Gregorio deriva, attraverso il latino Greogorius, dal tardo nome greco Γρηγόριος (Grēgorios), entrambi attestati solo in epoca imperiale a partire dal IV secolo; alla radice si trova il verbo greco γρηγορέω (grēgoreō, “sono completamente sveglio”), motivo per cui il nome assume il senso di “sveglio”, sia nel senso di “in allerta”, “desto”, che in quello di “d’ingegno pronto”, “attivo”, risultando quindi analogo per semantica al nome Ira. È stato in alcuni casi confuso con il termine latino gregarius (“gregario”, “che sta in gruppo”).

Negli ambienti cristiani il nome ha goduto di ampia popolarità, perché interpretato come “destato alla nuova fede”, “pronto nella fede”; p stato portato sia da grandi padri della Chiesa greca, sia da papi e santi di quella romana, il che gli ha permesso di diffondersi in tutta la cristianità attraverso il Medioevo e fino ai tempi moderni. Nella storia quattro pontefici hanno portato il nome Gregorio.

Rappresenta un’eccezione la Gran Bretagna, dove il nome cominciò a essere usato solo dopo la conquista normanna, diventando popolare intorno al XII secolo e dando origine ad alcuni cognomi, quali Greer e Grieg.

Nel nostro Paese il nome è diffuso maggiormente al Sud, specie in Sicilia, tranne che per gli abbreviati, tipici della Toscana, e nel tempo ha mantenuto più o meno inalterata la propria popolarità: nel 2020 è stato attribuito a 373 bambini nati sul territorio nazionale.

L’onomastico si può celebrare il 18 giugno in onore di san Gregorio, vescovo in Nord Africa e poi predicatore a Fragalata in Sicilia, ma anche in molti altri giorni dell’anno, fra cui il 3 settembre o 12 marzo per santo papa Gregorio Magno, dottore della Chiesa.

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