Dimmi come allatti e ti dirò che madre sei. L’allattamento è, forse più della gravidanza, l’elemento intorno al quale giudicare una madre. Allatti al seno? Stai facendo il tuo (non sia mai che venga rivolto un complimento o un’espressione non critica). Allatti con il latte artificiale? Non sei una buona madre.

In realtà la questione, come spesso accade, è più delicata e frutto non solo di aspetti prettamente medici ma anche e soprattutto culturali e sociali. L’allattamento materno è andato incontro nel corso dei secoli, parallelamente anche alle scoperte scientifiche e tecnologiche, a numerosi cambiamenti.

Il ricorso all’allattamento artificiale, come riportato nell’approfondimento dedicato dalla Società Italiana di Pediatrica Condivisa (SIPEC) è antico quanto l’uomo. Quando mancava il latte materno o di un’altra donna, infatti, si ricorreva al latte animale.

Tra questioni igieniche (la sterilizzazione per il latte è stata scoperta e applicata solamente nel 1886) e sociali (l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro a partire dagli inizi del Novecento), si è andato incontro a una diffusione del ricorso al latte di formula.

Parallelamente, sono aumentati gli studi e le ricerche che mostrassero la superiorità dell’allattamento al seno. A questo proposito l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato un interessante approfondimento della ricercatrice Angela Giusti del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (CNESPS) nel quale, tra le altre cose, si evidenzia come il concetto di normalità sia socialmente costruito. Oltre a essere un dato storico (sono cambiati i concetti di normalità applicati all’allattamento nel corso del tempo), è un dato con il quale confrontarsi anche nel presente e nel futuro.

Un punto di partenza per analizzare e comprendere meglio cos’è e come funziona l’allattamento artificiale è che l’allattamento al seno e l’alimentazione mediante latte materno sono la norma biologica per la specie umana.

Cosa si intende per allattamento artificiale?

L’allattamento artificiale è quella forma di alimentazione dei bambini che prevede il ricorso, come indicato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, alla formula lattea, il latte artificiale. Si chiama in questo modo in quanto viene prodotto industrialmente ed è disponibile in forma liquida o in polvere.

Quando optare per l’allattamento artificiale

Le linee guida internazionali raccomandano il ricorso esclusivo all’allattamento al seno per i primi 6 mesi di vita del bambino. Quando sussistono gravi motivazioni di salute o condizioni che impediscono alla madre di allattare si può ricorrere al latte artificiale.

Tra le condizioni materne per cui l’allattamento al seno è controindicato, come riportato dal Ministero della Salute, ci sono l’assunzione di alcuni farmaci (come quelli retrovirali per l’HIV), la presenza di un’infezione al capezzolo da virus dell’Herpes simplex ma anche, aggiunge la Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro, in caso di chemioterapia o radioterapia in corso o se si assumono droghe.

Le condizioni del bambino che possono determinare il ricorso all’allattamento artificiale sono invece la galattosemia, la malattia delle urine a “sciroppo d’acero” e la fenilchetonuria.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha elaborato un documento, Ragioni mediche accettabili per l’uso di sostituti del latte materno, nel quale riporta tutti i casi in l’allattamento artificiale è possibile dal punto di vista medico. Oltre a quelle riportate vanno segnalate:

  • Neonati per i quali il latte materno rimane la migliore opzione di alimentazione, ma che potrebbero aver bisogno di altri alimenti oltre al latte materno per un periodo limitato.
  • Neonati nati con peso inferiore a 1500 g (peso alla nascita molto basso).
  • Neonati nati a meno di 32 settimane di età gestazionale (molto pretermine).
  • Neonati a rischio di ipoglicemia a causa di un adattamento metabolico compromesso o aumentato

Tra le altre condizioni materne rientrano la malattia grave, come la sepsi, che impedisce alla donna di prendersi cura del bambino, e l’assunzione di psicofarmaci e antiepilettici. L’I.R.C.C.S. Ospedale San Raffaele aggiunge anche la scelta consapevole della donna a seguito di un’attenta valutazione.

L’approccio medico-scientifico è quindi orientato a favorire l’allattamento al seno, tanto che esiste un Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno (elaborato dall’OMS con la collaborazione, tra gli altri, dell’UNICEF e dell’ONU) nel quale si dichiara che “Nella pratica, non vi dovrebbe essere concorrenza commerciale tra il latte materno e i suoi sostituti” privilegiando di fatto il ricorso al latte materno.

Latte in polvere vs latte materno: le differenze

Ci sono profonde differenze tra il latte artificiale e quello materno. Innanzitutto nella produzione: nell’allattamento al seno è il bambino, mediante la suzione, a determinare i processi di formazione del latte. Latte che risulta igienico, a temperatura adeguata e con una composizione migliore dal punto di vista nutrizionale.

Nel latte materno, infatti, si trovano non solo proteine, carboidrati e lipidi, ma anche ormoni, cellule, microRNA e fattori di crescita. Caratteristiche che rendono il latte materno più adatto dal punto di vista nutrizionale, con migliori proprietà antinfettive e immunologiche, indicato per favorire la crescita e capace di influenzare positivamente lo sviluppo neurologico.

Come riportato in questo studio, non vanno sottovalutati i rischi nutrizionali potenzialmente legati all’allattamento al seno. Numerosi studi, infatti, documentano come il latte materno sia carente di ferro e vitamina D e più esposto a tossine ambientali. Inoltre, anche se relativamente rara, può avere una bassa densità energetica tale da non sostenere adeguatamente la crescita.

Si può infine aggiungere come il latte artificiale sia una “semplice” bevanda, mentre il latte materno contribuisce, oltre al legame genitore-figlio, anche all’assunzione di fattori protettivi provenienti dall’organismo materno in grado di tutelare la salute del bambino prevenendo l’insorgenza di infezioni e allergie.

Come si prepara il biberon per il neonato

Quando si parla di latte artificiale si fa riferimento a due diverse tipologie di prodotto: liquido o in polvere. Entrambe sono derivati modificati del latte vaccino (ma ne esistono anche forme provenienti da altri mammiferi), con la differenza che la versione liquida è sterile e già pronta per l’uso, mentre quella in polvere non è sterile e richiede una preparazione.

Dal punto di vista nutrizionale sono equivalenti, ma non lo sono dal punto di vista igienico, visto che il latte in polvere, nonostante la normativa lo vieti, potrebbe avere la presenza di microrganismi potenzialmente responsabili di malattie nocive per la salute del bambino.

Per la corretta preparazione è necessario innanzitutto avere sempre le mani correttamente lavate per poi mettere a bollire l’acqua all’interno della quale, quando ha raggiunto i 70°C, far sciogliere la polvere (è sufficiente tenerla a temperatura ambiente per massimo 30 minuti). Successivamente sterilizzare contenitori, biberon e tettarelle per poi allattare il bambino. Al termine di ogni poppata rimuovere ogni rimanenza.

Quando si è fuori casa ci sono due possibilità. La prima è portarsi dietro un thermos con acqua che è stata precedentemente bollita, il quantitativo di latte in polvere all’interno di un contenitore pulito e asciutto e un biberon sterilizzato con adeguato cappuccio.

Altrimenti si può anche preparare il biberon con il latte direttamente a casa per poi conservarlo a temperatura ambiente (per non più di 2 ore), i una borsa frigo con la piastra di ghiaccio (per non più di 4 ore) o in frigorifero (per non più di 24 ore). In quest’ultimo caso, al momento di allattare, scaldare il biberon a bagnomaria prima di darlo al bambino.

I vantaggi dell’allattamento artificiale

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Fonte: iStock

Il portale WebMD evidenzia quelli che sono i vantaggi del ricorso all’allattamento artificiale. Vi è innanzitutto una maggiore libertà della donna e, parallelamente, un miglior coinvolgimento da parte del padre o di altri caregiver. Per preparare e dare il biberon al bambino, infatti, non è necessario il seno materno, consentendo quindi anche una maggiore flessibilità e organizzazione della giornata.

Inoltre con il latte artificiale si può perseguire in maniera più semplice l’allattamento a orario. Infine il ricorso all’allattamento artificiale inoltre permette alla donna di non doversi preoccupare dell’alimentazione da seguire, potendo mangiare tutti gli alimenti (e bere alcol), anche quelli che il neonato potrebbe non tollerare. Tutto questo perché, come precisato da Save the Children in un approfondimento sui miti da sfatare sull’allattamento, il latte artificiale non fa male e non è nocivo.

Svantaggi e controindicazioni all’allattamento artificiale

L’utilizzo del latte artificiale (o, meglio, il non ricorso al latte materno) ha, oltre a un costo inevitabilmente più alto (rispetto alla gratuità del latte materno) e a richiedere una maggiore disponibilità da parte della madre, dei rischi legati a una cattiva alimentazione del lattante. Rischi che possono dipendere sia da questioni igieniche legate alla preparazione del latte sia all’assunzione impropria di latte artificiale e altri prodotti sostitutivi del latte materno.

La Reviews in Obstetrics & Gynecology analizzando i rischi del non allattamento al seno, riporta come i bambini siano più esposti a un aumento del rischio di morbilità infettiva (otite media, gastroenterite, polmonite), obesità infantile, diabete, leucemia e sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS). Vi sono rischi anche per la madre legati a un aumento dell’incidenza del cancro al seno in premenopausa, cancro alle ovaie, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica.

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  • Allattamento