È impossibile che un genitore non abbia sentito parlare del Metodo Montessori. Meno diffusa è la conoscenza del Metodo Agazzi, eppure questa pedagogia elaborata da due sorelle italiane ha avuto un grande successo nel nostro Paese, dando addirittura il nome alla “scuola materna”.

Vediamo in cosa consiste e come viene applicato.

Che cos’è il metodo Agazzi?

Il metodo Agazzi, rivolto ai piccoli da 0 a 6 anni, si basa principalmente sul rispetto della libertà, della spontaneità e dell’autonomia dei bambini, oltre che sull’uso intelligente degli oggetti e dello spazio, attraverso le attività quotidiane che si inseriscono a scuola e in casa, recuperando il valore educativo di tutto ciò che ci circonda.

La caratteristica principale del metodo educativo delle sorelle Agazzi è la necessità di fornire ai bambini un ambiente e un sostegno emotivo fatto di amore, affetto e vicinanza e consiste nel rendere gli ambienti educativi quanto più simili possibile a quelli familiari attraverso l’organizzazione degli spazi scolastici come quelli presenti a casa e lo svolgimento di attività domestiche a scuola, come pulirsi, pettinarsi, vestirsi, apparecchiare la tavola o prendersi cura di un animale o di una pianta.

A cambiare è anche il ruolo dell’educatrice: non più una figura autoritaria da rispettare e temere, ma autorevole grazie a una natura umana e affettiva, che richiama quella della madre.

Non si tratta di un metodo fisso, quanto piuttosto di esperienze didattiche basate su una serie di principi educativi come:

  • autonomia;
  • libertà;
  • contatto con l’ambiente (familiare, sociale e scolastico);
  • imparare giocando;
  • conoscere attraverso l’osservazione;
  • valore della gioia.

La storia e lo sviluppo

A creare il metodo Agazzi sono state le sorelle Rosa (1866) e Carolina (1870), due educatrici italiane nate a Volongo, in provincia di Brescia (oggi Cremona) e formatesi nella Scuola Normale Magistrale di Brescia, dove Rosa lavorava come maestra e Carolina alla scuola dell’infanzia. Nel 1892 iniziarono a gestire due asili, tra cui quello di Mompiano, che diventerà il loro modello e prenderà il nome di “Scuola materna”, un termine ripreso nel 1968 dalla legge 444, che ha istituito le scuole di Stato per l’infanzia.

La loro pedagogia si inserisce nel movimento della Nuova Scuola di fine Ottocento, il cui obiettivo principale era rinnovare i metodi di insegnamento tradizionali concentrandosi sul bambino, sui suoi bisogni e interessi.

Questa nuova filosofia considerava l’educazione attiva e il coinvolgimento permanente del bambino come una condizione per il suo sviluppo psicomotorio, cognitivo, sociale, psicologico e affettivo globale: questo si è tradotto in un insegnamento basato sul gioco e sul contatto con il proprio ambiente naturale e sociale, oltre che la promozione di un’educazione basata sulla libertà, rendendo il bambino il protagonista del processo educativo, promuovendone la creatività, la partecipazione, l’impegno e la cooperazione.

Le applicazioni pratiche del metodo

Lavorando principalmente con bambini provenienti da famiglie con scarse risorse, una delle caratteristiche chiave del metodo nei materiali utilizzati. Non c’è bisogno di acquistare niente perché utilizzano materiali di riciclo come giornali, latta, bottoni e tutto quello che riescono a trovare in casa. Un “museo delle cianfrusaglie” o “museo dei poveri” a partire da cui vengono svolte le attività di apprendimento: lavorare sulle qualità degli oggetti, selezionare, ordinare, differenziare, ecc., lavorando sul sensoriale e sul cognitivo in un ambiente emotivo e intimo.

Le sorelle Agazzi ritenevano che l’uso di questi materiali e oggetti comuni e reali e lo svolgimento di compiti quotidiani simili a quelli del loro ambiente familiare avessero un reale potenziale educativo e hanno scoperto che i bambini sviluppano progressivamente la cognizione attraverso attività di apprendimento con questi materiali, nonché attraverso l’intuizione e l’attività sensoriale. In questo senso, lo fanno manipolando oggetti, facendo confronti per stabilire somiglianze e differenze e classificandoli in base a colori, forme e dimensioni.

L’apprendimento è il punto centrale del metodo, che considera il gioco un modo per avvicinare i bambini a un ambiente piacevole e affettivo, simile al loro ambiente familiare. Attraverso il gioco, vengono pianificato le attività di danza, ritmo e canzoni come una forma di linguaggio del corpo, così come attività in cui il disegno spontaneo innesca lo sviluppo di aspetti intellettuali relativi a forme, distanze, dimensioni e spazi.

Un altro aspetto principale di questo metodo educativo è il lavoro della terra e il contatto con la natura, le attività “agricole” come il giardinaggio e la cura delle piante. I compiti educativi, infatti, sono incentrati e sviluppati attorno ai quattro elementi naturali: terra, acqua, sole e aria.

Gli oggetti personali dei bambini vengono inoltre etichettati con immagini o simboli detti “contrassegni”: a causa della loro età, i bambini non possono leggere nomi o numeri, ma questi consentono loro di identificare e ordinare i propri oggetti personali, oltre a promuovere l’educazione linguistica.

I benefici del metodo Agazzi

L’obiettivo del metodo Agazzi è crescere bambini, non scolari: in un ambiente intimo e amorevole, modellato su quello familiare, i piccoli possono sviluppare le proprie potenzialità attraverso il gioco e l’osservazione, apprendendo da ciò che li circonda, allenandosi anche a confrontarsi con i propri pari.

Metodo Agazzi e Metodo Montessori

Anche se oggi il Metodo Montessori è uno dei più celebri al mondo, in Italia fu il Metodo Agazzi ad avere il maggiore successo. Come spiega un approfondimento dedicato proprio alla “diversa fortuna dei metodi Agazzi e Montessori, quello delle sorelle è stato

il filo conduttore di tutti gli interventi istituzionali italiani nel settore delle scuole infantili ed elementare, a partire dai programmi connessi alla legge Credaro del 1914 sino agli Orientamenti per la scuola materna statale del 1969 e poi del 1991.

Una delle differenze principali tra i metodi è che, sebbene dedicato anche ai bambini molto piccoli, il Metodo di Maria Montessori si focalizza anche sulla scuola primaria e sull’adolescenza, mentre quello delle sorelle Agazzi è dedicato ai piccoli in età prescolare. La differenza è anche nel grado di scientificità dei due metodi, perché quello Agazzi è più “domestico” e basato sull’intuito, ha spiegato Alessandro Fanello in un video dedicato alle differenze tra i metodi.

Diverso anche il ruolo dell’insegnante: preparatorio prima dell’ingresso in classe e di osservazione nel caso Montessori, più “materno” e flessibile in funzione dei bisogni del bambino nel caso delle educatrici Agazzi.

Stesso discorso per i materiali: quelli montessoriani contengono “l’auto correzione all’errore”, nati con disegni scientifici e pedagogici e quindi, didattici, continua Fanello, di riciclo quelli del Museo delle cianfrusaglie.

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Categorie

  • Bambino (1-6 anni)