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Sfatiamo alcuni miti e leggende sulla possibilità di mangiare le fragole in gravidanza scoprendo cosa fare per evitare qualsiasi tipo di rischio.
Perché questa preoccupazione? Ci sono diverse ragioni. Innanzitutto le fragole, rispetto ad altra frutta provvista di buccia, potrebbe esporre
le donne in gravidanza ad un rischio maggiore di contrarre alcune malattie (come la toxoplasmosi) e a miti e leggende metropolitane (come quelle legate alle “voglie a fragola”, che potrebbero comparire sulla pelle del neonato).
Facciamo chiarezza sulla possibilità di mangiare le fragole in gravidanza, su quali sono i possibili rischi e cosa fare per evitarli.
Il Sustainable Food Center riferisce come le fragole siano alimenti ricchi di vitamina C, antiossidanti, fibre, potassio, magnesio e acido folico. Tutti minerali e nutrienti fondamentali per la donna in gestazione e per il corretto sviluppo del feto.
Le fragole inoltre sono molto ricche in acqua, contribuendo a mantenere il corretto stato di idratazione, specialmente con l’arrivo del primo caldo (la stagionalità delle fragole è da marzo-aprile a giugno-luglio).
Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda un consumo giornaliero di circa 400 grammi di frutta e verdura, corrispondendit a 5 porzioni al giorno.
Le fragole possono essere tranquillamente mangiate in gravidanza. Se per i bambini i pediatri consigliano di introdurle a partire dai 12 mesi di età, per le gestanti non ci sono particolari controindicazioni.
Il divieto categorico di consumo di fragole è opportuno solo in caso di allergie al frutto. In condizioni normali, proprio in virtù delle loro proprietà nutrizionali, le fragole sono un ottimo frutto da consumare durante la gestazione.
Per mangiare le fragole in gravidanza è fondamentale seguire sostanzialmente due principali raccomandazioni: lavarle accuratamente e consumarle possibilmente fresche e crude (al fine di preservarne le proprietà nutrizionali). Come evidenziato dalla Fondazione Veronesi, infatti, i nutrienti presenti nelle fragole, come la vitamina C e la vitamina B9 (i folati), sono facilmente deperibili (si ossidano rapidamente al contatto con l’aria). Avviene anche con la cottura e il calore in genere. Ecco perché è meglio mangiare le fragole fresche e crude.
Tramite un lavaggio accurato (prevedendo eventualmente anche l’apposita igienizzazione), si riduce il rischio di contaminazione da parte del Toxoplasma gondii, il parassita responsabile della Toxoplasmosi. Questa è una malattia solitamente innocua per gli adulti, ma in gravidanza può avere conseguenze anche gravi sullo sviluppo del feto. L’infezione, infatti, può superare la barriera della placenta determinando il rischio di malformazioni e provocare anche un aborto o la morte in utero.
Secondo le opportune accortezze si riducono i rischi legati all’assunzione delle fragole, permettendo così alla donna in gravidanza di potersi concedere il piacere di mangiare questo frutto di stagione. Per quel che riguarda le “voglie a fragola”, invece, non c’è alcun motivo di preoccupazione.
Non vi è infatti alcun legame tra le macchie cutanee e le voglie in gravidanza. Come spiegato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, infatti, gli emangiomi infantili (volgarmente detti voglie a fragole) sono causati da una crescita anomala benigna dei vasi sanguigni. Queste macchie sembrano colpire prevelentemente i neonati di sesso femminile e sembrano legate a fattori di rischio materni come l’età gestazionale avanzata o alcune patologie che possono insorgere durante la gravidanza come placenta previa o la pre-eclampsia. Gli emangiomi di solito tendono a regredire durante il primo anno di vita del bambino fino a scomparire in alcuni casi totalmente.
Per quel che riguarda il lavaggio delle fragole, invece, valgono le stesse regole previste per la verdura e per tutti gli altri tipi di frutta. La Food and Drug Administration (FDA) riferisce che per rimuovere il rischio di contaminazione di microrganismi nocivi su frutta e verdura è sufficiente sciacquarle con cura sotto l’acqua corrente, evitando di utilizzare saponi o soluzioni a base di candeggina. Può essere previsto, come precauzione aggiuntiva, l’uso di uno spazzolino per rimuovere lo sporco superficiale ed eliminare le parti ammaccate e danneggiate, in quanto in queste parti possono prosperare i batteri.
Discorso più controverso per quel che riguarda il bicarbonato. Diversi studi scientifici hanno dimostrato la totale inefficacia del bicarbonato. Solo uno studio ha evidenziato l’efficacia nella rimozione dei residui di pesticidi sulle mele.
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