L’invaginazione intestinale è il ripiegamento verso l’interno di una porzione di intestino. Può avere cause di natura diversa e, se non prontamente trattata, può portare all’occlusione e all’ischemia intestinale.

Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo intervistato la dottoressa Pilar Nannini, medico chirurgo specializzata in pediatra.

Invaginazione intestinale: cos’è?

Come prima cosa, la dottoressa ci ha spiegato cosa si intende per invaginazione intestinale:

Possiamo immaginare l’intestino come un tubo: quando un tratto di questo tubo si ripiega all’interno del tratto adiacente, si verifica la cosiddetta invaginazione intestinale. La sede maggiormente interessata dalla problematica è quella ileo-ileale o colo-colica. Si tratta di una delle principali cause di occlusione intestinale nel bambino.

La dottoressa ci ha spiegato anche che l’invaginazione intestinale può interessare sia i bambini più piccoli, con meno di 2 anni, che quelli più grandi, ma che si verifica con una frequenza maggiore tra i 4 e i 12 mesi.

Invaginazione intestinale: le cause

Abbiamo quindi chiesto alla dottoressa Nannini di elencarci le cause che possono portare all’invaginazione. E ci ha risposto che, in realtà, possono essere diverse, anche se la maggior parte delle volte l’invaginazione intestinale è idiopatica, per così dire primitiva.

Tra le cause di invaginazione intestinale possiamo elencare le enteriti virali, che determinano un aumento della peristalsi, ovvero dei movimenti dell’intestino. Così come anche la vaccinazione per il rotavirus è stata spesso messa in relazione con l’invaginazione proprio perché determina una maggiore attività peristaltica.

In altri casi, circa un quarto di quelli che si verificano, l’invaginazione può essere conseguenza di altre cause, come alcune caratteristiche anatomiche predisponenti:

Soprattutto nei bambini piccoli, può essere attribuita alla presenza del diverticolo di Meckel, ovvero un’estroflessione della parete intestinale. Ma può dipendere anche dalla presenza di polipi.

O, ancora, può essere la conseguenza di altre malattie:

Ci sono anche alcune malattie concomitanti che possono essere messe in relazione con l’invaginazione intestinale, come la fibrosi cistica o il linfoma. Un’altra causa, seppur rarissima, è una malattia chiamata porpora di Schoenlein-Henoch, ovvero un’infiammazione dei vasi sanguigni, che riguarda più frequentemente il bambino più grande.

Invaginazione intestinale: i sintomi

Quali sono i sintomi che possono essere attribuiti a un’invaginazione intestinale?

Possono essere diversi. Quando il bambino è molto piccolo, con età inferiore a un anno, manifesta inappetenza, pianto lamentoso e inconsolabile e, per ultime, feci chiamate a gelatina di ribes, caratteristiche perché molli e con sangue. In altri casi, il bambino può avere coliche addominali, febbre più o meno elevata, stitichezza per alcuni giorni che precede le feci a gelatina di ribes, malessere, inappetenza e, a volte, anche vomito.

Questi sintomi si presentano nell’arco di più giorni e non è detto vengano sempre prontamente ricondotti all’invaginazione intestinale.

L’unico sintomo caratteristico sono le feci, che però sono un segno piuttosto tardivo. Gli altri sintomi sono invece più precoci, ma molto aspecifici. Tuttavia, se abbiamo un neonato che piange in maniera inconsolabile e che rifiuta il cibo, la valutazione del pediatra è necessaria prima ancora che si manifestino le feci a gelatina di ribes. In generale, soltanto con un esame obiettivo dell’addome e con un’ecografia mirata si può arrivare a capire con certezza se il bimbo soffre di invaginazione intestinale.

Invaginazione intestinale: conseguenze e rischi

Quali conseguenze può avere?

Se non è diagnosticata per tempo, la conseguenza peggiore che può avere è l’ischemia intestinale. Per questo è necessario che la diagnosi sia precoce e che non vengano trascurati i sintomi. In tal senso, è importante anche l’aggiornamento scientifico, che permette di capire quali sono le malattie che possono portare alla concomitante presenza dell’invaginazione, e aiuta ad arrivare a una diagnosi quanto più precoce possibile.

Invaginazione intestinale: cure, intervento e recupero

Parliamo di cure: come si può intervenire in caso di invaginazione intestinale?

Il primo approccio è quello medico, con un clisma opaco per via rettale. Ovvero, si somministrano liquidi per distendere l’intestino. Ma il successo e la praticabilità di questo approccio dipendono dal tipo, dalla gravità e dall’avanzamento dell’invaginazione. Quella ileo-ileale, spesso dovuta a un aumento dei movimenti peristaltici, può essere transitoria e autolimitante. Diversa è invece la condizione dell’invaginazione ileo-ciecocolica, per cui è indicato l’intervento chirurgico se con il clisma opaco non si osservano miglioramenti.

In questo caso, quali sono i tempi di recupero per il bambino?

I tempi di recupero dipendono dalla gravità dell’invaginazione: possono essere brevi se è stata rapidamente diagnosticata, o più lunghi se ha avuto come conseguenza l’ischemia. Ma dipendono anche dal tipo di intervento, dalla lunghezza del tratto intestinale eventualmente rimosso, dal taglio della ferita chirurgica, dalla ripresa dell’alimentazione. Il bambino più piccolo ha chiaramente tempi di recupero più lunghi, rispetto a quello più grande.

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  • Bambino (1-6 anni)