Aisha, scritto in alfabeto arabo عائشة, può essere traslitterato anche come ʿAisha, ʿĀʾisha, Aishah, Ayishah, Ayesha e Aysha, e anche Aïcha in arabo magrebino, mentre in alfabeto urdu è scritto عائشہ, e può essere reso anche come Ayesha.

Dal punto di vista etimologico riprende un vocabolo arabo che vuol dire “viva”, “vivente”, “prospera”, ed è quindi analogo per significato ai nomi Vivo, Viviana, Živa e Zhivko.

ʿĀʾisha fu la figlia di Abū Bakr che divenne la terza moglie di Maometto, e che dopo la sua morte andò in guerra contro il califfo Ali, venendo sconfitta; è un nome da sempre molto diffuso nella cultura islamica, che conobbe un ulteriore aumento durante gli anni ’70, tuttavia non è disdegnato neppure in altri Paesi non musulmani.

A partire dallo stesso periodo, infatti, il nome si è diffuso anche negli Stati Uniti, forse grazie alla fama della principessa Aisha di Giordania, e venne reso ancor più celebre dopo che Stevie Wonder lo diede a sua figlia nel 1975; nella comunità afroamericana è diffusa anche la variante Iesha, popolarizzata nel 1991 da una canzone degli Another Bad Creation così intitolata.

Nelle ex colonie francesi dell’Africa occidentale, il nome è attestato in diverse forme quali Aïssatou e Aïssa: quest’ultima coincide con un nome maschile usato nelle stesse zone, che è invece una variante locale di عيسى (Isa), la forma araba del nome Gesù.

In Italia il nome è in crescita negli ultimi anni: nel 2020 è stato assegnato a 106 neonate.

Parliamo di un nome adespota, non essendovi sante o beate che lo portano, pertanto l’onomastico si può festeggiare il 1° novembre, in occasione di Ognissanti.

 

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