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Alimentazione complementare: introduzione dei cibi solidi nel primo anno di vita

Non parliamo più di svezzamento, ma di alimentazione complementare: un cambiamento non solo di termini ma anche concettuale e di approccio all'introduzione di cibi diversi dal latte.

Comunemente nota con il termine svezzamento, l’alimentazione complementare è una delle fasi più importanti dello sviluppo del bambino. È il passaggio dall’alimentazione esclusivamente a base di latte (materno o artificiale) a una dieta più variegata e completa. Oltre a essere un passaggio emozionante è anche una sfida e un impegno per i genitori e coloro che si occupano dell’assistenza quotidiana dei bambini. L’introduzione di cibi diversi dal latte, infatti, va effettuata con molta attenzione sia dal punto di vista nutrizionale che di sicurezza. È un processo sul quale gravano anche diversi falsi miti e opinioni contrastanti che possono condizionare le scelte dei genitori.

Un primo aspetto da chiarire è quello linguistico, con la preferenza verso l’utilizzo dell’espressione alimentazione complementare e non più svezzamento. Come spiegato dalla Fondazione Veronesi, infatti, si preferisce l’espressione alimentazione complementare per diverse ragioni. Innanzitutto perché il termine svezzamento trasmette il messaggio di un’interruzione netta e definitiva, mentre il passaggio avviene in maniera più graduale con i cibi “solidi” che si affiancano per diverso tempo al latte materno o artificiale.

Inoltre con l’espressione alimentazione complementare c’è la volontà di mettere il bambino al centro di un processo che lo vede come protagonista e non come un soggetto passivo al quale far passare un’abitudine (questo il significato etimologico del termine svezzamento).

Quando iniziare lo svezzamento: segnali di prontezza del bambino

Iniziamo nell’affrontare l’aspetto cronologico dell’alimentazione complementare. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS), facendo riferimento alle principali organizzazioni sanitarie internazionali (tra cui l’OMS e l’UNICEF), ricorda come l’alimentazione complementare non debba iniziare prima dei 6 mesi di vita del bambino. Il latte materno o quello di formula sono il tipo di alimentazione esclusiva per i primi sei mesi in quanto sufficienti per soddisfare i bisogni nutrizionali del bambino. In questo senso non è necessario neanche dare l’acqua al neonato.

Trattandosi di un processo graduale l’inizio di questo cambiamento alimentare può variare da bambino a bambino. Ci sono dei segnali cui prestare attenzione per comprendere quando è il momento giusto per iniziare senza forzare il bambino. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù spiega che è solo dopo i sei mesi che il bambino è in grado di aprire la bocca al cucchiaino (o si volta per evitarlo), afferrare gli oggetti con le mani, stare seduto sul seggiolone e deglutire alimenti solidi. Inoltre in questa fase il neonato perde il riflesso di estrusione della lingua, ovvero il movimento con il quale espelle il cibo dalla bocca.

È solo a partire da questo periodo che il bambino ha le condizioni psicofisiche per iniziare ad alimentarsi con cibi diversi dal latte. Oltre a riconoscere questi elementi è utile attendere che il bambino mostri interesse e curiosità per il cibo degli adulti per iniziare a proporglieli.

A questo proposito è importante fin da subito precisare che non esistono regole generali e che un eccesso di rigore può rivelarsi controproducente. C’è chi preferirà proporre al bambino alimenti in purè, chi le classiche pappe o gli omogeneizzati e chi, ancora, il cosiddetto autosvezzamento. L’importante al solito è prestare attenzione alle indicazioni del pediatra sulla dimensione nutrizionale e della sicurezza dell’alimentazione.

Alimenti consigliati per i primi pasti solidi

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Fonte: iStock

Così come per gli adulti è indispensabile che al bambino venga fornita una dieta varia ed equilibrata, che comprenda tutti i nutrienti necessari allo sviluppo. Ed è il motivo per cui avere maggiore attenzione (o evitare del tutto) forme di svezzamento vegetariane e vegane. Inoltre, come riportato dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche (SICUPP), non è necessario ricorrere ai prodotti a base di alimenti speciali per l’infanzia.

È possibile prevedere alimenti semplici e soprattutto facili da ingerire e digerire. A titolo di esempio si può iniziare con le verdure (passate o cotte a pezzi piccoli), la frutta (a pezzettini o grattugiata), carne e pesce (liofilizzati, omogeneizzati o freschi e cotti), legumi passati, uova (sode o strapazzate), formaggi freschi, crema di riso o farina di masi e tapioca. È inoltre importante non aggiungere sale agli alimenti per almeno il primo anno.

Come evidenziato dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) va superato il criterio per il quale introdurre gli alimenti secondo il loro grado di allergenicità. Anche perché le più recenti evidenze scientifiche, spiega il Ministero della Salute, smentiscono la tesi secondo cui un bambino sarebbe meno a rischio di sviluppare celiachia o allergie alimentari seguendo uno schema di alimentazione complementare diverso dagli altri.

Anzi, documentato dallo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e citato dalla Società Italiana di Pediatria (SIP), il confronto tra l’introduzione precoce e tardiva di alimenti allergenici (latte vaccino, uovo cotto, arachide, sesamo, grano e pesce bianco) ha evidenziato che, sebbene non vi sia alcuna differenza statisticamente significativa nello sviluppo di allergie a 1 anno e a 3 anni, la prevalenza delle allergie risulta minore nel gruppo che ha introdotto precocemente questi alimenti.

Metodi di svezzamento: tradizionale vs. autosvezzamento

Ci sono due approcci all’alimentazione complementare: il cosiddetto svezzamento e l’autosvezzamento. Il primo metodo è quello che prevede che siano i genitori a guidare attivamente il processo scegliendo gli alimenti da offrire non solo come tipologia, ma anche nella consistenza, nelle porzioni e nei tempi. In questo metodo si tende prevalentemente a somministrare il cibo con il cucchiaino, imboccando il bambino.

Su posizioni per molti aspetti opposte l’autosvezzamento propone l’autoregolazione del bambino che sceglie in autonomia cosa, quanto e come mangiare. I genitori preparano gli alimenti scegliendo le varietà per seguire una dieta variegata ed equilibrata e adattando i pezzi di cibo alle esigenze del bambino (tagliandoli in strisce o pezzi che il bambino possa prendere e ingerire in sicurezza) ma è il bambino a svolgere un ruolo più attivo potendo anche esplorare il cibo guardandolo e maneggiandolo prima di portarlo alla bocca.

Come detto non esistono regole e anche l’autosvezzamento, al netto di maggiori attenzioni e precauzioni per il rischio di soffocamento, è raccomandato e percorribile. È possibile anche valutare un approccio misto che alterni i due metodi, riflettendo quelle che sono le preferenze, le abitudini e le comodità del bambino e della famiglia.

Come prevenire allergie alimentari durante l’introduzione dei nuovi cibi

Abbiamo già anticipato come lo schema graduale seguito in passato con l’obiettivo di prevenire le allergie alimentari non sia più considerato valido. Il National Institute of Allergy and Infectious Diseases riporta gli esiti di diversi studi che mostrano come dare ai neonati alimenti che causano allergie (come il latte e le uova) può anche aiutare a prevenire le allergie alimentari. A oggi esistono sostanzialmente due posizioni, una “proibizionistica” e l’altra “promozionista”. Nella prima, come sottolinea anche il documento Allergie alimentari e sicurezza del consumatore del Ministero della Salute, si tende a evitare l’introduzione degli alimenti “allergizzanti”, mentre nella seconda il prevedere misure di promozione dell’immunità del bambino. L’allattamento al seno è una di queste e, come riportato anche dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), anche valutare l’aggiunta alla dieta di fattori protettivi come i probiotici e gli antiossidanti.

Ricette semplici e nutrienti per i primi pasti del bambino

Uno degli elementi chiave dell’alimentazione complementare è la promozione di una dieta varia ed equilibrata che preveda il maggior numero possibile di sapori così da stimolare la curiosità e il gusto del bambino. Alcune delle ricette indicate per i primi pasti sono il brodo vegetale (facendo bollire acqua e verdure di stagione fino a dimezzare il volume del liquido), il passato di verdure (frullando le verdure cotte per il brodo), la crema di riso (aggiungendola al brodo vegetale caldo) e la carne o il pesce al vapore (cuocendoli e tritandoli finemente). Da considerare anche la frutta preferendo quella fresca di stagione da grattugiare prima di offrirla al bambino.

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