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In Kenya una deputata viene allontanata dall'aula in cui aveva portato la figlia di 5 mesi; in Australia una deputata allatta la figlia durante i lavori. E in Italia?
Prendete un Parlamento, anzi due, anzi tre, in altrettanti Paesi del mondo, molto molto lontani tra loro. Il primo, mettiamo, è quello del governo australiano. Il secondo è quello del Kenya. Il terzo, quello italiano.
Prendete delle deputate che sono anche mamme. Delle deputate che sono mamme e che portano i propri figli in aula, per non perdere i lavori (non si sostituisce una parlamentare: o ci sei o non ci sei). E immaginate le reazioni.
Situazione A, Australia. È il 2017, la senatrice dei verdi Larissa Waters si alza in piedi e si rivolge all’assemblea parlamentare per discutere una mozione importante sulla salute dei lavoratori del carbone. Attaccata al seno c’è sua figlia Alia Joy, di 3 mesi.
Greens Senator Larissa Waters putting forward a motion on Black Lung while breastfeeding in the Senate #auspol pic.twitter.com/k7RgBy4yqp
— Lukas Coch (@cochl) June 22, 2017
La camera reagisce con “calore e sorrisi”, come riporta il Telegraph. Alia Joy è la prima neonata che viene allattata dalla mamma nel parlamento australiano.
Eppure fino a pochi anni prima in Australia le deputate non potevano nemmeno entrare in aula con i propri figli, figurarsi allattarli. Poi, lentamente, le regole sono cambiate, in linea con lo stesso cambiamento che si vuole proporre anche fuori dal Parlamento: maggiore flessibilità e politiche più vicine alle famiglie.
Situazione B, agosto 2019, Kenya: la deputata Zuleikha Hassan viene allontanata dall’aula con sua figlia di cinque mesi. Un episodio che ha scatenato le proteste: in primis quelle della stessa deputata, poi delle colleghe, e che si sono presto estese anche al di fuori del parlamento.
Alla CNN la donna ha spiegato di avere avuto un’emergenza e di non avere trovato nessuno a cui lasciare la figlia. A quel punto si è trovata a decidere se andare a lavorare – l’assemblea nazionale discuteva una risoluzione per alcune dispute di confine con la Somalia – o rimanere a casa:
Mi sono detta: “Perché dovrei stare a casa e non andare al lavoro?” Perché devono criminalizzare il fatto di avere un figlio? Perciò ho deciso di andare in Parlamento con la bambina.
Il presidente dell’assemblea l’ha però costretta a uscire dall’aula, poiché la presenza della bambina era vietata dal regolamento. Ne è nata una discussione accesa, alcune parlamentari hanno abbandonato i banchi in segno di protesta e per 15 minuti la seduta è stata sospesa.
Kenyan MP @Mpzuleikahassan was forcibly removed from parliament for bringing her baby to work, her fellow female MPs walked out with her in protest. pic.twitter.com/WUHG4Mzix4
— SBS News (@SBSNews) August 8, 2019
Ed è vero che le regole del parlamento kenyota non consentono di portare i bambini in aula, ma proprio da qui, ha detto Hassan, bisognerebbe partire per cambiare le cose:
Molte donne in tutto il Paese stanno vivendo situazioni peggiori. Non possono permettersi una baby sitter e devono decidere se allattare il proprio bambino o andare a lavorare. Si parla di un nido in Parlamento dal 2013, ma non c’è ancora. Le compagnie private offrono opportunità di questo tipo, e noi come corpo legislativo di tutto il Paese dovremmo davvero essere un esempio.
Da tempo le deputate chiedevano l’allestimento di una stanza dedicata alla cura dei figli, senza dover rinunciare ai lavori parlamentari. Ma dopo il recente episodio qualcosa si è mosso, e come riporta la stessa Hassan, è stata allestita una piccola stanza per i bambini.
Thank you all for your support. From yesterday Parliament started working on the crèche. It’s not exactly conducive, but it’s a good start. #breastfeeding #Kenya #Parliament @lawsocietykenya @NGECKenya @BBCWorld @CNN @CNNAfrica @mwachondahuey @EstherPassaris @MarthaKarua pic.twitter.com/HgkR5DIsU9
— Zuleikha Juma Hassan (@Mpzuleikahassan) August 8, 2019
E poi, situazione C: Italia. Ad oggi non è possibile allattare e partecipare alla discussione né al voto, perché le stanze dedicate alle mamme si trovano lontane dall’aula parlamentare (sono “tristi” e “una è quasi nel sotterraneo”, dice la deputata Laura Ravetto).
Alcuni giorni fa, però, il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato che a settembre il regolamento della Camera sarà modificato in modo da permettere alle deputate non solo di allattare in una stanza dedicata i propri figli, ma anche di votare.
La proposta iniziale, di Paola Carinelli e Fabiana Dadoni, prevedeva la possibilità di allattare anche all’interno dell’aula, ma è stata ridimensionata (con argomentazioni originali a sfavore dell’allattamento in aula tra cui l'”insalubrità del luogo”) e con ogni probabilità l’allattamento sui banchi della Camera rimarrà vietato.
Diverse posizioni che hanno riacceso la discussione proprio in occasione della Settimana mondiale dell’allattamento, durante la quale si è ricordata ancora una volta la necessità di garantire alle donne la possibilità di allattare in pubblico (il Ministero della Salute ha anche promosso di recente una campagna informativa in merito).
Tre spaccati che, pur accadendo in contesti particolari come quello di chi lavora per il governo di un paese, raccontano molto di quello che succede anche fuori: e a tal proposito valgono ancora di più le parole di Zuleikha Hassani: “Dobbiamo essere un esempio”.
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