Torniamo a occuparci di allattamento e in modo particolare di quello cosiddetto esclusivo. Un aggettivo impegnativo che va compreso e contestualizzato, anche alla luce della grande disomogeneità cui, anche in Italia, tale pratica va incontro.

Un’indagine del 2022, condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), mostra infatti come a essere allattati in maniera esclusiva sono il 46,7% dei bambini di 2-3 mesi. L’attenzione verso questo dato è legata anche alle indicazioni dell’OMS e dell’UNICEF che, invece, raccomandano l’allattamento esclusivo fino ai 6 mesi di vita.

È importante parlare di allattamento esclusivo sia nell’ottica di comprendere meglio cosa si intenda (essendo oggetto di grande confusione, come testimoniato in questo studio) sia per evitare facili giudizi sulle scelte delle persone.

La definizione di allattamento esclusivo

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Fonte: iStock

Partiamo dalla definizione di allattamento esclusivo e lo facciamo citando esattamente le parole dell’Istituto Superiore di Sanità che ne parla in questi termini:

il bambino/la bambina riceve solo latte materno, incluso latte materno spremuto (Lms) o latte materno donato (Lmd), escludendo altri alimenti o liquidi, compresa l’acqua (eccetto gocce, sciroppi, vitamine, sali minerali, farmaci, soluzioni reidratanti orali).

C’è innanzitutto una precisazione non indifferente: l’allattamento esclusivo riguarda il latte materno, non l’allattamento al seno. Questo significa che si può allattare in maniera esclusiva anche con il biberon, sia mediante spremitura del seno che tramite accesso alle banche del latte.

Inoltre, non interferisce con l’esclusività l’assunzione di farmaci e medicinali, mentre l’acqua non va data ai bambini durante il periodo dell’allattamento esclusivo.

Benefici e vantaggi

L’indicazione di allattare in maniera esclusiva è basata sulle evidenze scientifiche che mostrano come il latte materno contenga tutti i nutrienti di cui il bambino ha bisogno. Oltre all’aspetto prettamente nutrizionale e alla possibilità di rafforzare e consolidare il legame con il neonato (bonding), l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pone attenzione sul fatto che il bambino, assumendo solamente latte materno, riceve una protezione da molte comuni malattie infantili (come la polmonite) e riduce il rischio di sviluppare problemi di salute a lungo termine come il sovrappeso e l’obesità nell’infanzia e nell’adolescenza.

Inoltre il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) aggiunge come ci sono vantaggi sia per il bambino che per la madre. Per il piccolo c’è la riduzione del rischio del diabete di tipo 1, della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), delle infezioni gastrointestinali (vomito e diarrea), dell’otite media acuta, dell’asma e di gravi malattie respiratorie. La madre, invece, ha un minor rischio di sviluppare un tumore al seno, l’ipertensione, il diabete di tipo 2 e il cancro alle ovaie.

Problemi e svantaggi

L’allattamento esclusivo è controindicato o precluso, spiega il Ministero della Salute, nei bambini con galattosemia (la malattia per cui il bambino non riesce a trasformare lo zucchero presente nel latte), malattia delle urine a “sciroppo d’acero” e fenilchetonuria (ma in questo caso l’allattamento al seno parziale è potenzialmente possibile).

L’infezione da HIV e quella da herpes simplex della madre possono essere condizioni per non procedere con l’allattamento al seno, ma non costituiscono in senso stretto l’impossibilità di procedere con l’allattamento esclusivo essendo questo la forma di alimentazione che prevede la sola assunzione di latte, non necessariamente quello materno.

Allattamento esclusivo: per quanto tempo

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ricorda come l’allattamento esclusivo è tale nei primi 6 mesi di vita e la raccomandazione è che lo svezzamento non inizi mai prima di questo periodo.

Allattamento esclusivo o misto?

Quando si parla di allattamento misto, si fa riferimento a quella forma di nutrizione che prevede la somministrazione sia di latte materno che di latte artificiale o altre forme di alimenti. Il ricorso a tale modalità di allattamento è valutato prevalentemente in presenza di scarsa produzione del latte materno e come conseguenza di una scelta di non andare incontro a tutte le conseguenze dell’allattamento al seno.

C’è però da considerare come un allattamento non esclusivo al seno condizioni la produzione di latte. La produzione di latte materno, infatti, è legata alla suzione del bambino; più latte viene fatto uscire maggiore è quello che viene prodotto.

Riducendo il numero delle poppate, quindi, oltre al rischio di confusione del bambino che potrebbe avere difficoltà ad attaccarsi al seno si elimina una delle due fonti di alimentazione dell’allattamento misto (il latte materno), andando incontro a un allattamento artificiale a tutti gli effetti.

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  • Allattamento