Il sonno di molti bambini è per molti genitori un vero e proprio incubo. È il caso dei cosiddetto pavor nocturnus, noto anche come terrore notturno, un fenomeno che interessa tra lo 0.1 e lo 0.6% dei bambini.

Tra insonnia, parasonnie e ipersonnie, regressioni, difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni, disturbi respiratori, del movimento o del ritmo circadiano, il sonno dei bambini è un campo minato. Scopriamo più da vicino l’evento angosciante (per i genitori, ma non per il bambino) del pavor nocturnus vedendo cosa è possibile fare per gestirlo al meglio.

Cos’è il pavor nocturnus?

Tra i disturbi del sonno pediatrici (ma che può interessare anche gli adulti) il pavor nocturnus è un fenomeno per il quale il bambino si sveglia rapidamente e si ritrova in uno stato di terrore. Infatti il bambino si sveglia piangendo disperato, urlando e dimenandosi senza che alcuna forma di consolazione sortisca un effetto positivo.

È considerata una parasonnia in quanto è caratterizzata da insoliti comportamenti fisici e verbali che prevedono anche paura intensa, affanno e un battito cardiaco accelerato. La particolarità dei terrori notturni, comuni in età prescolare (specialmente tra i 3 e gli 8 anni), è che al mattino il bambino non avrà alcun ricordo di questi episodi. Per questo motivo gli episodi di pavor nocturnus non sono da considerare degli incubi.

Gli incubi, infatti, sono dei sogni particolarmente spiacevoli che si possono ricordare quando ci si sveglia e che si verificano in una fase avanzata del sonno. Il pavor nocturnus, invece, può verificarsi anche nella prima parte del sonno, con episodi che possono durare anche 15 minuti e ripresentarsi nel corso della stessa notte.

Oltre a quanto detto durante gli episodi di pavor nocturnus il bambino può sudare, avere le pupille dilatate, andare incontro a perdite di urina, mettersi seduto nel letto, non parlare e non rispondere alle domande, dimenarsi, ignorare la presenza dei genitori e avere uno sguardo confuso. Anche gli episodi più brevi possono richiedere molto tempo (anche fino a trenta minuti) per far riaddormentare il bambino. Inoltre un terzo dei bambini va incontro a episodi di sonnambulismo.

Le cause del pavor nocturnus nei bambini

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L’atto del dormire può essere suddiviso in 3 fasi principali (veglia, sonno non REM – Rapid Eye Movement – e sonno REM) che a loro volta vengono suddivise in 5 fasi dove le prime quattro sono non-REM, mentre l’ultima è REM. Le caratteristiche di questi stadi è che presentano diverse frequenze e schemi elettrici. Il pavor nocturnus si manifesta quando il bambino passa tra la fase 3 e la fase 4 del sonno come attivazione generalizzata del sistema nervoso.

La causa specifica non è del tutto nota, ma si pensa possa derivare da un coinvolgimento del meccanismo che regola il risveglio dalla fase di sonno profondo. Il coinvolgimento di questo meccanismo avviene maggiormente nel periodo dello sviluppo ed è per questo che le parasonnie sono più frequenti in questa fase dello sviluppo, quando il sistema nervoso del bambino non è ancora del tutto maturo.

Questa è un’ipotesi di spiegazione della causa remota sulla quale si possono innestare tutta una serie di altri fattori che possono aumentare la frequenza e l’intensità del pavor nocturnus. Sono infatti da considerare i fattori genetici che possono predisporre a un fenomeno di questo tipo, ma anche quelli ambientali e accidentali. Tra questi rientrano:

  • uno stato di malessere;
  • una profonda stanchezza;
  • uno stato di stress derivato da una giornata molto intensa;
  • il manifestarsi di rumori improvvisi;
  • un trauma o uno spavento vissuto durante la giornata;
  • l’assunzione di farmaci;
  • fenomeni del sonno come le apnee notturne;
  • la sindrome delle gambe senza riposo.

Cosa fare in caso di terrore notturno?

Nonostante gli episodi di terrore notturno non lascino conseguenze nel bambino, è una realtà che provoca angoscia e senso di impotenza nei genitori, oltre a condizionare negativamente il loro riposo. Lo spavento porta i genitori a temere che gli episodi di terrore notturno siano conseguenza di qualche grave disturbo e per accertarne la causa il pediatra, oltre a una valutazione della storia medica e a un esame fisico, può prescrivere diversi test. Il principale è l’elettroencefalogramma (EEG) per escludere la presenza di un disturbo compulsivo o una polisonnografia per verificare l’eventuale presenza di un disturbo respiratorio.

Di per sé non esiste una cura, anche considerando l’assenza di conseguenze sulla salute del bambino e il fatto che questi episodi tendono a risolversi spontaneamente con il passare degli anni. L’indicazione è quella di non fare niente ed evitare di svegliare il bambino. Il dialogo si rivelerebbe inutile in quanto il bambino non è consapevole di ciò che sta accadendo e il consiglio è di farlo rilassare utilizzando un tono di voce dolce e rassicurante (a prescindere dalle parole che si dicono) o di utilizzare della musica.

I possibili rimedi al pavor nocturnus nei bambini

La gestione del pavor nocturnus passa anche dall’attenzione verso alcuni elementi utili a evitare conseguenze negative. È infatti necessario che la cameretta venga messa in sicurezza in modo che il bambino non si ferisca durante uno di questi episodi. Allo stesso tempo è utile evitare l’utilizzo di dispositivi tecnologici prima di andare a dormire, assicurarsi che il bambino si riposi sufficientemente ed evitare che si addormentino troppo stanchi o irrequieti.

Alcune ricerche effettuate hanno dimostrato come l’assunzione di integratori di ferro si rivela efficace anche contro i fenomeni di terrore notturno, ma questo tipo di scelta deve essere sempre valutata insieme al pediatra.

Oltre a mantenere la calma e creare un ambiente rilassante i genitori possono, in caso di episodi frequenti, monitorare la loro comparsa. Se questi si verificano con una certa regolarità (sempre dopo gli stessi minuti/ore da quando sono andati a letto o alla stessa ora) è possibile svegliare il bambino 15 minuti prima del successivo episodio e tenerlo sveglio (e non a letto) per circa 5 minuti. Mantenendo questa routine per circa una settimana si potrebbe assistere a un miglioramento.

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  • Bambino (1-6 anni)