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Allattare un neonato (anche prematuro o sottopeso) può e deve essere un'esperienza serena

L’allattamento può essere un’esperienza sfidante per i neogenitori: lo diventa, a maggior ragione, in caso di neonati prematuri o sottopeso. Ne parliamo qui, partendo da alcune testimonianze delle nostre lettrici, allo scopo di dare alcuni strumenti concreti ed emotivi per destreggiarsi tra “nipple confusion” e sensi di colpa (ma anche con il desiderio di ribadire l’importanza della figura del padre supportivo nell’allattamento).

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La pediatra mi ha detto di aspettare che sia almeno 3 kg per allattarlo al seno, ma con il tiralatte non è la stessa cosa e io ho tanta paura che prenda il vizio del biberon – Giulia, 33 anni.

Io ci provo ad attaccarla, ma non ce la fa. Le rare volte che ci riesce, ciuccia pochissimo e si addormenta quasi subito, quindi non posso fare l’allattamento a richiesta, anche se vorrei – Martina, 27 anni

Al corso preparto e in tutti i libri che ho letto dicono che utilizzando il biberon troppo presto i neonati fanno confusione e poi rifiutano il seno, ma io ancora non posso attaccarli. E se poi non vogliono più la tetta? – Sara, 38 anni

Quello dell’allattamento è un momento complesso. Aspettative, paure, ansia del giudizio si uniscono a inesperienza, vulnerabilità e stanchezza. Per alcuni genitori, però, le criticità sono addirittura maggiori. È il caso delle mamme e i papà dei neonati prematuri e pretermine – nati tra la 28esima e la 37esima settimana di gravidanza – in particolare quelli nati prima delle 34 settimane, che, a causa del basso peso alla nascita o dell’immaturità degli organi interni devono essere sottoposti a cure specifiche e al ricovero in Terapia Intensiva Neonatale, o UTIN. Per queste famiglie, l’allattamento diventa una vera e propria sfida: non solo con le limitazioni legate a UTIN e incubatrici e con la fisiologica incapacità dei piccoli che talvolta non hanno potuto sviluppare in utero il meccanismo di suzione necessario per alimentarsi da soli, ma anche, e a volte soprattutto, con il senso di colpa.

Le esperienze delle neomamme (e dei neopapà) che si trovano a dover gestire l’avvio dell’allattamento in un modo profondamente diverso da quello che avevano immaginato sono tutte uniche, eppure – come quelle aprono questo articolo – sono quasi sempre accomunate da una profonda paura e da un senso di inadeguatezza. Le aspettative riguardo all’allattamento al seno, infatti, si infrangono contro una routine fatta di rumorosi tiralatte elettrici, integrazione di latte artificiale e biberon, con la sensazione di “non fare la cosa giusta” e l’onnipresente spettro della temutissima nipple confusion. Questo termine – letteralmente “confusione del capezzolo” – indica l’incapacità (e la conseguente frustrazione) dei neonati che non riescono ad attaccarsi al seno dopo essere stati nutriti con il biberon. Un rischio reale, che può però essere eliminato utilizzando tettarelle disegnate specificamente per i piccolissimi, come i biberon Zerø.Zerø™ di Suavinex, studiati per riprodurre con la massima fedeltà la forma e la consistenza del seno materno.

Allattare i prematuri, oltre pregiudizi e paure, si può

Ci abbiamo messo due mesi di tiralatte, biberon, pelle-a-pelle, stimolazione. Poi, pochi giorni dopo quella che doveva essere la data del parto, si è attaccato. Quasi non ci credevo. Da quel momento è stato tutto diverso, ma il biberon che mi faceva così paura è rimasto con noi: nella necessità, alternarci con le poppate era diventato un piacere.

Non posso dire che sia stato tutto facile, io ci ho messo un po’ a capire che dovevo dare fiducia a lei (e a me!) e ai suoi tempi. Pensavo che l’allattamento misto mi rendesse una madre peggiore, ma quando sono riuscita a liberarmi di questa idea abbiamo trovato il nostro equilibrio. Ed è stato bello.

Altro che confusione del capezzolo, la parte tosta è stata smettere di allattare. Avevo paura che non volessero la tetta, ma alla fine, dopo due anni, uno dei gemelli non la voleva più mollare!.

allattare un neonato prematuro
Credits: Suavinex

Quelle esperienze sfidanti, però, possono rivelare sorprese inaspettate: la fine della storia, infatti, non è necessariamente già scritta nelle premesse difficili. L’allattamento può e deve essere un momento di serenità e condivisione anche per quelle mamme che non possono, non riescono – o, a volte più semplicemente, non vogliono – ricorrere all’allattamento al seno. Fornire a tutti i neogenitori un supporto adeguato, accompagnando le coppie senza giudicarle e aiutandole a capire che non esiste un modo giusto per allattare ma infiniti modi quante sono le famiglie, è necessario, ma non sufficiente. Anche la conoscenza delle esigenze fisiologiche dei prematuri e fondamentale, così come quella degli strumenti giusti, che rappresentano degli alleati strategici per vivere senza timori aggiuntivi un inizio particolarmente complicato e far sì che si possa tradursi in un allattamento felice, sia esso al seno o misto.

L’alimentazione dei bambini prematuri o sottopeso

Prima della 34° settimana, la maggior parte dei neonati non hanno alcune competenze – respirazione, deglutizione e suzione – che gli consentono di nutrirsi da soli, per questo vengono alimentati dal personale medico attraverso un sondino nasogastrico. Finché il piccolo non è pronto per essere nutrito con il biberon o per essere attaccato al seno, è quindi necessario utilizzare un tiralatte per mantenere la produzione di latte materno. La montata lattea, infatti, può presentarsi a qualunque età gestazionale: il secondamento della placenta, infatti, fa venir meno l’effetto inibitorio del progesterone sulla prolattina, permettendo il passaggio dalla produzione di colostro a quella del latte maturo.

Con il progressivo sviluppo degli organi interni e man mano che il bambino acquisterà peso, coordinazione e forza, sarà possibile passare all’allattamento vero e proprio; al seno, con il biberon o entrambi. Sotto una certa soglia di peso, i piccoli potrebbero non avere la forza sufficiente per succhiare dal capezzolo, ma attaccarli o avvicinarli regolarmente è importante non solo per stimolare la produzione lattifera ma anche per abituare il bambino all’odore del latte materno e alla consistenza del seno, senza dimenticare l’importanza della suzione non nutritiva, specie per bambini così piccoli sottoposti quotidianamente a trattamenti invasivi e talvolta dolorosi. In questo, anche il succhietto può essere un alleato, che in questa fase aiuta anche ad “allenare” le capacità del bambino. L’importante è fare attenzione a scegliere un modello disegnato appositamente per la conformazione del volto dei bambini prematuri e sottopeso, che sia stato approvato dagli odontoiatri, come quello di Suavinex che, nella taglia Mini -2/+2 mesi ha una tettarella brevettata che permette di soddisfare il bisogno psicologico di succhiare dei piccolissimi rispettando il loro cavo orale.

allattare un neonato prematuro succhietto
Credits: Suavinex

Secondo uno studio condotto in 12 UTIN italiane e citato in un documento delle principali società pediatriche italiane in collaborazione con il Ministero della Salute, nel 2015 al momento della dimissione il 45% dei bambini con basso peso alla nascita era nutrito solo con formula, il 24% in maniera mista, il 31% esclusivamente con latte materno. Tra questi, però, appena il 10% succhiava direttamente al seno, mentre gli altri bambini erano nutriti grazie al tiralatte o con latte materno donato.
In questa fase, quindi, è importante utilizzare biberon che riducano al minimo la “confusione” dei piccoli ed è quindi fondamentale che la tettarella sia in grado di simulare il capezzolo materno nella forma, nella lunghezza e al tatto, come quella del biberon Anti-Colica Zerø.Zerø™ di Suavinex, realizzata in silicone morbidissimo e in un rosa tenue ispirato al colore della pelle, per ridurre al minimo l’invasività anche nel colore.
Per adattarsi al massimo alle esigenze dei piccoli, è disponibile in diversi flussi, tra cui quello adattabile, che lascia passare una quantità di liquido che dipende dalla forza di suzione del bambino ed è concepito pensando proprio all’allattamento misto.

Il biberon come alleato della co-genitorialità

Utilizzare un biberon che imita sia fisicamente che funzionalmente il seno materno consente anche ai papà di vivere l’esperienza dell’allattamento, nella massima serenità. Quello di Suavinex, raccomandato in combinazione con l’allattamento al seno, evita la confusione nel neonato e permette di vivere appieno la co-genitorialità, senza timore di pregiudicare l’allattamento al seno. Questo consente ai genitori di continuare ad alternarsi o di passare, una volta che il bambino sarà in grado, all’allattamento esclusivo al seno, se questo è il desiderio di entrambi.

Allattamento non è necessariamente sinonimo di mamma e, anzi, il ruolo del papà supportivo è fondamentale, in questa fase iniziale ma anche in seguito, non solo per la neomamma ma per tutta la triade mamma-papà-neonato. Come nell’esperienza di Giulia:

Credevo che fosse colpa mia, mi sentivo sbagliata perché non potevo fare quello che pensavo – e che tutti mi dicevano – di dover fare. Invece ho scoperto che potevo trasformare questo limite in un’opportunità. Condividere l’allattamento non ha solo unito M. e il papà, ma anche me e mio marito come coppia.

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Suavinex, marchio leader in Spagna nel settore della puericultura leggera dal 1983, fornisce la gamma più innovativa e completa di soluzioni pensate per garantire il benessere sia dei bambini che dei genitori: supporto all’allattamento artificiale, suzione e dentizione, elementi di sterilizzazione e pulizia utensili e accessori di alta gamma all’insegna della massima qualità e sicurezza. Suavinex è presente in 20 Paesi a livello internazionale.

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