Ogni genitore, dal momento della nascita del proprio figlio, è responsabile del suo bene. L’educazione è tra le responsabilità maggiori che madri e padri si trovano a sostenere. Tale responsabilità riguarda anche il periodo dell’allattamento. L’allattamento a orario o a richiesta è una di quelle prime scelte che bisogna prendere e che, come vedremo, può avere ripercussioni sulla crescita del bambino, ma anche sulla serenità della mamma.

L’allattamento è una fase molto delicata, sia se si tratta dell’allattamento artificiale che di quello al seno. È un periodo da iniziare il prima possibile, ma che può presentare diversi problemi. Tra questi la scelta tra l’allattamento a orario e l’allattamento a richiesta.

Vediamo di comprendere cosa si intende per allattamento a orario, come si fa e quali sono i vantaggi e i rischi di questa scelta.

Allattamento a orario: cosa significa?

Come lasciano intendere i nomi, l’allattamento a orario è quella modalità per cui si dà il latte al bambino, sia tramite il seno materno che con il latte artificiale, stabilendo degli orari e degli intervalli di tempo. Viceversa, per allattamento a richiesta significa dare il latte al proprio bambino quando questo ne manifesta il desiderio.

Allattamento a orario: come fare

Una volta stabiliti gli orari e la cadenza con la quale allattare il proprio bambino, bisogna considerare come affrontare il problema di stimolare la poppata. Quando il bambino ha fame, infatti, riuscire ad allattarlo non è un problema; quando invece l’orario prefissato non coincide con il desiderio del bambino, è invece utile trovare degli stratagemmi.

Tra questi possono tornare utili l’appoggiare il bambino sulla spalla e massaggiargli la schiena, così come lo spremere qualche goccia di latte sul capezzolo in modo da invogliare il bambino a poppare.

Anche l’abbigliamento, con il cambio del pannolino e un numero minore di vestiti, aiuta il bambino a svegliarsi e a essere invogliato ad avere fame.

Allattamento a orario: pro e contro

Il principale vantaggio dello scegliere l’allattamento a orario è sicuramente quello di riuscire a programmare la giornata. Questo incide inevitabilmente sul maggiore relax della madre dato anche un riposo e regolare, sapendo sempre quando deve dare da mangiare al proprio bambino. Chi sceglie l’allattamento a orario lo fa anche per assicurare una maggiore stabilità e regolarità al proprio bambino.

L’idea è quella di infondergli sicurezza che a determinati orari e a intervalli regolari egli, qualunque cosa accada, sa che mangerà. Parallelamente c’è anche l’analisi del pianto legata ai bisogni del piccolo. Se egli piange, infatti, lo fa per altri motivi, essendo “consapevole” che a breve la sua fame verrà soddisfatta.

Allo stesso tempo bisogna considerare le criticità di questo tipo di allattamento. Il problema maggiore legato all’allattamento a orario è legato alla quantità di nutrienti che il bambino riesce ad assumere. Come sottolineano i pediatri, infatti:

Se è la madre a imporre poppate brevi a orario (per esempio 10 minuti per mammella) […] il bambino potrebbe assumere solo la prima parte del latte per ogni mammella, che è povero di grassi, in questo caso richiederà di mangiare con notevole frequenza perché non ha potuto assumere una poppata completa con tutti i grassi di cui aveva bisogno.

Allattamento a orario o allattamento a richiesta?

allattamento a orario

Alla luce di quanto appena detto qual è la miglior forma di allattamento tra quella a orario e quella a richiesta? Cerchiamo di fare chiarezza sull’argomento proponendo le indicazioni degli esperti. Il Ministero della Salute dichiara che “non esiste il pericolo di allattare troppo” e a tal proposito chiarisce che, essendo i bambini diversi tra loro, ”poppano in modo molto diverso l’uno dall’altro. Anche lo stesso bambino può cambiare tempi, modi e frequenza delle poppate, a seconda dei suoi bisogni”.

Una regolamentazione, quindi, potrebbe non tenere conto di questi bisogni. Un elemento forse curioso, ma molto interessante, è legato alla quantità di latte disponibile nel seno materno.

Un lattante assume in media il 67% del latte disponibile a ogni poppata, mostrando così che l’ingestione di latte non è legata alla quantità di latte disponibile ma piuttosto alla richiesta del bambino.

La questione dell’allattamento è molto più complessa e articolata di quanto si possa pensare, motivo per cui si tende a consigliare di fare riferimento alle richieste del bambino. Questo anche perché non è il numero delle poppate a garantire la quantità di latte assunta del bambino. In questo senso:

Più numerose sono le poppate in una giornata, meno latte viene assunto per ogni poppata, con una variabilità tra circa 50 e oltre 200 ml di latte materno per pasto. Pertanto, i lattanti che richiedono di essere allattati più o meno frequentemente rispetto alla media, non necessariamente indicano un problema di allattamento; tuttavia particolare attenzione dovrà essere dedicata alle situazioni nelle quali il numero di poppate si allontana dalla media.

Effetti e conseguenze dell’allattamento a orario

È poi doveroso considerare anche i cosiddetti scatti di crescita, ovvero quei periodi (tra il decimo giorno e il secondo mese di vita) nei quali ”il bambino potrebbe avere maggiori richieste: a volte passa qualche giorno affinché si ristabilisca l’equilibrio fra la richiesta del bambino e la tua produzione di latte”. Con l’allattamento a orario questi cambiamenti non vengono percepiti, ignorando quindi le reali necessità del bambino.

Infine sono stati condotti degli studi sugli effetti che l’allattamento a orario ha, rispetto a quello a richiesta, sia sulle donne che sui figli. Questi studi tengono conto di diversi fattori, anche quelli di natura economica, sociale e professionale delle madri che sono state prese in considerazione e invitano ad approfondire la questione.

L’evidenza che emerge è quella che l’allattamento a orario ha evidenti vantaggi in termini di benessere materno (meno stress, maggiore regolarità di riposo, minore stanchezza, eccetera).

Di contro c’è da considerare come la scelta di un allattamento programmato aumenta i rischi legati ai risultati cognitivi del bambino. Questi sono minori rispetto a quelli dei bambini che sono stati alimentati con l’allattamento a richiesta.

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