La disprassia è un disturbo della coordinazione motoria che interessa il 6% dei bambini. Si manifesta attraverso la difficoltà a programmare e compiere movimenti o azioni intenzionali. La disprassia può impattare in modo diverso sui bambini: si va dalla semplice goffaggine nei movimenti a limitazioni più importanti nella vita quotidiana.

Vediamo quali sono le tipologie, i sintomi e la diagnosi.

Cos’è la disprassia?

La disprassia è un disturbo neurologico che si ripercuote sull’abilità di pianificare e compiere movimenti motori volontari in funzione di uno scopo. I bambini disprattici presentano spesso disturbi del linguaggio e a volte difficoltà percettive e di generalizzazione del pensiero. Il loro cervello non è in grado di processare l’informazione ricevuta in modo tale da consentire una completa trasmissione dei messaggi neuronali. Una persona disprattica trova difficile pianificare cosa fare e come farlo.

Questo disturbo coinvolge la sfera motoria, con conseguenze sulle attività quotidiane e la produzione linguistica. Per produrre i suoni, infatti, bisogna coordinare una serie di movimenti muscolari; se questa abilità è deficitaria, l’espressione verbale ne risente a partire dalla lallazione.

La disprassia, comunque, non riguarda il livello intellettivo, anche se può causare disturbi dell’apprendimento. Si tratta di un disordine della coordinazione, una condizione che impatta prevalentemente sulla coordinazione motoria. I bambini disprattici hanno difficoltà nel movimento, si muovono in modo goffo, e faticano a svolgere alcune attività quotidiane tipiche della loro età.

I sintomi della disprassia

I sintomi dipendono dall’età del bambino, tuttavia esistono dei sintomi comuni che includono una ridotta capacità nell’equilibrio, difficoltà nell’eloquio, problemi a livello percettivo e di coordinazione dei movimenti oculo-motori.

Tra i segnali più evidenti dove le difficoltà si manifestano maggiormente ci sono i disegni dei bambini, i giochi all’aria aperta, le attività sportive e di scrittura, che risultano di livello minore rispetto a quello atteso in relazione all’età.

Le varie tipologie

Esistono diverse forme di disprassia. Una difficoltà della disprassia riguarda l’attività all’aperto (i giochi che comportano correre o saltellare); a volte i bambini rinunciano a giocare perché sentono di essere un po’ imbranati. Anche la difficoltà a fare le scale rivela una possibile disprassia.

Un altro segnale è la difficoltà a vestirsi da soli, allacciare i lacci delle scarpe, levarsi una giacca o abbottonarla, anche in un’età in cui gli altri bambini ci riescono. Oppure non riuscire a impugnare correttamente la matita, disegnare, ritagliare fogli di carta con le forbici; anche in queste situazioni, i bambini spesso rinunciano all’attività o rimangono in disparte.

Altre difficoltà sono quelle verbali, della lettura e della scrittura. Come abbiamo già sottolineato, derivano da un problema della coordinazione motoria, come quella oculo-motoria, che non investono l’area cognitiva. Le diverse tipologie di disprassia possono manifestarsi in uno stesso bambino in modo più lieve o serio.

Occorre sottolineare che la disprassia è spesso fonte di grande frustrazione per i bambini, perché sentono che non riescono in quello in cui gli altri riescono, e sanno bene di avere alcuni limiti nelle semplici attività quotidiane che gli altri bambini svolgono con facilità.

La diagnosi di disprassia

Solitamente la diagnosi di disprassia viene fatta intorno ai 5 anni; viene fatta quando i genitori del bambino si accorgono che qualcosa che non va. Il pediatra è la figura di riferimento a cui i genitori per primi si rivolgono. A questo punto, se il pediatra capisce che il bambino potrebbe avere una disprassia, suggerisce di rivolgersi a un neuropsichiatra infantile o un neuropsicologo.

Si può guarire da questo disturbo?

La disprassia non è una patologia, di conseguenza non si può guarire, nel senso stretto del termine. Certamente, le difficoltà che la disprassia provoca nella vita quotidiana possono essere ridotte con interventi mirati.

A volte la difficoltà può essere totalmente superata, mentre altre volte non è possibile ma si possono comunque trovare delle strategie per adattare i limiti causati dalla disprassia all’ambiente circostante. Una cosa è certa: prima si inizia, meglio è. Bisogna quindi pensare a un intervento precoce, sin dal momento in cui il medico diagnostica la disprassia.

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  • Bambino (1-6 anni)