
Com'è composto il latte materno? Quanto a lungo e come si conserva? Che proprietà ha per il bambino? Un decalogo per le mamme che vogliono sapern...
Si tratta dell'evento probabilmente più importante del primo anno di vita del bambino, ovvero il passaggio da un'alimentazione esclusivamente a base di latte a una "da grandi": con l'aiuto dello specialista abbiamo parlato di svezzamento.
L’alimentazione complementare, così come la definiscono le Linee Guida dell’OMS, indica che questo tipo di alimentazione sia: tempestiva, adeguata, sicura e nutriente. Intorno a questi quattro elementi passa questa fase di transizione nella quale coesistono l’allattamento e l’introduzione di cibi solidi.
È probabilmente una delle fasi più emozionanti e allo stesso tempo delicate del primo anno di vita del bambino, considerando come da ciò che mangia dipende il suo benessere, inteso anche come crescita e sviluppo psicofisico. Una fase strategica per la crescita sana di ogni bambino che deve essere affrontata con consapevolezza e preparazione dai genitori, che si trovano ad affrontare nuove sfide e a interagire in maniera diretta con il proprio piccolo. Una fase non priva di rischi e aspetti da monitorare che anche per queste criticità non può essere sottovaluta o affidata al caso.
Per avere una panoramica completa sull’argomento, fornendo consigli utili e preziosi ai genitori che hanno un bambino nella fase dello svezzamento, abbiamo intervistato il dottor Rosario Morando, Nutrizionista Clinico Specialista in Alimentazione e Nutrizione Umana.
Dottor Morando, cosa si intende con il termine svezzamento?
Con il termine svezzamento (una volta divezzamento e successivamente alimentazione complementare) si intende l’interruzione di un’alimentazione esclusiva al latte, sia esso naturale sia quello di formula, con l’introduzione di nuovi alimenti per il neonato.
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Uno dei primi aspetti da considerare quando si parla di svezzamento è il periodo in cui conviene iniziare. Qual è l’indicazione da seguire?
La finestra di introduzione dei nuovi alimenti va dai 4 ai 6 mesi. Questo significa che si può iniziare già dal quarto mese a introdurre alcuni alimenti e che il sesto mese è il termine ultimo per poter iniziare lo svezzamento.
Perché bisogna iniziare in questa finestra temporale?
Il motivo è legato prevalentemente a un aspetto nutrizionale. Questo perché prima di questo periodo il neonato ha un fabbisogno nutrizionale completamente diverso che solo il latte è in grado di soddisfare. Dal quarto mese, invece, abbiamo l’opportunità di introdurre alimenti differenti dal latte anche perché è trascorso un tempo sufficiente perché l’intestino maturasse come dovrebbe per la digestione di questi alimenti.
Come iniziare lo svezzamento? Con la frutta o con la pappa vera e propria?
Generalmente si inizia con la pappa di riso o similari per poi introdurre dopo una o due settimane la frutta. Tendenzialmente si utilizza quella già confezionata in vasetto, ma può essere utilizzata, anzi spesso viene raccomandata, anche della frutta fresca.
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In rete, ma anche tra i consigli di genitori e nonni (che magari hanno seguito le precedenti convinzioni in materia), si parla spesso di tabelle con una schematica divisione di quali cibi dare ai propri bambini durante lo svezzamento e qual è il mese nei quali introdurre; questo tipo di impostazione è ancora corretto e utile da seguire?
Rispetto al passato oggi non abbiamo delle linee guida che indichino degli alimenti ben precisi. Non abbiamo una scaletta di alimenti da introdurre prima o dopo. Abbiamo delle indicazioni generiche soprattutto per quel che riguarda gli alimenti solidi. Oggi possiamo in linea generale introdurre qualsiasi tipo di alimento a eccezione dell’uovo e del latte vaccino che possono essere introdotti successivamente. L’uovo indicativamente intorno all’anno di vita e il latte vaccino dopo il primo anno di vita. Tutti gli altri alimenti possono essere introdotti a discrezione del pediatra in accordo con i genitori.
Con l’aiuto del dottor Morando proviamo a dare delle indicazioni pratiche che possano essere utili per i genitori che devono iniziare la fase dello svezzamento con i propri bambini. Parliamo quindi di gradualità, del consumo di latte, degli omogeneizzati, del numero di pasti e dei cibi zuccherati e salati.
Come conviene procedere con lo svezzamento? Come possono fare i genitori per coinvolgere i bambini a mangiare?
È importante effettuare lo svezzamento in maniera graduale e dare l’opportunità al bambino di scoprire dal punto di vista sensoriale questi alimenti, anche attraverso il gioco. Quindi gustandoli, ma anche lasciare che il bambino tocchi con mano i vari alimenti. Inoltre è utile capire quali preferenze potrebbe aver sviluppato il bambino ed eventualmente riproporre più avanti l’alimento che rifiuta senza escluderlo a priori.
L’allattamento deve essere del tutto eliminato per favorire l’alimentazione complementare o in alcuni casi è ancora possibile dare il latte materno (o di formula) al bambino?
No, non bisogna eliminare in maniera rigida il consumo di latte. Generalmente quando si inizia lo svezzamento il consumo di latte viene mantenuto a colazione, per uno spuntino e come ultimo pasto prima di andare a letto.
Per preparare i pasti del neonato è meglio utilizzare gli omogeneizzati o i prodotti freschi?
La carne e il pesce sono da utilizzare solo come cibi sotto forma di alimentazione pediatrica. Non utilizzare quelli destinati all’adulto perché potrebbero contenere quantitativi di fattori antinutrizionali o di tossicità più alti. Per la frutta e la verdura, invece, possiamo utilizzare anche alimenti freschi, anzi in questo caso sono sicuramente migliori.
Quali sono i pasti che ogni neonato deve fare ogni giorno per non andare incontro a problemi di malnutrizione?
Innanzitutto bisogna rispettare i quantitativi indicati dal pediatra e la frequenza del pasto. Generalmente abbiamo cinque o sei pasti al giorno: la colazione, spuntino a metà mattinata, pranzo, spuntino nel pomeriggio, cena ed eventualmente il latte prima di andare a letto. C’è poi da rispettare l’inclinazione fisiologica del bambino. Bisogna evitare qualsiasi tipo di forzatura che potrebbero sortire un effetto contrario. È bene dare l’opportunità al bambino di scoprire gradualmente nuovi gusti e nuovi odori anche, come detto, attraverso il gioco.
Quando, invece, è possibile introdurre cibi con gli zuccheri aggiunti?
I cibi con gli zuccheri aggiunti, così come quelli con il sale, possono essere introdotti dopo l’anno. Il consiglio comunque è sempre quello di rivolgersi allo specialista che si occupa di alimentazione pediatrica con il quale condividere le scelte alimentari che si vorrebbe seguire con il proprio bambino.
Negli ultimi anni è aumentato l’interesse intorno al cosiddetto autosvezzamento, ovvero la scelta di proporre al bambino gli stessi alimenti che mangiano gli adulti, senza particolari limitazioni.
Dottor Morando, questa può essere una scelta utile da seguire rispetto al cosiddetto svezzamento tradizionale o è preferibile evitare? Eventualmente quali sono i rischi legati a questo tipo di alimentazione?
È più rischioso in quanto è maggiore la possibilità di andare incontro a errori quali una malnutrizione per difetto, un arresto della crescita e l’esporre il bambino a eventuali manifestazioni allergiche. In passato esisteva un protocollo, una scheda, da seguire nell’introduzione dei cibi solidi, oggi non è più così. Anche per questo se si segue l’autosvezzamento si rischia non soltanto un deficit nutrizionale ma anche delle avversità di tipo patologico.
Nella finestra indicata, ovvero dal quarto al sesto mese di vita, il bambino dà i segnali di essere pronto per iniziare lo svezzamento, ovvero di assumere un tipo di alimentazione complementare. Tra questi segnali c’è il superamento del riflesso di estrusione, la capacità del bambino di stare seduto e il mostrare interesse verso quello che vede. Dottor Morando, quali sono i rischi legati allo svezzamento?
I problemi classici cui si può andare incontro sono quelli legati al rifiuto dei nuovi alimenti da parte del neonato; per lui infatti si tratterà di una nuova scoperta sensoriale.
In caso di rifiuto del cibo o di un bambino che mangia meno delle quantità indicate dal pediatra, cosa bisogna fare? Come comportarsi?
Se il bambino mangia poca pappa, avendo quindi problemi quantitativi e non solo sulla tipologia di alimenti, è possibile integrare con del latte. Non bisogna mai forzare il bambino, rispettare le sue esigenze e quindi cercare di compensare il deficit della poca pappa con il latte.
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