Quello che viene definito “genitorialità gentile”, o “gentle parenting” utilizzando il termine anglosassone, è un approccio educativo che mette al centro la relazione tra genitori e figli, puntando su rispetto, comunicazione ed empatia.

Questo metodo si differenzia da altri più tradizionali, che spesso fanno uso di disciplina rigida o punizioni, proponendo invece una guida basata sull’ascolto e sull’esempio.

Scopriamo in cosa consiste, quali sono i vantaggi e le critiche principali.

Cos’è il gentle parenting?

Il gentle parenting è un approccio genitoriale che promuove l’educazione dei bambini attraverso una comunicazione calma e rispettosa, mettendo al centro la connessione tra i caregiver e i bambini.

L’obiettivo principale è quello di comprendere le emozioni e i bisogni dei più piccoli, senza utilizzare metodi coercitivi. A differenza di modelli educativi autoritari, questo metodo mira a sviluppare l’autocontrollo e l’indipendenza del bambino, favorendo un ambiente di fiducia reciproca e amore incondizionato.

Il genitore diventa una guida empatica, pronta a supportare il bambino nel suo percorso di crescita accogliendo le sue emozioni e le sue necessità. Invece di concentrarsi sulla punizione e sulla ricompensa, la genitorialità gentile si concentra sul miglioramento dell’autoconsapevolezza del bambino e sulla comprensione del proprio comportamento.

I principi della genitorialità gentile

I genitori che vogliono praticare una genitorialità gentile sono incoraggiati a interagire con i propri figli in un modo che promuova il benessere emotivo generale del bambino e la connessione tra genitori e figli. Questo include incoraggiare l’indipendenza all’interno di un ambiente sereno, dove sia garantito a tutti lo spazio e la libertà di provare le proprie emozioni senza giudizio, correzioni o rimproveri.

Il gentle parenting prevede il rispetto reciproco: i bambini sono considerati e trattati come individui, con le loro emozioni, i loro pensieri e le loro necessità. Il rispetto, quindi, non è unidirezionale e preteso esclusivamente nei confronti delle figure adulte.

Comprendere i bisogni emotivi del bambino è essenziale per creare un ambiente sereno: in quest’ottica, l’empatia permette ai genitori di connettersi profondamente con i propri figli.

Allo stesso tempo, parlare apertamente con i bambini, spiegare le ragioni dietro le regole e ascoltare le loro opinioni crea una relazione basata sulla fiducia. Invece di imporre rigide regole, la genitorialità gentile si basa sull’insegnare attraverso l’esempio, lasciando che i bambini sviluppino gradualmente un senso di responsabilità e autocontrollo.

Questo significa anche lavorare insieme al bambino per trovare soluzioni a situazioni difficili o complesse, lasciando quando possibile che sperimenti le conseguenze delle sue azioni.

I vantaggi e i benefici

Uno dei principali vantaggi della genitorialità gentile è lo sviluppo di una relazione e di una connessione profonde, basate sulla fiducia, tra genitori e figli. I bambini crescono sapendo di poter contare su genitori che li ascoltano e li rispettano, favorendo così la loro autostima e sicurezza.

Questo approccio aiuta i piccoli a sviluppare una maggiore empatia verso gli altri e a gestire meglio le proprie emozioni, elementi fondamentali per le relazioni sociali.

I bambini educati in un contesto di gentle parenting tendono a essere più sereni, sicuri di sé e capaci di affrontare le sfide quotidiane senza timore e con un approccio costruttivo.

I limiti e le critiche

Una delle principali critiche che vengono mosse alla genitorialità gentile è che questo approccio possa essere nei fatti troppo permissivo, mancando di confini chiari o disciplina. In situazioni difficili, come comportamenti ripetutamente inappropriati, il gentle parenting sarebbe quindi inefficace, poiché non prevede punizioni severe. Altri sottolineano che il rischio potrebbe essere quello di crescere bambini non abituati a gestire frustrazioni o regole imposte dalla società.

I sostenitori di questo metodo, però, ribadiscono che i limiti ci sono ma non vengono imposti con la coercizione. La pediatra Karen Estrella, che smentisce le critiche secondo cui i genitori che applicano il gentle parenting siano percepiti come amici piuttosto che come figure autorevoli, ha spiegato che

c’è questa convinzione sbagliata che una genitorialità gentile dia più libertà a tuo figlio e gli permetta di fare quello che vuole. Si tratta più di dire: “Lavoriamo insieme per cercare di aiutarti a migliorare il tuo comportamento e aiutarti a sviluppare le competenze necessarie per gestire le situazioni più difficili in futuro”.

Sicuramente, la genitorialità gentile richiede un grosso impegno da parte dei genitori, che devono lavorare continuamente su stessi non solo per sviluppare pazienza ed empatia ma anche per decostruire i modelli educativi acquisiti e individuare quelli che possono essere i propri trigger personali, in modo da poter definire insieme limiti e confini sani.

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  • Bambino (1-6 anni)