Sodio in gravidanza: i rischi tra eccessi e moderazione

Il sodio è un minerale importante coinvolto in numerosi processi fisiologici e biochimici del nostro organismo. A seguito del suo ruolo chiave nel mantenimento dell’omeostasi cellulare, durante la gravidanza sarebbe opportuno mantenere i valori sierologici all’interno dei range di riferimento.

La donna durante la gravidanza deve fare molto attenzione alla scelta dei cibi, in quanto le sue abitudini alimentari sembrano condizionare la salute del nascituro. Secondo l’ipotesi del “fetal programming” o programmazione fetale, il cibo ingerito dalla mamma, sembra influenzare la struttura, il funzionamento dei suoi organi e il suo metabolismo.
Oltre ai macronutrienti è quindi importante parlare anche dei micronutrienti come il sodio, un minerale molto importante per diverse funzioni fisiologiche e che, a causa delle abitudini alimentari, potrebbe essere assunto in quantità eccessive dalle donne incinte, provocando
conseguenze da non sottovalutare, sia per la mamma che per il bambino.

L’importanza del sodio in gravidanza (e non solo)

Prima di parlare degli esami per verificare la quantità di sodio presente nell’organismo e quali sono i rischi in gravidanza in caso di livelli alti o bassi di questo minerale, è necessario fare una breve premessa.

Il sodio, come anticipato, è un minerale molto diffuso nel nostro organismo e presente nel sangue, nelle ossa, nella cartilagine e nei tessuti connettivi. Nel sangue, il sodio è il catione più numeroso, contribuendo insieme al cloro e al potassio al mantenimento del
volume ematico. Le concentrazioni di acqua e sodio sono, pertanto, strettamente interdipendenti. Inoltre è coinvolto nella regolazione dei potenziali di membrana delle cellule nervose e muscolari.

Di per sé, per quel che riguarda l’assunzione di sodio in gravidanza, secondo le raccomandazioni SIGO (Società Italiana Ginecologia e Ostetricia), “una dieta varia ed equilibrata, che soddisfi le necessità degli altri nutrienti essenziali, contiene quantità di sodio sufficienti, pertanto non sono necessarie supplementazioni”.

Questo significa che il fabbisogno di sodio viene soddisfatto con un’alimentazione varia ed equilibrata, senza necessariamente far uso di sale da cucina. Sebbene i LARN stabiliscano per la popolazione adulta un fabbisogno giornaliero di 2 g/die, la dieta occidentale tende a
superare nettamente il limite raccomandato. Fortunatamente l’organismo umano è capace di evitare un sovraccarico da sodio (ipernatremia) grazie all’escrezione urinaria.

Maggiore è la quantità di sodio assunto, più alta è la quantità di quello eliminato dai reni.
Questo in condizioni normali ma, considerando condizioni particolari e l’alimentazione troppo spesso poco (o niente) equilibrata e varia, è possibile che i livelli di sodio siano maggiori o inferiori alla norma anche nelle donne in gravidanza. Durante la gravidanza i LARN
stabiliscono un fabbisogno giornaliero di almeno 69 g/die per consentire il fisiologico aumento del volume dei liquidi extracellulari e per le richieste del feto (dati SIGO).

Sodiemia: cos’è?

Per comprendere i livelli (o, meglio, la concentrazione) di sodio nel sangue, si parla di sodiemia.

Esame per la sodiemia

L’esame per la sodiemia è possibile tramite un semplice prelievo di sangue, da eseguire a digiuno. I valori cui fare riferimento sono, mediamente, quelli tra 135 e 145 mEq/L (normonatremia). In caso di valori di sodio più bassi si parla di ipernatriemia, mentre in presenza di valori più alti di iponatremia.

Sodio basso in gravidanza: cause e rimedi

sodio in gravidanza

La bassa concentrazione di sodio o iponatriemia (concentrazione sierica < 135 mEq/l) è causata prevalentemente da:

  • patologie renali come la cirrosi;
  • assunzione eccessiva di acqua;
  • aumento dell’ormone vasopressina, che innesca una condizione per cui l’acqua eliminata dai reni è inferiore rispetto a quanto necessario, determinando quindi un aumento dei liquidi extracellulari (ritenzione idrica) con conseguente abbassamento dei livelli di sodio;
  • stress o da patologie al cuore, alle ghiandole surrenali, alla tiroide o ai reni;
  • neoplasie;
  • cirrosi;
  • farmaci

In questi casi, il trattamento previsto è una riduzione dell’assunzione di liquidi.

Sodio alto in gravidanza: cause e rimedi

L’ipernatremia può derivare da diverse cause: per perdita netta di acqua o raramente, per accumulo di sodio. Si parla di ipernatremia quando i livelli sierici di sodio superano i 145 mEq/L. Le manifestazioni cliniche dell’ipersodiemia sono principalmente neurologiche, infatti
l’aumento della sodiemia determina l’uscita d’acqua dalle cellule con conseguente raggrinzimento delle cellule a livello cerebrale. I sintomi iniziali sono aspecifici come:

  • anoressia
  • irrequietezza
  • nausea
  • debolezza muscolare
  • letargia
  • sete intensa
  • confusione

Se l’ipernatremia non è prontamente corretta i sintomi possono degenerare con manifestazioni più gravi come emorragia cerebrale, coma e talvolta morte. Fortunatamente la natura ha contrapposto nei confronti di questi eventi avversi numerosi sistemi di controllo e regolazione come l’ormone antidiuretico (ADH); la sete, la volemia efficace (VESA) e il sistema renina-angiotensina-aldosterone.

Alcuni studi, condotti su animali, mostrano come l’esposizione continuativa ad alti livelli di sodio in gravidanza determinano delle modifiche permanenti nella struttura degli organi e/o alterazioni nei meccanismi di regolazione omeostatici della prole. Queste ricerche hanno
evidenziato quindi come uno stimolo o uno stress in un momento critico dello sviluppo in utero, possono programmare (programmazione fetale) la predisposizione ad alcune patologie come ad esempio l’ipertensione, l’obesità e patologie renali.

Gli alti livelli di sodio in gravidanza, in assenza di patologie concomitanti (come il diabete gestazionale) possono essere causato da una scarsa assunzione di liquidi o un’eccessiva sudorazione. In questi casi il trattamento più efficace è quello dato dalla reintegrazione dei liquidi.

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  • Alimentazione