Si sa, ogni bambino ha i suoi tempi e non tutti iniziano a parlare alla stessa età. Quelli che iniziano con un certo ritardo sono conosciuti come late talker e late bloomer.

Ne discutiamo insieme alla logopedista Cinzia Luzzani, che ci fornisce qualche consiglio per stimolare il linguaggio nei bambini fino ai 3 anni.

Le tappe dello sviluppo del linguaggio

Dottoressa, quali sono le tappe del linguaggio che un bambino deve attraversare?

I neonati da 0 a 3 mesi comunicano attraverso piccole interazioni come sorrisi, sguardi con la mamma, gorgoglii; verso i 6-7-8 mesi compare la lallazione con la ripetizione di alcuni suoni della lingua materna (pa-pa, ma-ma); intorno ai 12 mesi i bambini iniziano a produrre delle parole e delle piccole frasi (“bau bau” per “cane”).

Dai 12 mesi in poi si sviluppa il lessico, che a 18 mesi diventa più ampio e vario (si parla di una vera e propria “esplosione lessicale“). Quando vogliono comunicare qualcosa, i bambini di questa età producono delle frasi nucleari formate da una sola parola. Per esempio, quando dicono la parola “papà” intendono dire “ecco papà che arriva dal lavoro”; se dicono “bau bau” potrebbero voler dire “ho visto un cane”.

A questo punto dello sviluppo linguistico i bambini iniziano a fare una ricombinazione lessicale, producendo delle frasi formate da 2 o 3 parole accostate tra loro. Per esempio, per dire “andiamo a casa della nonna”, il bambino accosterà le parole “casa” e “nonna”; normalmente questo processo inizia dai 18 fino ai 24 mesi. 24 mesi rappresenta un traguardo: quell’età in cui i bambini dovrebbero aver raggiunto la capacità di formare delle piccole combinazioni frasali.

Late talker: chi sono?

Come ci spiega la logopedista, il late talker si definisce come un parlatore tardivo, cioè un bambino che a 24 mesi non ha ancora sviluppato un lessico di 50 parole (non ha un vocabolario di 50 termini diversi) e non ha un linguaggio combinatorio (non produce piccole frasi). In questi casi si parla di ritardo del linguaggio:

Essere un late talker non significa necessariamente sviluppare una patologia. Nella maggior parte dei casi, infatti, il bambino con un ritardo del linguaggio fa un salto grammaticale incredibile intorno ai 36 mesi; è come se finora avesse interiorizzato e assimilato la comprensione e la produzione delle parole, fino all'”esplosione” che avviene intorno ai 36 mesi, quando riesce a produrre diverse parole e frasi molto velocemente, arrivando a esprimersi come un bambino che usava un linguaggio combinatorio già a 2 anni.

Late talker e late bloomer

I bambini che a 36 mesi iniziano a produrre frasi e parole sono chiamati late bloomers; questi bambini che sbocciano un po’ più tardi rispetto agli altri, intorno ai 3 anni (da bloom: “fiore” e “fiorire”).

Come ci spiega la dottoressa Luzzani, né i late talker né i late bloomers sono patologici, ma se verso i 2 anni o 2 anni e mezzo il bambino non produce frasi in maniera combinatoria, anche semplice, allora è bene cercare di capire la causa di questo ritardo.

Quali sono i campanelli d’allarme a cui bisogna prestare attenzione?

Tra i 24 e i 30 mesi il late talker ha un lessico povero e non ricombina le parole perché non ha acquisito tutte le tappe di sviluppo del linguaggio. Ad esempio, una lallazione mancante a 10 mesi o un lessico ridotto a 18 mesi sono segnali per iniziare ad attivarsi per capire se può trattarsi di un ritardo di linguaggio. Questo ritardo non è patologico ma va preso in considerazione per capire se sono presenti altre problematiche o se si tratta di un late bloomer che svilupperà il linguaggio con un po’ di ritardo.

Come diagnosticare ritardi nel linguaggio

Come spiega l’esperta, se il bambino a 36 mesi ha ancora delle grandi difficoltà a livello frasale e lessicale, con una produzione di linguaggio difficoltosa e confusa, allora viene fatta una valutazione:

Se il bambino non ha un linguaggio comprensibile e soprattutto se non comprende bene ciò che gli viene detto si fa una diagnosi di disturbo specifico di linguaggio (DSL). Il DSL si sviluppa in una piccola percentuale di quelli che erano late talker (bambini che prima di 36 mesi avevano uno sviluppo linguistico non in linea con l’età); quindi è differente rispetto a un ritardo di linguaggio. Nei casi in cui a più di 36 mesi persiste l’assenza di combinazione frasale si può diagnosticare un DSL.

Late talker: come comportarsi?

Anche se soltanto una piccola percentuale di late talker arrivano a sviluppare un disturbo specifico del linguaggio, la logopedista ci spiega che se i bambini a 24 mesi ancora non parlano, non hanno una quantità di lessico adeguata, non formano delle frasi, è opportuno richiedere un consulto.

Inoltre, ecco alcuni consigli più pratici per stimolare il linguaggio nei late talker:

  • Leggere è uno dei modi migliori per stimolare lo sviluppo del linguaggio nei bambini; la lettura si può fare insieme alla mamma, magari scegliendo libri con molte figure. Il linguaggio deve essere quello che usiamo tutti i giorni perché il bambino ha bisogno di essere stimolato; è importante leggere normalmente, senza semplificare il linguaggio o ridurre il lessico.
  • Un altro consiglio è quello di rendere il bambino partecipe delle attività quotidiane. I bambini devono imparare a verbalizzare gli oggetti e le esperienze con cui vengono in contatto. Per stimolarli è possibile ripetergli ad alta voce quello che vediamo o che stiamo facendo (“guarda, lì c’è un cane!”, oppure “oggi è una bella giornata, c’è il sole”, o ancora “adesso andiamo dalla nonna”).
  • Infine, è fondamentale giocare col bambino perché il linguaggio passa anche attraverso il gioco. Si possono utilizzare dei personaggi o animali per fare insieme delle rappresentazioni; un altro modo è quello di sfruttare il gioco simbolico, che aiuta il bambino a trovare un collegamento con la realtà e a sviluppare la capacità di astrazione (giocare con le tazzine per fare la mamma che prepara il tè).
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  • Bambino (1-6 anni)