Già a partire dai 2-3 anni i bambini possono iniziare ad avere il controllo dell’evacuazione e della minzione. Il Manuale MSD, infatti, spiega come a 5 anni un bambino sia generalmente in grado di andare in bagno da solo.

Eppure, nonostante un bisogno fisiologico che a volte può assumere le forme opposte (l’assenza di controllo, detta enuresi), non è raro che i bambini trattengano la pipì. Una situazione che può creare allarme nei genitori e che può avere diverse cause, non necessariamente fisiche.

Perché i bambini trattengono la pipì? Cause psicologiche e fisiche

Il Children’s Bowel & Bladder Charity indica come la vescica di un bambino funzioni meglio quando viene svuotata completamente in maniera regolare, quindi ogni due ore/dure ore e mezza nei bambini in età scolare. C’è però la tendenza dei neonati e dei bambini più piccoli a urinare più frequentemente perché la loro vescica si sta sviluppando e iniziano a imparare a usare il vasino (il cosiddetto spannolinamento).

Ci sono però bambini che trattengono la pipì non urinando per periodo più lunghi di quanto dovrebbe avvenire normalmente. Questo può avvenire per diversi motivi.

Innanzitutto ci possono essere ragioni riconducibili alla stitichezza e alla presenza di un intestino sovraccarico che possono andare a esercitare una pressione sulla vescica tale da impedirgli di riempirsi e svuotarsi correttamente.

Il motivo può anche essere legato al controllo della defecazione: imparando a trattenere le feci, infatti, il bambino trattiene anche l’urina, tanto che stando in posizione eretta non sente lo stimolo della minzione, ma che poi urini quando si siede sul water (o sul vasino) per defecare.

Sono da considerare anche altre cause non direttamente fisiche come quelle legata a una recente infezione del tratto urinario che potrebbero aver portato il bambino ad associare dolore e fastidio all’atto della minzione, motivo per cui tende a trattenerla più a lungo.

Può accadere anche che i bambini trattengano la pipì perché a disagio nel farlo in luoghi diversi da quelli familiari e domestici. Non è raro, infatti, che i bambini trattengano la pipì per tutte le ore che sono all’asilo e a scuola e poi la facciano quando tornano a casa.

Non è da sottovalutare poi come i bambini possano volutamente trattenere la pipì mentre stanno giocando, guardando i cartoni o facendo attività piacevoli per il timore che andare in bagno possa interrompere quel momento piacevole o impedirgli di viverlo fino in fondo.

Infine molto più “banalmente” il fenomeno si verifica perché il bambino non beve abbastanza. In questi casi la minzione può risultare dolorosa e fastidiosa innescando un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a bere meno per non percepire questi problemi.

Segnali di allarme: quando il trattenere la pipì diventa un problema

È importante non sottovalutare la questione in quanto trattenere eccessivamente la pipì può dare diverse complicazioni. C’è il rischio, infatti, che tale atteggiamento possa causare lo stiramento della vescica, rendendo il bambino più esposto al rischio di un’infezione del tratto urinario.

Se il bambino urina per meno di 4/5 volte al giorno ha una minzione poco frequente che deve essere monitorata. L’attenzione va rivolta essenzialmente a eventuali segnali si stitichezza, a dolore o bruciore che il bambino percepisce quando va in bagno se mentre è seduto sul water o sul vasino si dimena, si agita, incrocia le gambe o assume posture insolite e strane e, ancora, in presenza di cambiamenti comportamentali (ansia, irritabilità, distrazione).

Inoltre spesso i bambini possono avere una regressione del controllo della minzione (anche trattenendola più a lungo) quando sono malati o stanno vivendo un disagio emotivo. Questo può verificarsi quando nasce un altro figlio, quando stanno soffrendo per una separazione, un lutto o un trasloco o per qualsiasi situazione che li porta in questo modo a richiedere più attenzione.

Strategie per aiutare il bambino a gestire lo stimolo

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Fonte: iStock

Il primo consiglio è quello di evitare assolutamente rimproveri o comportamenti tesi a forzare il bambino. Oltre a rivelarsi inutili, rischiano di essere controproducenti sia nella crescita serena e sana del bambino sia nel suo rapporto con i genitori.

A questo proposito è utile ricordare come sia più facile fare pipì quando si è rilassati e non quando si è tesi. È quindi utile non “stressare” eccessivamente il bambino chiedendogli in continuazione se deve andare in bagno e provare a rendere l’esperienza di stare seduti sul vasino o sul water più piacevole (come leggere una storia, cantare una canzone o ascoltare della musica).

Se da seduti la pipì non esce, bisogna innanzitutto invitare il bambino a pazientare e non rinunciare subito a provarci. Può essere utile suggerirgli di soffiare; è un meccanismo utile a svuotare la vescica e l’intestino.

Se il problema è la posizione seduta, quando si è a casa si può provare a fargli fare pipì nella vasca o nella doccia; si tratta ovviamente di una soluzione temporanea in attesa che il bambino riprenda il controllo corretto della minzione.

Quando è il caso di consultare un pediatra?

In presenza di uno o più segnali d’allarme, se il trattenere a lungo la pipì causa episodi frequenti di enuresi notturna, se ci sono segni di dolore, bruciore o malessere o quando il bambino ha comportamenti insoliti è utile richiedere la visita con il pediatra che saprà valutare quale intervento o approfondimento diagnostico effettuare.

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  • Bambino (1-6 anni)