Da diversi anni la ricerca scientifica, e anche la divulgazione generalista, hanno posto molta attenzione sul rapporto tra genitori e figli evidenziando come da questo dipenda molto dello sviluppo del bambino. In questo vasto e articolato panorama è utile affrontare la questione del cosiddetto accudimento invertito.

Accudimento e attaccamento

Per comprendere cosa si intende per accudimento invertito è necessario definire prima cos’è l’accudimento e per farlo dobbiamo occuparci anche dell’attaccamento, essendo le due dimensioni complementari tra loro.

La cosiddetta teoria dell’attaccamento, elaborata dallo psicanalista John Bowlby, spiega come il bambino sviluppi un legame emotivo profondo e duraturo con la figura di riferimento primaria. Questo legame si realizza in quattro fasi.

Nella prima (dalla nascita alle dodici settimane circa) il neonato non è in grado di distinguere le persone che lo circondano; nella seconda (dal sesto-settimo mese) il bambino inizia a essere discriminante nei confronti delle persone con cui entra in contatto e dal nono mese, la terza fase, l’attaccamento diventa stabile e visibile. Questo attaccamento rimane stabile fino ai tre anni quando il bambino acquisisce la capacità di essere tranquillo e sicuro in un ambiente sconosciuto anche senza la presenza della figura di riferimento primaria.

Il legame che si crea tra il bambino e i genitori (sono queste generalmente le figure di riferimento primarie) consente al bambino di acquisire sicurezza e fiducia, regolare le emozioni e riuscire a creare regolazioni significative. Tanto che in assenza di un attaccamento sano i bambini nel lungo periodo vanno incontro a problemi comportamentali ed emotivi.

L’accudimento, invece, è quella realtà che si attiva quando c’è qualcuno che ha bisogno di cura e protezione. Il cosiddetto sistema di accudimento viene considerato complementare a quello di attaccamento in quanto nel contesto dell’attaccamento è il genitore che accudisce il bambino inizialmente con il contatto fisico (prenderlo in braccio, abbracci, carezze, eccetera) e poi con la risposta ai suoi bisogni (fame, pianto, richiami, eccetera) e al fornirgli sostegno.

Un bambino così accudito stabilisce un attaccamento stabile e duraturo tale da consentirgli di acquisire le competenze emotive tali per avere uno sviluppo psico-sociale sano.

Cosa si intende per “accudimento invertito”?

All’opposto della modalità ideale, l’accudimento invertito si ha quando è il bambino che si prende cura dei bisogni dei genitori. È una realtà che si verifica quando vi è da parte del bambino l’adozione di comportamenti e comportamenti di per sé tipici e di competenza degli adulti.

È una delle possibili conseguenze della cosiddetta adultizzazione precoce dei bambini.

Quando e come si manifesta

L’accudimento invertito è una distorsione patologica per cui i ruoli del caregiver e quello del figlio si invertono. È una realtà comune in quelle realtà in cui i genitori (o solo uno di loro) vivono condizione di disagio e sofferenza (depressione, dipendenza da sostanze, eccetera) tali da ridurre la capacità di accudimento verso i figli.

Il bambino fa quello che dovrebbe fare il genitore preoccupandosi e prendendosi cura di lui, consolandolo ed entrando in un meccanismo tale per cui quella è l’unica modalità per essere considerato dal caregiver, che resta la sua figura di riferimento.

In questa dinamica la diade genitore-figlio diventa isolata e chiusa a ogni possibile interferenza esterna e il bambino inizierà a non raccontare le proprie emozioni per non gravare sul genitore sofferente e si condizionerà e costringerà a rinunciare alle dinamiche con i coetanei.

Parallelamente, un bambino all’interno di un accudimento invertito vivrà la gratificazione di un legame esclusivo e privilegiato con il genitore, che si convertirà in un condizionamento e senso di colpa qualora avesse voglia o necessità di non rispondere più ai suoi bisogni.

Le conseguenze dell’accudimento invertito sui figli

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Fonte: iStock

Come spiegato dal Giornale delle Scienze Psicologiche State of Mind, l’accudimento invertito porta il bambino ad affrontare da solo tutte le emozioni difficili e dolorose. Inoltre arriverà a pensare di non doversi fidare degli altri, che il confidare le proprie emozioni possa ferire o danneggiare le persone e che non ha bisogno dell’aiuto degli altri.

Un bambino cresciuto all’interno dell’accudimento invertito assume una sorta di sistema di sopravvivenza che con il passare del tempo lo porterà a essere un adolescente e un adulto caratterizzato da un atteggiamento di perfezionismo, rigidità sulle regole di comportamento, diffidenza e controllo relazionale.

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  • Bambino (1-6 anni)