Nei bambini l’acquisizione linguistica avviene durante l’infanzia. Non sempre, però, lo sviluppo linguistico avviene nel modo corretto: in questi casi, a volte si è in presenza di un Disturbo Primario del Linguaggio. Vediamo più nel dettaglio cos’è, i segni rivelatori e come intervenire.

Cos’è il disturbo primario del linguaggio

Il Disturbo Primario del Linguaggio è un disturbo del neurosviluppo diffuso in età prescolare, che riguarda soprattutto bambini maschi. Questo disturbo si traduce nella difficoltà ad acquisire la lingua dell’ambiente in cui il bambino vive e può avere differenti livelli di severità.

Talvolta si tratta solo di un modo di esprimersi non pienamente corretto; altre volte, se il disturbo è grave, può impattare anche la sfera della comprensione della lingua. In alcuni casi può precedere la dislessia, che compare successivamente, in età scolare. Altre volte, il recupero delle abilità linguistiche è spontaneo e naturale: avviene soltanto con un certo ritardo rispetto allo sviluppo tipico.

In ogni caso, non è possibile escludere a priori possibili conseguenze a lungo termine. Ad esempio, i bambini che hanno avuto un disturbo primario del linguaggio sono più a rischio di dispersione scolastica; possono presentare difficoltà nelle abilità sociali, una scarsa autostima e un senso di minore autoefficacia.

Naturalmente l’origine di queste difficoltà va ricercata nella difficoltà nella comunicazione (difficoltà ad esprimersi e nella comprensione); a partire da quella con i genitori, gli amici, gli educatori. Proprio per le possibili conseguenze che il disturbo può avere, è importante individuare precocemente i bambini più a rischio, per assicurare loro gli interventi adatti.

I segni e i sintomi del disturbo primario del linguaggio

Passiamo ora a vedere quali sono i segni e i sintomi principali del disturbo primario del linguaggio. In alcuni casi i bambini fanno confusione tra i diversi suoni della lingua; questo rende difficile, per chi li sta ascoltando, la comprensione di ciò che dicono. Nei casi di “disordine fonologico” complesso, la difficoltà consiste nel distinguere i diversi suoni e andare velocemente a recuperarli nella memoria.

Altri casi riguardano la “disprassia verbale“, dove il maggiore impedimento sta nel progettare rapidamente e correttamente una sequenza di suoni, parole e frasi; questo avviene anche quando il bambino sa perfettamente, nella sua testa, come dovrebbe “suonare” quello che ha intenzione di dire. In questi casi l’intervento di un professionista che intervenga precocemente sulle difficoltà specifiche per aiutare i bambini è fondamentale.

Esistono anche altri tipi di difficoltà, che riguardano l’assimilazione e l’uso della grammatica. Alcuni bambini, anche dopo i 3 anni, non riescono a utilizzare correttamente pronomi e articoli; oppure coniugano i verbi solo all’infinito; o dicono solo frasi semplici perché non riescono a usare congiunzioni e preposizioni; questi bambini fanno fatica a esprimersi e spiegarsi in modo efficace ed incisivo.

Altre volte queste difficoltà riguardano non solo la produzione ma anche la comprensione. Per questi bambini è particolarmente difficoltosa la comprensione di enunciati complessi se si trovano fuori da un contesto specifico. Solitamente sono poco attenti e/o interessati ai racconti perché messaggi verbali complessi li fanno stancare, mentre preferiscono soffermarsi sulle immagini.

Una volta cresciuti, faticano a comprendere a pieno il senso di alcune frasi fatte o modi di dire; in generale, hanno difficoltà col linguaggio astratto e le sfumature di significato.

Disturbo primario del linguaggio: come intervenire?

Come è opportuno intervenire per un genitore che sospetta un disturbo primario del linguaggio?

Intorno ai 3 anni è possibile valutare il vocabolario padroneggiato dal bambino e le sue abilità linguistiche; grazie a questo, andare a rilevare quali sono gli elementi di criticità, con l’aiuto di un professionista. Per intervenire sui fattori di rischio, infatti, una presa in carico precoce è fondamentale per un corretto sviluppo linguistico.

In presenza di un ritardo del linguaggio, anche se nella maggior parte dei casi il bambino supererà tale ritardo spontaneamente, il logopedista consiglierà ai genitori di attivare alcune strategie utili per incoraggiare corrette attitudini e abitudini comunicative.

Se le difficoltà non vengono superate, sarà opportuno fare una valutazione più approfondita, con test specifici, fino ad arrivare eventualmente alla diagnosi, intorno ai 4 anni, di disturbo primario del linguaggio. Da qui l’intervento sarà ancora più mirato.

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  • Bambino (1-6 anni)