Parliamo di paura e in modo particolare quelle che interessano i bambini.

Prima di farlo è però necessaria una breve premessa. L’argomento è delicato perché intercetta la personalità dei bambini, ma anche quella dei rispettivi genitori che vogliono rassicurarli e aiutarli a superare le tensioni generate dalla paura.

Bisogna anche considerare come la paura sia di per sé un’entità innata e come tale fisiologica e con alcune implicazioni utili. Non è quindi l’eliminazione delle paure dei bambini l’obiettivo che ci si deve prefiggere, ma la loro conoscenza e gestione.

Avere paura è normale (e in alcuni contesti sarebbe preoccupante il contrario) ma è anche potenzialmente causa di disagio. Come evidenziato in questo studio, infatti, le paure vengono distinte dalle fobie in quanto queste compromettono la qualità della vita, ma di per sé anche le stesse paure possono interferire negativamente con le loro attività quotidiane.

È quindi un discorso articolato, complesso e delicato che richiede un approccio attento e consapevole.

Perché i bambini hanno paura: una panoramica psicologica

Partiamo da qualche definizione e spiegazione. L’Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva (AIAMC) definisce le paure come emozioni, ovvero reazioni soggettive caratterizzate da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali.

La Fondazione Veronesi aggiunge che la risposta alla paura comincia nell’amigdala, la struttura situata in profondità nel cervello. Quando ci troviamo di fronte a uno stimolo considerato minaccioso si innescano una serie di reazioni. Vengono rilasciati degli ormoni, il cervello si allerta, le pupille si dilatano, il respiro accelera e aumenta la frequenza cardiaca, la pressione, il flusso sanguigno e la quantità di glucosio nei muscoli mentre riducono le loro attività il sistema gastrointestinale e altri organi non vitali.

Oltre a questi sintomi fisici, la paura può manifestarsi anche con passività, impazienza, irritabilità, attaccamento eccessivo alle figure di riferimento, assenza di curiosità ed enuresi notturna.

I neonati iniziano a provare sentimenti di paura e a differenziarli da altre emozioni a partire dai 6-12 mesi di età. Molte di queste paure dei bambini sono il risultato delle difficoltà che i più piccoli hanno nel distinguere tra reale e immaginario. Inoltre le paure dei bambini hanno anche una dimensione culturale ed etnica.

Con la crescita i bambini sviluppano le capacità cognitive e sociali necessarie per comprendere meglio ciò che accade intorno a loro e a superare le paure tipiche dell’infanzia. Ci sono quindi delle paure che accompagnano il bambino nel corso del loro sviluppo, ma che possono ripresentarsi negli anni in occasione di esperienze particolari come lutti, nascite e cambiamenti.

La paura, oltre a essere innata, è una realtà fondamentale in quanto utile alla sopravvivenza. Essa aiuta il bambino a esplorare la realtà comprendendone i pericoli e imparando a mettersi al riparo tramite la vigilanza e le strategie utili a superarle.

Le paure più comuni nei bambini e le loro cause

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Fonte: iStock

Le paure dei bambini variano anche a seconda della fase in cui si trovano. Il portale WebMD spiega come neonati, per esempio, hanno paura prevalentemente dei rumori, dei movimenti improvvisi, degli sconosciuti, degli oggetti voluminosi, del cambiare casa e della separazione dai propri genitori.

Nella fase prescolare, invece, emergono la paura di mostri e fantasmi, del buio, di alcuni animali e dei rumori durante la notte.

Successivamente le paure più comuni sono quelle legate agli eventi metereologici (tempeste, temporali, disastri naturali), agli animali (come ragni e serpenti), alle malattie e in generale alle minacce alla propria incolumità, paura di stare da solo, di essere rifiutato e della reazione degli altri.

Gli adolescenti invece sviluppano paure legate alla propria immagine e al giudizio degli altri.

Queste paure seguono un po’ l’andamento dello sviluppo e della crescita dei bambini. Nei primi mesi il neonato conosce il mondo che lo circonda tramite il contatto fisico, l’odore e la voce. La separazione da questa dimensione prevalentemente fisica può essere causa di paura. Così come lo diventa successivamente quella dell’estraneo come conseguenza dell’abilità di riconoscere le persone e, quindi, differenziarle.

In questa fase (ma poi anche tra i 3 e i 5 anni) c’è la nota ansia da separazione. È una paura comune nelle fasi di passaggio e che si manifesta spesso con l’ingresso nella scuola (prima l’asilo nido e poi la scuola dell’infanzia).

Intorno ai 2-3 anni il bambino impara ad acquisire il controllo dello sfintere (con lo spannolinamento e l’andare in bagno da solo) con il possibile emergere della paura delle feci e dell’urina, con il bagno che diventa il luogo simbolo di queste tensioni. Successivamente si sviluppa la fantasia e l’immaginazione e creature come mostri e streghe, ma anche il buio e il temporale, hanno un ruolo affascinante ma allo stesso tempo anche spaventoso.

Crescendo il bambino sviluppa paure diverse come quelle legate al farsi male, all’ammalarsi e al morire. È la conseguenza dell’apprendimento che le cose non sono durature ma che iniziano e finiscono. È la ciclicità della vita che interroga i bambini ma che allo stesso tempo può fare anche paura.

Come già anticipato alcune paure sono legate al contesto culturale ed etnico di provenienza. Basti pensare alla paura (e minaccia) dell’arrivo dell’uomo nero spesso presente nei bambini occidentali (anche italiani) che non si comportano come vorrebbero i loro genitori.

È quindi utile porre l’attenzione su come molte paure dei bambini dipendono dalle modalità di educazione. Genitori e caregiver poco attenti possono portare a paure di abbandono e solitudine, mentre paure di non essere amati e desiderati possono insorgere in contesti nei quali prevale uno stile educativo basato su minacce e punizioni.

Anche l’eccesso di aspettative o uno stile educativo iperprotettivo possono essere responsabili di paure come quelle di non essere all’altezza, di essere giudicati o di non ricevere sufficiente affetto.

Come affrontare le paure dei bambini: strategie per i genitori

Ci sono diverse cose che i genitori possono fare per aiutare i bambini ad affrontare le paure. La prima e forse la più importante è quella di non avere paura delle paure dei bambini. È normale che le abbiano ed è doveroso che sappiano di poter contare su qualcuno che presti attenzione a queste loro percezioni.

In questo senso il Child Mind Institute invita a infondere tranquillità al bambino non sminuendo la sua paura. I bambini vanno rassicurati; è il modo migliore per crescere con la tranquillità necessaria per affrontare le paure.

Parallelamente è importante che il bambino riesca autonomamente a superare le paure. I genitori non devono trasmettergli ansia o sminuire la sua (presunta) debolezza. È quindi anche utile non pretendere dal bambino qualcosa che, per l’età che ha, non può avere.

Per aiutare il bambino è utile anche risparmiargli di preoccuparsi delle angosce dei genitori. I genitori non sono supereroi e non devono fingere di essere impeccabili, perfetti e invulnerabili, ma non è compito dei bambini quello di farsi carico delle paure dei genitori.

Per alcune paure si rivelano utili delle strategie. Per la paura del buio, per esempio, si possono prevedere delle lucine che non disturbano l’igiene del sonno ma che consentono al bambino di avere la rassicurazione di cui ha bisogno in quella fase della sua vita. Per l’ansia da separazione può essere utile creare un rituale del saluto e non preoccuparsi se il bambino piange.

Per altre paure, come quelle nei confronti degli animali domestici come cani e gatti, può essere utile un approccio graduale. Si può chiedere al padrone del cane o del gatto se il cucciolo è tranquillo, se è possibile accarezzarlo o come fare a capire quando è il momento di avvicinarsi. Relazionarsi per primi con gli animali mostrando al bambino che non vi è motivo di preoccupazione è una buona testimonianza che gli permette di acquisire con i suoi tempi una maggiore sicurezza.

Ci sono poi infine paure che non hanno una soluzione. La paura delle malattie o della morte, magari a fronte di un lutto familiare recente, non può essere eliminata del tutto. È un’esperienza con la quale imparare a convivere e che ha bisogno innanzitutto di attenzioni, pazienza e rassicurazioni.

Quando preoccuparsi e chiedere aiuto

I segnali d’allarme da considerare sono diversi, ma ciascuno va contestualizzato nell’età del bambino e nel suo vissuto. Un bambino adottato che viene da un contesto di sofferenza non potrà avere le stesse reazioni di un coetaneo che non ha vissuto quell’esperienza.

C’è sicuramente il parametro cronologico e anagrafico, ma non è l’unico a spiegare eventuali criticità che devono essere affrontate nelle apposite sedi.

In generale quando una paura persiste a lungo e non si esaurisce in un arco temporale limitato, quando producono una reazione particolarmente grave e significativa, così come quando portano il bambino a isolarsi o evitare le situazioni potenzialmente critiche è necessario prevedere una valutazione psicopatologica finalizzata a riconoscere le cause e prevedere adeguate strategie.

Attività e giochi per rafforzare il coraggio nei bambini

Con i bambini più piccoli può essere utile sfruttare il momento del gioco di ruolo, del disegno o del confronto con i peluche per imparare ad affrontare le paure.

Un metodo altamente efficace e valido in tutte le fasce di età (soprattutto nei bambini abituati a farlo) è quello di sfruttare i libri. Fiabe, favole e racconti aiutano il bambino a immaginare e vedere come ci si rapporta con una paura o una situazione spiacevole e a imparare strumenti per metterli in pratica.

Un’ottima attività è anche quella di far giocare i bambini all’aperto. Oltre a tutti gli altri benefici c’è anche il vantaggio di sperimentare nuove attività, mettersi alla prova e confrontarsi con i coetanei in un ambiente nel quale vivono la libertà e il divertimento.

In ogni attività è fondamentale incoraggiare il bambino con un tono di voce rassicurante (e non duro o minaccioso) in un contesto di leggerezza e tranquillità.

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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)