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Genitori guscio d'uovo: questo termine è diventato virale su TikTok ma cosa significa? E come capire se lo siamo - e cambiare?
Vediamo che cosa significa e come è possibile superarlo.
Il termine “genitori guscio d’uovo” deriva dalla metafora del “camminare sui gusci d’uovo“, che rappresenta la precarietà e l’instabilità.
La versione anglosassone “eggshell parententing” è stata coniata dalla psicologa americana Kim Sage in un video su TikTok che è diventato virale per descrivere un tipo di genitorialità caratterizzata da reazioni emotive imprevedibili e instabili.
I figli di questi genitori si trovano spesso a fare i conti con regole e comportamenti mutevoli e imprevedibili, il che li porta a sviluppare una costante preoccupazione di non deludere i genitori o il timore scatenare una reazione negativa: per evitare conflitti o reazioni negative, quindi, “camminano sulle uova” in un ambiente di tensione e ansia.
Un bambino a cui non è permesso di commettere errori non imparerà nemmeno le lezioni che i nostri errori ci insegnano. Un bambino che non cade mai non impara come rialzarsi e andare avanti, né cosa lo ha fatto cadere e come affrontare quegli ostacoli in futuro. Avrà sempre bisogno che i suoi genitori – o qualcuno al loro posto – prendano le decisioni per lui.
I figli di genitori iperprotettivi possono sviluppare una bassa autostima: essere costantemente protetti dai genitori, infatti, fa sentire ai bambini che non sono abbastanza bravi per gestire la propria vita da soli e la loro autostima dipende quindi dall’approvazione dei genitori o di altre persone.
È stato scoperto che i bambini con genitori iperprotettivi hanno maggiori probabilità di avere scarse capacità di adattamento e livelli più elevati di stress, ansia e depressione. Questi bambini crescono e diventano adulti solitamente insoddisfatti della vita e hanno aspettative irrealistiche dalle persone che li circondano.
Questo può accadere anche nel caso dei genitori guscio d’uovo, a causa della costante paura di provocare reazioni emotive imprevedibili. Non solo: sentendosi responsabili del benessere emotivo dei genitori, i bambini possono crescere con una percezione negativa di se stessi.
La mancanza di un modello di interazione stabile e prevedibile, inoltre, può influenzare negativamente le future relazioni sociali e affettive dei bambini, che possono sviluppare anche una dipendenza emotiva, diventando eccessivamente dipendenti dai genitori per la validazione e il supporto emotivo, rendendo difficile il loro sviluppo di autonomia e indipendenza.
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Per non essere genitori iperprotettivi, è importante bilanciare il naturale istinto di protezione dei propri figli con la necessità di permettere loro di crescere in modo indipendente all’interno di un ambiente stabile e sereno.
Per farlo, stabilire limiti chiari e coerenti è il primo passo: definire regole e aspettative chiare, infatti, aiuta i bambini a comprendere meglio cosa ci si aspetta da loro, riducendo l’ansia e l’incertezza.
Altrettanto fondamentale è incoraggiare l’autonomia, dando ai bambini la possibilità di prendere decisioni e di affrontare le conseguenze delle loro scelte, aiutandoli a sviluppare fiducia in se stessi e nelle proprie capacità senza agire al loro posto.
Potrebbe sembrare scontato, ma non lo è: è imprescindibile mostrare amore e supporto, cercando di essere sempre presenti e disponibili, offrendo a bambine e bambini supporto emotivo e affetto senza soffocarli con un controllo o preoccupazioni eccessive.
Molti genitori non sono in grado di capire di essere iperprotettivi o ansiosi, né di essere dei “genitori guscio d’uovo”. Solitamente diventano iperprotettivi per gestire la propria ansia o le proprie paure, poiché non possono sopportare di vedere il proprio figlio commettere errori, soffrire o fallire.
Il primo passo è quindi è essere onesti con noi stessi, analizzando lo stile genitoriale che abbiamo adottato per capire se e come correggerlo. Quando ci rendiamo conto che ansie e paure rischiano di tradursi in iperprotettività o che siamo dei “genitori guscio d’uovo”, è importante agire per correggere il tiro.
Il primo passo può essere quello di prendersi cura del proprio benessere emotivo, lavorando su noi stessi per ridurre lo stress anche grazie a tecniche di rilassamento come meditazione, yoga o mindfulness. Anche cercare il supporto di genitori che affrontano o hanno affrontato situazioni simili – anche grazie a gruppi di ascolto in presenza o online – può fornire nuove prospettive e strategie per gestire le proprie ansie.
È possibile anche consultare un terapeuta specializzato, che possa aiutare i genitori a comprendere e gestire le proprie emozioni in modo più sano e lavorare sul proprio stile genitoriale.
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