essere seguiti in modo individuale, con la possibilità di avere continue attività di recupero o potenziamento. Secondo Stefania Canepa, docente in una pluriclasse della scuola secondaria di primo grado di Urbe, in provincia di Savona,
È un ambiente ottimale anche per alunni che presentano difficoltà di apprendimento, poiché sono stimolati e coinvolti in attività di gruppo, di laboratorio e vengono soprattutto valorizzate le loro potenzialità.
Gli stimoli, spiega Anne-Marie Geinoz, responsabile di atelier di formazione sulle pluriclassi all’ASP di Friburgo,
non arrivano soltanto dai docenti, ma anche dai compagni. I più piccoli cercano di copiare i grandi, mentre i più grandi assimilano meglio le loro conoscenze o per lo meno sono più coscienti dei passi compiuti.
Gli alunni di queste classi sarebbero più indipendenti e autonomi, oltre che più abituati a lavorare il gruppo e ad abbandonare la competitività in favore della collaborazione.
Senza dimenticare la funzione strategica che rivestono nel mantenere vivi contesti sociali che diversamente perderebbero i suoi abitanti più giovani, costretti a spostarsi in altre aree.
Quali sarebbero invece, i limiti delle pluriclassi? Li ha spiegati Sara Fornera nell’articolo “Essere e Avere” pubblicato su Educazione&Scuola è dedicato proprio a questa esperienza pedagogica. Tra le principali critiche ci sono quelle secondo cui una pluriclasse richiederebbe una articolata gestione dei tempi con notevoli difficoltà per gli insegnanti e una considerevole riduzione degli spazi di protagonismo degli allievi in ogni singola lezione.
Ma non solo:
Il lavoro per l’insegnante può risultare quindi più gravoso, soprattutto se non posa su basi pedagogiche solide che mettano al centro gli alunni.
La verità è che è difficile portare avanti un progetto più costoso in termini di energia e di tempo quando non riposa su una chiara filosofia pedagogica, sulla volontà di mettere il bambino al centro del proprio insegnamento e di fornire ai maestri gli strumenti necessari per farlo.
ha spiegato Julien Clenin, formatore all’alta scuola pedagogica (ASP) dei cantoni di Berna, Giura e Neuchâtel.
Come nel caso dei bambini anticipatari (quelli che fanno la “primina”), il dubbio è quale possa essere l’impatto di frequentare le lezioni con alunni più grandi di loro. Come abbiamo visto, tra i vantaggi delle pluriclassi c’è proprio lo stimolo che può rappresentare la presenza di bambini più grandi per i piccoli, generalmente curiosi e portati ad apprendere per imitazione e che può essere un importante veicolo di autonomia e indipendenza.
In questo contesto, spiega la docente Elisa Borgaro, l’autonomia può essere ulteriormente sviluppata attraverso:
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