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Sempre più genitori scelgono uno stile di vita vegano anche per i propri figli; parliamo quindi dello svezzamento secondo i criteri vegani, andando a porre l'attenzione sui rischi e sulle criticità di questo tipo di scelta.
Considerato che l’argomento è sempre molto delicato e, parallelamente, è crescente l’interesse verso questa scelta di vita e l’adozione di un regime alimentare di questo tipo, è doveroso interrogarsi e individuare quelle che sono le risposte e le indicazioni per assicurare al bambino lo sviluppo che gli è necessario nei primi mesi di vita.
L’assunzione di regimi alimentari sbagliati, infatti, fin dalla più tenera età, comporta carenze nutrizionali che non sempre possono essere colmate. Qualsiasi forma di alimentazione non è esente da rischi e l’analisi sullo svezzamento vegano non è una dicotomica sfida tra alimentazione vegetariana (o vegana) e una onnivora, ma ha l’obiettivo di porre l’attenzione sugli aspetti essenziali cui ogni genitore dovrebbe concentrarsi nella scelta del tipo di alimentazione da fornire al proprio figlio.
L’indicazione generale è quella per cui lo svezzamento vegano, se equilibrato e pianificato, è tranquillamente possibile. In realtà sono diverse le perplessità in materia, così come quelle denunciate dalla Società Italiana di Pediatria. Nei bambini più piccoli, quelli che iniziano lo svezzamento e fino ai 2 anni, una dieta vegana è associata a un alto rischio di scarsa crescita staturo-ponderale. Questo per effetto del ridotto apporto calorico dato da frutta e verdura rispetto alle proteine di origine animale.
Lo svezzamento vegano, a differenza di quello vegetariano, va sconsigliato perché gli studi condotti mostrano il rischio di gravi danni sulla salute del bambino (crescita lenta, deficit cognitivi irreversibili, rachitismo, atrofia cerebrale e nei casi più gravi anche la morte). Gli studi condotti in materia tra chi nel nostro Paese segue questo tipo di svezzamento fa emergere un dato importante: il pediatra non è stato coinvolto nella valutazione di questa decisione in quanto non ritenuto adeguato a farlo.
I sostenitori dello svezzamento vegano sottolineano numerosi vantaggi legati a questo tipo di alimentazione. Innanzitutto c’è una scelta di vita legata all’ambiente, essendo questo tipo di alimentazione più sostenibile. Parallelamente viene indicato il vantaggio legato alla varietà dell’alimentazione. Chi segue una dieta vegana attinge a una serie di cibi che altrimenti vengono poco considerati e consumati (se non del tutto ignorati) da chi segue una dieta onnivora.
Inoltre lo svezzamento vegano tutelerebbe i bambini anche dal punto di vista della salute. Molte patologie alimentari, come l’obesità, sarebbero maggiormente diffuse nella popolazione onnivora. Allo stesso tempo il bambino vegano svilupperebbe maggiormente il senso del gusto che non verrebbe condizionato dagli alimenti salati, grassi e dolci tipici dell’alimentazione onnivora.
Oltre a quanto già detto sui rischi legati ai gravi danni sulla salute dei bambini va posta attenzione non solo sull’esclusione delle proteine di origine animale, ma anche sugli effetti dell’eccesso di quelle vegetali. L’utilizzo di latti vegetali (riso, mandorla, cocco e avena) in sostituzione del latte vaccino, tipico dello svezzamento vegano, non assicura un adeguato equilibrio nutrizionale. Oltre ai problemi di crescita l’assunzione di questo tipo di bevande vegetali provoca disturbi elettrolitici, malnutrizione proteico-energetica, calcoli renali e anemia da carenza di ferro.
Il grave problema dello svezzamento vegano è legato alla carenza di proteine ad alto valore biologico e di minerali come calzo, selenio, zinco, vitamina A e vitamine del gruppo B presenti negli alimenti di origine animale.
La Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (ESPGHAN) indica come lo svezzamento vegano vada seguito sotto un’adeguata supervisione medica o dietetica, informando i genitori dei gravi conseguenze di questo tipo di scelta. Per coloro che desiderano intraprendere questo tipo di alimentazione è importante considerare anche il contributo dato dagli integratori specifici oltre a quelli vitaminici consigliati già per tutti i bambini.
In questo senso va posta l’attenzione sugli integratori di vitamina D e quelli di vitamina A. Le sostanze di cui il bambino ha bisogno sono: lo iodio, gli acidi grassi Omega-3, la vitamina B12, il ferro, le proteine e il calcio.
Gli alimenti ricchi di ferro utilizzabili durante lo svezzamento vegano sono: ceci, fagioli, piselli, lenticchie, spinaci, avena, cavolo, quinoa, patate, semi di zucca, semi di sesamo, cereali e albicocche secche. Le proteine possono essere assunte tramite la soia, il seitan e i piselli; il calcio tramite soia, spinaci, fichi, broccoli, ceci, fagioli bianchi, mandorle, prezzemolo, quinoa e arance.
Come per lo svezzamento tradizionale anche per quello vegano va posta attenzione non solo agli alimenti, ma anche alla loro dimensione, forma e consistenza. È fondamentale, specialmente nelle prime settimane di svezzamento, offrire al bambino alimenti teneri che possano masticare e ingerire senza rischio di soffocamento.
Solo con il passare del tempo e adeguandosi alla crescita del bambino e al suo sviluppo sensoriale e motorio, è possibile aumentare il numero di alimenti e il modo in cui somministrarglieli. Anche in questo caso il supporto e la consulenza del pediatra o di uno specialista si rivela indispensabile.
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