
La guerra in Ucraina e le immagini del conflitto possono turbare i nostri bambini; ecco alcuni consigli per spiegare ai più piccoli cosa sta accad...
Oggi i bambini sentono spesso parlare di guerra; è importante trattare questo tema con delicatezza; vediamo il modo migliore per farlo e cosa evitare.
“Mamma, perché c’è la guerra?” Al giorno d’oggi questa è una domanda che i bambini pongono quotidianamente ai loro genitori, che si trovano spesso impreparati proprio perché è una domanda importante, delicata e difficile a cui rispondere. La risposta quindi non è semplice, anzi, ma insieme è possibile provare a trovarla. Bisogna concentrarsi sullo stimolare una riflessione nei bambini. Ma come comportarsi nel concreto?
Un ottimo inizio è ascoltare le domande che i bambini ci fanno, sapendo che dietro a quelle domande si celano spesso dubbi e paure più profonde. Questo aspetto aiuterà a indirizzare lo scambio coi figli. Dunque, la prima cosa da non fare è cercare di eludere la domanda o non rispondere. I bambini hanno diritto a sentirsi presi sul serio e sapere come i genitori si comportano di fronte ciò che li turba.
Allo stesso tempo, non bisogna dare informazioni troppo nozionistiche, di tipo storico o legate alla geopolitica. Si può mostrare loro una cartina geografica, indicando i luoghi in cui si combattono la maggior parte delle guerre nel mondo; i posti da cui le persone, a malincuore, scappano per salvare se stesse e le loro famiglie. Si può far notare che molte di queste persone vengono l’Italia e cercano di rifarsi una vita qui.
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Genitori, zii, educatori della scuola dell’infanzia (o delle prime classi della primaria), che vogliano affrontare il tema della guerra coi bambini, possono partire dal racconto di una storia da una filastrocca, a come ad esempio la Strabomba di Mario Lodi oppure Promemoria di Gianni Rodari. Ai bambini bisogna sempre dare una risposta, soprattutto quando sono loro a farci le domande, anche quelle più scomode.
Quello su cui è fondamentale concentrarsi, il messaggio da trasmettere, è che la guerra è una scelta. Una scelta che alcuni uomini fanno. Ma allo stesso tempo bisogna insistere sul fatto che anche la pace è una scelta, così come scegliere di costruirla, promuoverla ogni giorno.
L’empatia deve essere sempre presente quando si parla con i bambini, specialmente di questi argomenti a cui possono essere particolarmente sensibili; è altrettanto importante scegliere con cura le parole da utilizzare, che siano il più possibile comprensibili e adatte all’età dei bambini.
Quando si ha a che fare con bambini più grandi bisogna ricordarsi che loro probabilmente sono già stati in contatto con immagini di guerra nei cartoni o nei film. Un modo per parlargliene è quello di raccontare delle storie dei loro coetanei, che vivono situazioni diverse. In questo modo i genitori possono sollecitare nuovi elementi per stimolare la riflessione.
Indipendentemente dall’età dei bambini, bisogna sempre ricordare che le azioni sono importanti, l’impegno e le scelte personali sono fondamentali per costruire la pace. A questo proposito, si può fare un confronto con la nostra vita quotidiana, è importante riflettere sull’origine del male a partire dall’esperienza personale.
Con i bambini si può riflettere sui sentimenti, dare un nome alle proprie emozioni; educarli a esprimere cosa provano, ad esempio, quando litigano con un compagno o un genitore. Quando compiono dei gesti per vendicarsi di un torto subìto, gli si può chiedere se quella vendetta ha davvero un buon sapore o se in fondo non gli ha lasciato nulla; domandare se invece non provano più gioia a stare in pace con gli altri, con un gesto gentile o una piccola attenzione verso qualcuno.
I genitori dovrebbero accogliere le domande dei bambini sulla guerra e rispondere con onestà e sincerità. Anche scegliendo di dire “questo non lo so”, “non so risponderti”. Al tempo stesso, però, le conseguenti paure dei bambini, tipiche dell’infanzia, sul fatto che certe cose possano accadere anche ai loro genitori, non devono essere alimentate ma semmai contenute.
Per i genitori, invece, è utile cercare un confronto con altri genitori, amici o familiari, nel caso in cui non si sentano completamente a loro agio nell’affrontare questa situazione e rispondere ai figli. Un altro punto di vista, magari più “distaccato“, può senz’altro aiutare.
Infine, se i genitori capiscono che i figli sono spaventati dalle continue notizie ed evocazioni di scenari apocalittici, filtrati dalla televisione, è bene evitare di parlare della guerra e scegliere di indirizzare la conversazione verso un argomento più piacevole. Oppure, si può spegnere la televisione o distrarli con un gioco; insomma, fare altro e tranquillizzarli, senza sovraccaricarli di uno stress inutile.
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