Quando si parla di stress, si è soliti pensare a una condizione che interessa esclusivamente gli adulti che si fanno carico di preoccupazioni e responsabilità di vario tipo. In realtà il fenomeno dello stress infantile è da diversi anni oggetto dell’attenzione degli specialisti anche per gli effetti a lungo termine a essi associati.

Il Journal of Neurodevelopmental Disorders, infatti, spiega come lo stress nei bambini condizioni il loro sviluppo neurologico, comportamentale e psicologico con effetti a lungo termine che si riflettono in diversi ambiti della loro vita.

È utile quindi parlarne, superando una certa superficialità in materia che porta a pensare ai bambini come esenti da questi condizionamenti e all’infanzia a un periodo privo di criticità. Se questo è possibile è anche per merito dei genitori che hanno un ruolo centrale nel far crescere i bambini in un ambiente sereno e aiutarli a superare le fasi più difficili e potenzialmente fonte di stress.

Cos’è lo stress infantile?

Lo stress, precisa il portale MedlinePlus, è una risposta a un cambiamento negativo. Se in piccole quantità può essere anche un elemento positivo, quando diventa eccessivo può avere ripercussioni sul modo in cui il bambino si sente, pensa e agisce.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aggiunge come o stress sia una sensazione che proviamo quando ci sentiamo sotto pressione, sopraffatti o incapaci di farcela. È una realtà comune non solo negli adulti, ma anche nei bambini, con ripercussioni negative sull’umore, sul benessere psicofisico e sulla qualità delle relazioni.

Per comprendere la questione, il Center on the Developing Child dell’Harvard University spiega come l’imparare ad affrontare le avversità sia una parte importante del sano sviluppo del bambino. Fisiologicamente, quando ci sentiamo minacciati e in pericolo, l’organismo risponde aumentando la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e il livello degli ormoni detti dello stress, come il cortisolo.

Se il bambino cresce in un ambiente in cui ha relazioni (prevalentemente quelle dei suoi genitori) capaci di supportarlo, gli effetti fisiologici dello stress vengono riportati ai livelli di base, consentendo al bambino di sviluppare una risposta sana allo stress. Al contrario, se questo non avviene e se l’esposizione allo stress è duratura e pesante, vi è un indebolimento dei sistemi e dell’architettura cerebrale del bambino, con ripercussioni permanenti sulla sua vita.

Le cause del nervosismo nei bambini

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Fonte: iStock

Lo stress infantile può essere presente in qualsiasi contesto che richieda al bambino di adattarsi e cambiare; è quindi normale che durante la crescita sia esposto a un fenomeno di questo tipo.

Generalmente i bambini sperimentano lo stress quando non riescono a far fronte a situazioni difficili, dolorose e che minacciano la loro serenità. Tra questi ci sono i cambiamenti fisici (come quelli cui vanno incontro con la pubertà), le esigenze scolastiche, problemi nella socializzazione (anche a fronte di casi di bullismo), cambiamenti di vita (traslochi, separazione dei genitori, cambio della scuola e del gruppo di amici, eccetera) così come lutti, problemi familiari (tensioni, problemi finanziari, eccetera) e malattie croniche.

In questo ampio campo di cause e fattori responsabili del nervosismo nei bambini rientra anche il disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD). Si tratta, come precisato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, di una conseguenza (i cui sintomi si manifestano entro sei mesi e durano per più di sei mesi) all’esposizione a un trauma. Un trauma è qualsiasi evento che impatta negativamente sulla persona andandone a modificare il modo di vivere e vedere il mondo.

Nei bambini possono essere cause di trauma anche un incidente stradale, una catastrofe naturale, vivere in situazioni di guerra e l’essere vittima di maltrattamenti e violenza.

Quali sono i sintomi a cui fare attenzione

Ogni bambino, anche per via del proprio temperamento, reagisce diversamente di fronte allo stesso evento traumatico grave e, come precisato dal Manuale MSD, molto dipende anche dall’età. Nei bambini con meno di 6 anni ci deve essere un’esperienza diretta dell’evento traumatico per sperimentare i sintomi tipici del nervosismo e dello stress infantile; per quelli più grandi invece è possibile sviluppare stress e nervosismo anche per eventi traumatici vissuti da altri e questo può avvenire anche tramite l’esposizione mediatica.

Tra i sintomi che possono far sospettare lo stress infantile, il Mayo Clinic inserisce: maggiore irritabilità, esplosioni emotive e comportamenti incoerenti con quello abituale, difficoltà a dormire, tendenza a isolarsi dagli altri, difficoltà scolastiche e mal di testa e mal di stomaco frequenti. A questi si aggiungono anche sentimenti di colpa, di impotenza, rabbia e vergogna, tristezza e difficoltà di concentrazione.

Diverse ricerche hanno inoltre evidenziato come ci sia un legame tra lo stress infantile e le allergie e la crescita dei primi molari. A darne notizia è il Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo (CORDIS), che riporta i risultati di una ricerca condotta dall’Helmholtz Center per la ricerca ambientale (UFZ). La ricerca ha evidenziato come i bambini che avevano attraversato una situazione stressante mostravano concentrazioni del peptide intestinale vasoattivo (VIP) maggiori nel sangue. Questo neuropeptide potrebbe influenzare la risposta immunitaria, contribuendo allo sviluppo di allergie cutanee o asma.

Il portale MSD Salute, invece, riporta i risultati di alcune ricerche secondo le quali i bambini sottoposti a esperienze stressanti ottengono i primi molari permanenti prima rispetto agli altri bambini.

In generale, anche se con una comprensione ancora limitata dei meccanismi sottostanti a queste relazioni, la letteratura scientifica è al corrente degli effetti che lo stress infantile ha nello sviluppo cerebrale (corteccia prefrontale, ippocampo, ipotalamo e amigdala), determinando una maggiore vulnerabilità ai problemi di salute mentale e fisica che il soggetto rischia di sviluppare con il passare degli anni.

Il ruolo dei genitori nella gestione dello stress

La risposta allo stress può essere positiva o tossica.

  • La reazione tossica è spesso anche la causa del nervosismo e dello stress infantile in quanto si caratterizza con abusi (fisici o emotivi), negligenza, esposizione del bambino a forme di violenza e coinvolgimento in responsabilità familiari.
  • La risposta positiva è quella invece capace di ripristinare lo stato precedente lo stress aiutando il bambino ad adattarsi e a superare l’evento stressante.

I genitori hanno un ruolo fondamentale sia in termini di prevenzione, riducendo o eliminando del tutto le fonti di stress, che di supporto e aiuto per superare in maniera sana i momenti di stress. Un primo elemento da considerare è quello di prendere consapevolezza del problema, evitando di esasperare la situazione incolpando il bambino di ciò che sta provando e vivendo. In questo modo, oltre ad aumentare il senso di colpa, solitudine e inadeguatezza, lo si priva delle prime figure di riferimento, i genitori appunto, che dovrebbero proteggerlo, accudirlo e aiutarlo.

Compito dei genitori è anche quello di essere dei modelli. Se è estremamente difficile riuscirci è importante che i genitori sappiano gestire le proprie tensioni, il loro nervosismo e le fonti di stress; dal modo in cui gli adulti affrontano queste situazioni i bambini imparano a elaborare un proprio metodo di comportamento.

I genitori possono inoltre adoperarsi per rendere la casa un ambiente sicuro e piacevole, definendo una routine tale che si riveli confortante per il bambino. Inoltre, è importante che gli adulti seguano con attenzione la crescita dei propri figli, individuando i potenziali fattori di stress e prevenendoli o adottando comportamenti utili a evitare che degenerino.

Fondamentale si rivela la pazienza e la risposta che i genitori applicano al nervosismo dei bambini. Reazioni violente, critiche o dure possono solamente innescare un circolo vizioso che difficilmente aiuterà il bambino (e tantomeno il genitore) a ritrovare equilibrio e serenità.

L’ascolto, il dialogo, la calma e l’amorevolezza sono atteggiamenti preziosi per rassicurare il bambino e creare le condizioni ideali per affrontare con positività lo stress infantile.

Come gestire nervosismo e stress nei bambini

Ci sono alcuni comportamenti e modi di fare che possono aiutare a tenere sotto controllo lo stress. Alcuni eventi, infatti, non possono essere evitati, e non è neanche sano far crescere i bambini sotto una campana di vetro lontano da ogni forma di tensione e difficoltà. La crescita passa dalla capacità di confrontarsi con eventi negativi, non dalla loro (per giunta impossibile) totale eliminazione.

Ecco, quindi, che può essere utile spiegare ai bambini gli eventi delicati e potenzialmente stressanti cui andranno incontro (cambio di casa, difficoltà nella relazione tra i genitori, eccetera). È indispensabile, nel caos degli impegni quotidiani e settimanali, trovare del tempo per stare insieme condividendo attività divertenti e momenti piacevoli.

Si rivela utile anche definire una routine quotidiana fatta di orari, abitudini e scelte alimentari sane che contribuiscano anche dal punto di vista fisico ad avere le risorse per gestire al meglio il nervosismo e lo stress. In questo senso si rivela imprescindibile l’uscire di casa, il giocare (anche in compagnia dei coetanei) e l’attività fisica regolare.

Un altro aspetto decisivo è quello di consentire al bambino di avere un controllo della sua vita. È utile che sia lui a fare delle scelte (che gioco fare, cosa mangiare, cosa guardare in TV, eccetera) in modo che sviluppi una migliore capacità di risposta allo stress.

Infine, ma non meno importante, il contemplare l’insuccesso. I genitori non sono supereroi infallibili e la loro capacità educativa non si esprime nell’assenza di errori. Anzi, essendo essi stessi le prime “vittime” dello stress possono, dal modo con cui lo affrontano, insegnare ai figli cosa si può fare anche e soprattutto dopo comportamenti insufficienti e che si sarebbe voluto evitare.

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  • Bambino (1-6 anni)