
Le crisi epilettiche nei bambini sono delle convulsioni involontarie dovute a scariche elettriche che si verificano in aree del cervello che posson...
La febbre alta può causare convulsioni che, seppur spaventose e preoccupanti, raramente rappresentano un problema serio. Ecco come riconoscerle e gestirle correttamente.
Una condizione che preoccupa i genitori, ma che il più delle volte non provoca danni al bambino e tendono a sparire spontaneamente. È però importante saperne di più per riconoscerle, gestirle correttamente e prontamente (per evitare problemi associati) e sgomberare il campo da alcuni dubbi e timori.
La Società Italiana di Pediatria (SIP) definisce le convulsioni febbrili nei bambini come eventi critici parossistici convulsivi occasionali.
Si distinguono due forme di convulsioni febbrili nei bambini: semplici e complesse.
Le cause non sono del tutto note e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù riferisce di una predisposizione genetica, essendo più di un terzo dei casi di convulsioni febbrili associato a una certa familiarità. Solitamente a causare le convulsioni è proprio la febbre, che può essere la conseguenza di un’infezione respiratoria di origine virale o di una a livello auricolare.
A essere maggiormente a rischio, spiega il National Institute of Neurological Disorders and Stroke, sono i bambini piccoli: il disturbo si verifica tra i 6 mesi e i 5 anni con un’incidenza maggiore intorno ai 2 anni. I bambini che hanno una convulsione febbrile prima dei 18 mesi hanno un maggiore rischio di svilupparne un’altra. Anche la frequenza dell’asilo nido costituisce un fattore di rischio per le recidive.
Sebbene non sempre sia immediatamente presente (può manifestarsi anche successivamente), la febbre l’aumento della temperatura corporea in una convulsione febbrile è superiore ai 38°C. A questo proposito è utile riportare quanto dichiarato dalla Società Italiana di Pediatria che spiega come la febbre alta non è un fattore di rischio per le convulsioni febbrili.
Tra i falsi miti da sfatare intorno a questo argomento c’è il rischio di meningite se durante la febbre il bambino ha le convulsioni. Il rischio di epilessia, invece, per le convulsioni febbrili semplici ha un’incidenza di poco superiore (0,5%) rispetto alla popolazione generale. Per le convulsioni febbrili complesse il rischio viene stimato tra il 4% e il 15%.
I bambini con convulsioni febbrili complesse, riferisce il Manuale MSD, sono più inclini a sviluppare un disturbo epilettico durante l’infanzia.
La Cleveland Clinic aggiunge come la febbre da infezioni virali è solitamente responsabile delle convulsioni febbrili. Anche le vaccinazioni infantili possono provocare febbre e, quindi, convulsioni febbrili, ma è la febbre non il vaccino a causare la convulsione.
Uno studio citato dal portale Medscape riferisce come il ritardare la prima dose del vaccino morbillo-parotite-rosolia (MMR) o quella morbillo-parotite-rosolia-varicella (MMRV) oltre l’età di 15 mesi può più che raddoppiare il rischio di convulsioni post-vaccinazione nel secondo anno di vita.
Le crisi epilettiche nei bambini sono delle convulsioni involontarie dovute a scariche elettriche che si verificano in aree del cervello che posson...
Il Royal Children’s Hospital Melbourne indica tra i segni e i sintomi delle convulsioni febbrili la perdita di coscienza, l’irrigidimento dei muscoli e il volto che potrebbe diventare rosso o blu. Inoltre ci può essere il movimento delle braccia e delle gambe alternato all’irrigidimento con questi due fenomeni che si ripetono in sequenza. Durante le convulsioni il bambino potrebbe vomitare, sbavare, urinare o defecare.
Generalmente le convulsioni febbrili nei bambini durano 2-3 minuti, al termine delle quali il bambino risulta assonnato o irrequieto. Le convulsioni febbrili possono inoltre manifestarsi con fissità dello sguardo e rotazione degli occhi verso l’alto.
Durante le convulsioni febbrili, per quanto sia difficile e un’esperienza emotiva complessa da sopportare, è fondamentale mantenere la calma. Poi bisogna mettere il bambino in posizione di sicurezza (su un fianco) per evitare che inali vomito o saliva e allentare l’abbigliamento, specialmente quello intorno al collo.
Le indicazioni prevedono di non forzare l’apertura della bocca, non somministrare farmaci o liquidi per via orale e osservare la durata della crisi e le sue caratteristiche. Quindi, se è un primo episodio o ci sono degli elementi particolarmente rilevanti, rivolgersi al proprio pediatra o al pronto soccorso.
Essendo eventi di breve durata non è previsto alcun trattamento. Per tutti i bambini che anno già avuto una prima crisi viene prescritto il diazepam per uso rettale (esistono clisteri pronti all’uso) da tenere in casa e utilizzare solamente in presenza di nuovi episodi.
Nelle Linee guida per la gestione delle “convulsioni febbrili” della Lega italiana contro l’epilessia viene illustrato il seguente criterio su quando recarsi in pronto soccorso.
Dopo il primo episodio di convulsione febbrile semplice, se il bambino ha meno di 18 mesi e non presenta segni o sintomi che necessitino di un approfondimento diagnostico non è necessario il ricovero ospedaliero. Si rende invece necessario se la convulsione febbrile si manifesta dopo i 18 mesi.
I genitori di bambini con convulsioni febbrili diagnosticate devono essere istruiti sulla loro gestione anche per evitare un non necessario ricovero ospedaliero.
Il ricorso all’ospedale va invece sempre previsto in caso di convulsioni febbrili complesse (e in quelle semplici interrotte farmacologicamente).
Sono il disturbo convulsivo infantile più comune ma, come evidenziato dal portale Medscape, hanno poca connessione con la funzione cognitiva, motivo per cui la prognosi per la funzione neurologica è eccellente.
Anche la Società Italiana di Pediatria conferma come le convulsioni febbrili siano un evento benigno con una prognosi eccellente (superiore al 95% dei casi) e non è responsabile di danni cerebrali o deficit intellettivo. Per provocare un danno neurologico una crisi convulsiva deve durare più di 30 minuti.
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