
Conosciamo nel dettaglio caratteristiche, proprietà, benefici e durata del colostro, il primo latte prodotto dall'organismo femminile.
Come riprendere ad allattare al seno dopo aver sospeso l'allattamento per un periodo di tempo più o meno lungo? Ecco una guida con le principali informazioni.
Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) definisce la rilattazione come il processo mediante il quale un genitore ristabilisce l’allattamento dopo averlo interrotto per un certo periodo. L’attenzione verso questo processo è legata soprattutto alle dinamiche biologiche dell’organismo femminile per cui la quantità di latte che il seno produce dipende in parte da quanto il bambino succhia essendo il riflesso di suzione uno dei principali regolatori della produzione di latte.
La pratica della rilattazione, spiega il Cleveland Clinic, è molto antica. In passato non era raro che altre madri condividessero il proprio latte a bambini che non avevano partorito. Era il fenomeno dei cosiddetti fratelli di latte, ovvero bambini che non avevano gli stessi genitori ma erano stati allattati dalla stessa donna.
Possono essere tante le motivazioni per cui è necessario interrompere l’allattamento al seno. Questa evenienza può verificarsi quando il bambino è malato e non riesce per un periodo più o meno prolungato ad attaccarsi al seno o a seguito di un ricovero ospedaliero del bambino o della madre per cui c’è una separazione fisica tra i due.
Può anche capitare che un genitore adottivo desideri iniziare l’allattamento al seno dopo il decesso della madre biologica o che si voglia riallattare a seguito di uno svezzamento prematuro. La rilattazione può inoltre essere una possibilità da valutare se si è interrotto l’allattamento per necessità lavorative o scelte personali e, una volta che si sono create nuove condizioni o si è cambiato idea, si decide di riprendere con l’allattamento al seno.
Infine può anche essere una necessità cui ricorrere nel caso in cui il bambino non tolleri il latte artificiale o questo non sia disponibile.
L’allattamento al seno è un complesso processo di domanda e offerta che richiede la stimolazione del capezzolo e l’estrazione del latte. Per ristabilire la produzione di latte è necessaria una stimolazione frequente mediante l’attaccamento al seno, la spremitura manuale o l’estrazione del latte.
La rilattazione può verificarsi anche pochi giorni dopo l’inizio della stimolazione del capezzolo o richiedere diverse settimane o mesi. Questo perché molto dipende da quanto è durata la sospensione dell’allattamento e da diversi fattori. Tecnicamente la rilattazione può essere possibile anche dopo anni e anche dopo la menopausa, ma la durata necessaria per riuscirci è molto variabile.
Generalmente la rilattazione sia più rapida nei neonati con meno di 2 mesi e quando il bambino ha interrotto l’allattamento da poco.
Come spiega il portale WebMD, in alcuni casi è possibile che il medico prescriva dei medicinali che possano favorire la rilattazione. Allo stesso modo, l’assunzione di integratori per la rilattazione va sempre valutata attentamente con il proprio medico.
Nelle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) su come aiutare una madre ad aumentare la propria produzione di latte anche in un’ottica di rilattazione (si applicano, infatti, gli stessi principi del primo allattamento) c’è innanzitutto la “collaborazione” del bambino. È infatti necessario che il bambino succhi spesso in modo da stimolare il seno.
L’alimentazione materna è un fattore importante, ma non nel senso che mangiando di più si aumenta la produzione di latte. Per aumentare le possibilità di successo della rilattazione è infatti necessario che la madre sia motivata e rilassata e questo può essere favorito dall’assunzione di alimenti sani e bevande calde. Particolare attenzione va posta anche all’idratazione: bere di più non aiuta a produrre più latte ma può accadere di avere più sete durante le poppate.
L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea l’importanza di supportare la donna che vuole riallattare. È infatti molto importante che riceva l’aiuto di cui ha bisogno, che le vengano spiegate le motivazioni per cui potrebbe avere poco latte e come possa volerci tempo prima di riuscire a riprendere con l’allattamento.
In molte culture esistono dei prodotti (erbe, bevande, cibi speciali), detti galattogoghi, che seppur non agiscono come farmaci possono contribuire al successo della rilattazione. Questo perché, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, la produzione di latte è un meccanismo nel quale giocano un ruolo importante anche i pensieri, i sentimenti e le sensazioni della donna.
Dal punto di vista pratico per favorire la rilattazione è utile:
Nelle prime fasi della rilattazione, quando il seno non produce ancora latte, se il bambino si rifiuta di succhiare è possibile valutare l’uso di un contagocce o di un Sistema di Allattamento Integrativo. Il supporto di un professionista dell’allattamento potrebbe rivelarsi utile per ricevere tutto il supporto necessario.
Non è da escludere che la rilattazione non sia possibile o che per ottenerla si impieghi tempo ed energie superiori alle proprie possibilità. Non è un fallimento, un segno di incapacità o di menomazione della propria maternità; è una possibilità da contemplare che se si verifica va affrontata correttamente per evitare che lasci, al pari di altre situazioni difficili, conseguenze negative.
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