Quello dell’ambientamento al nido è un rito di passaggio per moltissime famiglie: non solo per i piccoli, che per la prima volta sperimentano il distacco e l’autonomia fuori dalle mura di casa, ma anche per i genitori, che devono imparare a lasciare andare i loro “cuccioli” e, spesso, fare i conti con una fase spesso critica e turbolenta che mette in discussione i sentimenti e le paure più profonde di mamme e papà

Ma come funziona? E come fare per prepararsi al meglio?

Come funziona l’ambientamento al nido d’infanzia?

L’inserimento all’asilo nido prevede un ingresso graduale all’interno del nuovo ambiente, che all’inizio generalmente prevede la presenza dei genitori, che si riduce di più per poi consentire  la permanenza del bambino da solo per periodi di tempo sempre più lunghi.

Nella pratica, però, ogni struttura adotta un approccio diverso, in genere bastati su approcci legati a modelli educativi come il Metodo Montessori o il metodo svedese.

Alcuni asili prevedono un inserimento più strutturato a cui, dopo l’iniziale presenza dei genitori limitata solitamente al primo, massimo il secondo giorno, segue un calendario identico per tutti i bambini che, ormai soli in compagnia delle educatrici, rimarranno nella struttura per un numero sempre maggiore di ore, procedendo per step fissi in cui vengono introdotte le diverse fasi della routine del nido (cambio, pranzo, nanna, merenda).

Altri, invece, propongono un approccio più “soft” in cui non ci sono tempi prestabiliti né schemi fissi, ma l’inserimento viene adattato ai ritmi e alle esigenze del bambino, che dopo i primi giorni assieme ai genitori sperimenta il distacco per tempi variabili a seconda del suo comfort personale e che si allungano, non secondo un calendario, ma secondo la valutazione delle educatrici.

Altri ancora, scelgono una via di mezzo, in cui uno schema più o meno stabilito può essere modificato per adattarsi alle esigenze dei singoli casi.

Quali sono i problemi più frequenti?

I problemi che si possono verificare cambiano non solo da bambino a bambino, ma possono variare anche a seconda dell’età: ci sono nidi che accolgono piccoli dai 3 ai 36 mesi ed è evidente che le loro necessità e le loro difficoltà possono essere profondamente diverse.

In generale, quello che può accadere più spesso è che il bambino o la bambina abbia difficoltà a gestire il distacco, manifestando la paura dell’abbandono piangendo disperatamente senza trovare conforto, rifiutando il cibo (questo può accadere anche perché abituato a gusti e consistenze diverse) o non riuscendo a dormire (anche in questo caso può dipendere dalle routine di addormentamento che sono diverse rispetto a casa).

L’ambientamento al nido è un momento emotivamente molto impegnativo per i piccoli, per questo anche a casa potrebbero manifestare alcuni segnali di questa fase di adattamento: irritabilità, difficoltà a dormire o sonno disturbato, pianti e attaccamento estremo ai genitori. In questo senso sarà molto importante garantire una dose extra di coccole e comprensione, una volta tornati a casa

Quanto dura l’ambientamento al nido d’infanzia?

Mai come in questo caso, la risposta a questa domanda è: dipende. Non solo dalla struttura scelta – come abbiamo visto, in alcuni casi sono previsti dei tempi standard per l’inserimento, terminati i quali si considera concluso, in altri no – ma, soprattutto, dal singolo bambino o bambina, dalla sua età, dal suo temperamento e dal modo in cui reagisce al nuovo ambiente.

Il sito di Roma Capitale, ad esempio, spiega che il periodo “di ambientamento” viene programmato

secondo le esigenze, i bisogni e i tempi di ciascun bambino/a, prevedendo orari flessibili e di durata variabile e la presenza di un genitore o di una figura di riferimento familiare che segua questa delicata fase. È previsto un inserimento scaglionato e personalizzato, che verrà effettuato in continuità, nel rispetto dei ritmi e delle esigenze dei bambini e durerà indicativamente due settimane a partire dal momento dell’inserimento.

Questo tempo, però, viene specificato nella mail inviata ai genitori «può variare sulla base della realtà di ogni singolo bambino». Ci sono dei bambini, infatti, che si adattano senza troppe difficoltà e bambini che invece fanno più fatica a fidarsi del nuovo ambiente e delle educatrici e manifestano più a lungo la difficoltà del distacco dai genitori, molto dipende dallo stile di attaccamento, ma questo non significa che il nido sia off limits.

6 consigli per l’ambientamento al nido

1. Informatevi in anticipo

Nel momento in cui avrete scelto la struttura, cercate di capire che tipo di ambientamento verrà fatto per potervi preparare per tempo, soprattutto nei casi in cui l’approccio sia “soft”, perché potrebbe richiedere più tempo di quello che pensavate fosse necessario. Saperlo prima vi aiuterà a non avere brutte sorprese.

2. Preparate il bambino o la bambina

A prescindere dall’età del piccolo, prima dell’ambientamento al nido raccontate con parole calme e semplici cosa accadrà, descrivendo la nuova routine e tutte le attività che potrà fare al nido. Sarà molto importante anche raccontare che cosa farete voi e chi tornerà a prenderlo. Quando vi ricongiungerete non dimenticate di dire “Hai visto che sono tornata?”. Questo fortificherà il senso di fiducia.

3. Siate pronti per i pianti (disperati)

Ci sono molte variabili nell’ambientamento al nido, ma nella maggior parte dei casi (fanno eccezione davvero pochi bambini) è che comporterà dei pianti. A volte dei pianti disperati, che scateneranno il senso di colpa e metteranno alla prova la resistenza. Cercate di arrivare a quel momento con la consapevolezza che è normale e che il distacco, per quanto sofferto, è una fase della crescita che i piccoli (e anche voi) devono attraversare e che passerà.

4. Fidatevi

Per riuscire a vivere serenamente il distacco è importante che riponiate la vostra fiducia negli educatori e nelle educatrici e partiate dalla consapevolezza che, anche se piange o ha difficoltà a inserirsi al nido, vostro figlio o vostra figlia è al sicuro, con persone che si prendono cura di lui o di lei e delle sue necessità e che gli staranno vicino fino al vostro ritorno. Non abbiate paura di parlare con il personale del nido e cercate un confronto aperto, cercando di capire cosa potete fare per aiutare loro e i piccoli a rendere meno traumatica o complessa questa fase.

5. Trasmettete serenità

I bambini percepiscono le nostre emozioni, che possono influenzare le loro. Se vi vedono preoccupati, tristi o ansiosi nel momento di lasciarli al nido, penseranno che ci sia qualcosa che non va e non riusciranno a percepire quel nuovo ambiente e le persone che lo abitano come sicuro. Mostrategli che vi fidate delle persone che si prendono cura di lui o di lei, sorridete e mostrate entusiasmo. Al momento di salutarli, non mostrate tristezza o agitazione, ma cercate di trasmettere serenità, spiegando loro che li lasciate a giocare e a divertirsi ma tornerete presto, dando dei riferimenti temporali che possano capire, quindi non dicendo “alle 16” ma “dopo che hai fatto la merenda”. Ricordatevi sempre di salutare bambini e bambine prima di uscire!

6. Date e datevi tempo

Anche se vorremmo che fosse così, nella maggior parte dei casi l’inserimento al nido non è facile, né indolore, ma soprattutto non è immediato. Se vedete che il bambino o la bambina sembra avere difficoltà a distaccarsi e a integrarsi nel nuovo ambiente, cercate di non farvi prendere dal panico e date – a voi stessi, al\la piccolo\a e al personale del nido – il tempo per creare un nuovo equilibrio.

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  • Bambino (1-6 anni)