Baby food, quando il bambino inizia a mangiare "come i grandi"
La nutrizione ha un ruolo rilevante nella crescita del neonato: grande attenzione al baby food è prestata sia dalle mamme che dalle istituzioni competenti.
La nutrizione ha un ruolo rilevante nella crescita del neonato: grande attenzione al baby food è prestata sia dalle mamme che dalle istituzioni competenti.
L’alimentazione ricopre un ruolo fondamentale nella crescita del bambino ed è un aspetto a cui le mamme sono molto attente. Proprio perché una corretta nutrizione ha un ruolo rilevante per una crescita sana e uno sviluppo ottimale del piccolo, anche le istituzioni competenti hanno mostrato un crescente interesse verso questo aspetto.
Dal punto di vista normativo grande attenzione è mostrata per il baby food dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). E non solo. Anche dal Ministero della Salute, per quanto concerne l’ambito nazionale. E, ancora, dall’European Food Safety Authority (EFSA), dalla European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN), dall’American Academy of Pediatrics.
Con l’espressione baby food si indicano due tipologie di prodotti: alimenti a base di cereali e alimenti per la prima infanzia. Sono escluse dalla definizione le bevande a base di latte e il “latte di crescita”.
Sono prodotti che servono nutrire i bambini l’alimentazione complementare e nella prima infanzia, per abituarli a un’alimentazione “da grandi”, varia ed equilibrata.
Nello specifico, il Regolamento (UE) 609/2013 spiega che gli alimenti a base di cereali possono essere:
Tutto il resto del baby food fa parte della seconda tipologia: alimenti per la prima infanzia.
La direttiva 2006/125/CE disciplina ciò che riguarda la sicurezza e la qualità del baby food in termini di igiene, uso di additivi alimentari, materie prime impiegate, valori nutrizionali, presenza di pesticidi o antiparassitari tossici. I bambini tra 0 e 3 anni, infatti, sono più esposti a contaminazioni tossicologiche e biologiche.
Le normative restrittive servono a garantire un alto livello di sicurezza e di freschezza degli ingredienti. Le aziende sono tenute a selezionare accuratamente le materie prime impiegate, a eseguire periodicamente analisi chimico-fisiche e microbiologiche degli ingredienti e a controllare attentamente la procedura di produzione.
Il Ministero della Sanità effettua controlli rigorosi in questo senso, per assicurarsi delle condizioni igieniche degli stabilimenti, del corretto funzionamento del processo di produzione, della qualità delle materie prime, affinché non contengano elementi nocivi per la salute del bambino.
L’alimentazione complementare è il momento in cui il bambino passa da un’alimentazione esclusivamente a base di latte a un’alimentazione semi-solida e poi solida. In modo graduale vengono inseriti nella sua dieta gli alimenti complementari, nel momento in cui le richieste nutrizionali necessitano di un apporto maggiore di vitamine, zinco, proteine, energia, che il latte, da solo, non può dare.
Lo svezzamento non avviene per tutti i bambini nello stesso momento. Dipende dalle esigenze nutrizionali, dallo sviluppo neurofisiologico, dal rapporto mamma-bambino, dal contesto, dai bisogni della mamma. In linea generale, si può dire che per i primi 6 mesi si procede esclusivamente con l’allattamento e poi con il divezzamento, per arrivare poi, intorno all’anno di vita, a un’alimentazione più o meno allineata a quella degli altri componenti del nucleo familiare.
Secondo la legislazione europea gli alimenti espressamente destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia ai fini dello svezzamento sono:
E poi ci sono le formule di proseguimento e i “latti di crescita”, per mantenere una componente lattea in assenza del latte materno, per i bambini da 1 a 3 anni. Ma per questa categoria di prodotto non esiste una normativa specifica, anzi, l’OMS si è espresso dicendo che queste formule non sono strettamente necessarie.
Omogeneizzati e pappe pronte da un lato e baby food casalingo dall’altro: quale scegliere? Per lo svezzamento alcune mamme prediligono i tradizionali omogeneizzati in scatola, altre sono più propense a un cibo home made, preparato direttamente da loro e vicino a quello consumato dal resto della famiglia.
Il vantaggio del baby food è la sicurezza, grazie alle rigorose norme vigenti in materia. Il consiglio è comunque di prestare attenzione ai marchi e prediligere quelli a produzione biologica e provenienti dall’UE. Occhio anche alle etichette: devono contenere pochi ingredienti, zero additivi, coloranti e dolcificanti.
Molte famiglie prediligono invece il cosiddetto autodivezzamento o “alimentazione complementare a richiesta”. Nessun prodotto specifico insomma, né pappe o omogeneizzati. Il bambino sieda a tavola con il resto della famiglia e assaggia ciò che vuole. In questo caso, data l’incompleta maturazione del sistema digerente eimmunitario, bisogna stare attenti all’insorgenza di possibili stati nutrizionali di tipo carenziale e di patologie gastrointestinali e allergologiche.
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