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Quando (e per quanto tempo) è normale che i bambini facciano la pipì a letto? Parliamo di enuresi notturna, delle cause e di come gestirla correttamente.
Si parla di enuresi notturna nei bambini per distinguerla da quella diurna ed è considerata tale la perdita involontaria di urina per più di due volte al mese. L’incontinenza può essere continua o intermittente e interessa circa il 10% dei bambini con più di cinque anni.
Bagnare il letto è normale così com’è normale non avere un controllo completo della minzione sia durante il giorno che durante la notte. Per questo motivo i bambini piccoli utilizzano il pannolino, mentre in quelli più grandi è necessario che sviluppino, non solo fisiologicamente, il controllo della vescica.
L’incontinenza viene classificata in primaria e secondaria. Quella primaria è riferita a bambino che non ha mai raggiunto la continenza urinaria per un periodo superiore ai sei mesi, mentre quella secondaria è relativa ai bambini che la sviluppano dopo averla controllata per almeno sei mesi.
Generalmente fino ai cinque-sette anni l’enuresi notturna nei bambini (da distinguere da quella diurna) può essere considerata normale perché è legata allo sviluppo psicofisico. Molti bambini, infatti, necessitano di più tempo per sviluppare la piena capacità di riconoscere quando la vescica è piena e, quindi, di alzarsi e andare in bagno. Parallelamente non in tutti i bambini lo sviluppo della vescica è uguale e tale da immagazzinare l’urina per tutta la notte.
L’enuresi notturna nei bambini interessa un terzo di quelli di quattro anni, il 10% di quelli di sei e il 5% in quelli di dieci e se non affrontato può continuare fino all’adolescenza e in alcuni casi anche in età adulta. Di per sé non è un problema di natura psicologica, ma specialmente con il passare degli anni e l’avvicinarsi dell’ingresso a scuola è un fenomeno che può provocare ansia, disturbi e conseguenze negative sull’autostima del bambino.
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Il primo aspetto su cui porre l’attenzione è legato all’apprendimento nel controllo della minzione da parte del bambino. Il bambino, infatti, raggiunge il pieno controllo della continenza urinaria attraverso diverse tappe di maturazione. Queste vanno dalla percezione della pienezza della vescica a quella dello svuotamento della stessa, passando il controllo volontario dello sfintere uretrale striato. Questa capacità il bambino la raggiunge attraverso lo sviluppo del sistema nervoso centrale, la maturazione del circolo circadiano di produzione dell’ormone antidiuretico e tramite l’aumento della capienza della vescica. Questo insieme di capacità il bambino le acquisisce entro il secondo anno di vita per il controllo diurno mentre entro i cinque anni per quello notturno.
Oltre a quanto detto in termini di capienza e controllo della vescica l’enuresi notturna nei bambini può essere associata all’attività dei reni e al sonno profondo del bambino, oltre a una sorta di predisposizione genetica per la quale se uno o entrambi i genitori hanno vissuto questo tipo di realtà è più probabile che anche i propri figli ne siano esposti.
Rientrano tra le cause che probabilmente (è un fenomeno la cui eziologia è ancora incerta) sono responsabili dell’enuresi notturna nei bambini anche degli squilibri ormonali (scarsa produzione dell’ormone antidiuretico ADH), infezioni del tratto urinario, i disturbi del sonno (tra cui le apnee ostruttive) e un problema di costipazione per il quale i muscoli che gestiscono l’espulsione delle feci e delle urine non funzionano correttamente. Solo raramente l’enuresi è causata da difetti strutturali del sistema urinario o di quello neurologico.
Tra i fattori di rischio che possono aumentare il rischio di questa condizione rientrano il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) o un evento stressante sia in famiglia (come può essere anche l’arrivo di un fratello o di una sorella o il trascorrere del tempo lontano da casa) che a scuola.
La prima cosa da fare in presenza di enuresi notturna nei bambini è confrontarsi con il pediatra. Il medico, infatti, anche attraverso i bilanci di salute, monitora la crescita del bambino escludendo le (rarissime) malattie che possono creare disfunzioni al controllo della vescica. Questo avviene tramite l’ispezione dei genitali e del tono muscolare e, laddove necessario, attraverso l’esame delle urine per escludere la presenza di un’infezione.
Per il trattamento dell’enuresi notturna esistono diverse soluzioni. Innanzitutto quelle pratiche per ridurre il disagio causato da questo fenomeno. È infatti utile utilizzare della biancheria impermeabile sul materasso del bambino e assicurarsi che l’accesso al bagno sia per lui agevole e semplice. Parallelamente è utile prestare attenzione sia all’idratazione diurna (che deve essere regolare e priva di sostanze eccitanti (come caffeina, bibite gassate, eccetera) che all’alimentazione. Un intestino regolare, infatti, evita di ridurre di notte la capacità della vescica.
È importante anche insegnare al bambino a regolarizzare la frequenza delle volte in cui va in bagno, programmandola di giorno ogni due-tre ore e prendendo l’abitudine di fare pipì ogni sera prima di andare a dormire. Può essere utile anche aumentare l’assunzione di liquidi all’inizio della giornata, mantenerla regolare durante il giorno e ridurla progressivamente con il passare delle ore, sospendendola dopo la fine del pasto serale.
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In tutti i casi è fondamentale avere un approccio positivo, incoraggiante ed educativo nei confronti dei bambini e mai punitivo. Il rimprovero, infatti, aumenta il senso di colpa e di disagio del bambino che non si approccerà in maniera sana a questa fase importante della sua crescita.
Esistono anche dei farmaci, come l’uso della desmopressina, che facilitano il risveglio notturno del bambino per invitarlo ad andare in bagno e svuotare la vescica. Esistono anche farmaci antidiuretici per ridurre la produzione di urina notturna ed entrambe sono soluzioni da valutare con il proprio pediatra.
Tra le tecniche comportamentali c’è anche l’uso di sistemi d’allarme sonori da applicare sugli indumenti intimi che si attivano, grazie a un apposito sensore, quando inizia la fuoriuscita delle prime gocce di urina. In questo modo il bambino si sveglia e va in bagno. L’uso di questo tipo di allarme, che deve prevedere anche il coinvolgimento dei genitori che potrebbero essere risvegliati dal loro suono, aiuta il bambino a risolvere il problema tramite l’allenamento del cervello.
L’inizio di una cura contro l’enuresi notturna dei bambini cambia, ovviamente, da soggetto a soggetto e procede di pari passo con l’abbandono del pannolino. Questo inizia tra l’anno e mezzo e i tre anni e in questa prima fase si incoraggia ed educa il bambino a gestire la minzione notturna. Laddove si iniziassero a individuare i primi segni di enuresi si valuta il tipo di approccio da seguire per aiutare il bambino e fare in modo che il fare la pipì a letto non diventi per lui motivo di disagio, ansia o imbarazzo.
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