Quella di interrompere volontariamente una gravidanza è una scelta che dovrebbe essere personale e libera e che è garantita dalla legge. Ma, negli ultimi anni, è sempre più messa in discussione.

Se anche in Italia non mancano iniziative volte a mettere in discussione la possibilità di scelta delle donne di abortire, negli Stati Uniti è in corso una vera e propria messa al bando dell’aborto, con l’aumento delle restrizioni che regolano l’interruzione di gravidanza, in diversi Stati (tra cui la Louisiana).

E proprio negli Stati Uniti sono attive diverse campagne di sensibilizzazione, per mettere l’accento sul tema dei diritti della donna e della libertà di scelta.

Lady Gaga, ad esempio, ha preso posizione in favore della libertà di scelta delle donne, dopo che in Alabama è stata approvata una legge che vieta l’aborto anche in caso di stupro o incesto: “Quindi – scrive – ci saranno pene più severe per i medici che praticano l’aborto che per la maggior parte degli stupratori? È un’assurdità”.

L‘attrice Busy Philips ha poi lanciato la campagna #youknowme invitando le donne che hanno avuto un aborto a raccontare la propria esperienza. Decine di donne hanno raccolto il suo appello lasciando testimonianze su Twitter, per riaffermare la libera scelta di chi decide di interrompere una gravidanza.

Queste sono alcune delle loro storie, davvero molto diverse tra loro: per alcune donne l’aborto è stata una scelta dettata dallo stato di salute del feto, o dal proprio, una scelta presa nonostante il desiderio di maternità. Per altre donne i motivi hanno riguardato principalmente una particolare situazione familiare o economica, o il non sentirsi pronta. Scrive Erica:

Ho avuto un aborto al secondo trimestre. Le vie aeree di nostro figlio non si erano mai formate. Se fosse sopravvissuto al parto avrebbe avuto una morte cerebrale. Non era la vita che volevo per lui. È stata la prima decisione da genitore che io abbia mai preso. Non sono un mostro, o una criminale.

La storia di Erica è quella di un aborto terapeutico, scelto consapevolmente per le condizioni di salute del feto.

Una scelta che in Italia è possibile entro la 22^ settimana di gestazione nel caso in cui si verifichino “circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito”.

Un’altra donna racconta di avere scelto di interrompere la propria gravidanza perché non si sentiva pronta per diventare nuovamente mamma:

Ho avuto un aborto con la mia terza gravidanza dopo due bellissime bambine perché io e mio marito non eravamo ancora pronti per un terzo figlio. Quando ci siamo sentiti pronti sono rimasta incinta, e oggi abbiamo un bellissimo bambino che non sarebbe qui se non fosse per quell’aborto. Fine.

C’è anche chi non vuole motivare pubblicamente la propria scelta di abortire, ma rivendica la decisione presa:

Sono mamma di due splendidi bambini, e sono molto grata per questo. Ho avuto un aborto anni fa e il perché non è affare vostro. Sono la stessa persona che ero allora, ho solo fatto scelte diverse in circostanze diverse.

Un’altra ragazza, Tamika, scrive: “Sì, ho avuto un aborto. Non è stato divertente. Non è stato facile. Ma avevo 14 anni e non ero pronta a crescere un figlio”.

Anche Alynda Segarra della band Hurray for the Riff Raff ha scelto di raccontare la propria storia al magazine statunitense Rolling Stone. La giovane musicista ha abortito a 19 anni: “Stavo vivendo una relazione emotivamente abusiva. Non ero me stessa, mi sentivo persa”.

Una delle storie che hanno più colpito l’opinione pubblica l’ha raccontata in prima persona sulle pagine del New York Times Pramila Jayapal, deputata democratica. Già mamma di un bambino gravemente malato, quando è rimasta nuovamente incinta per il fallimento dei metodi contraccettivi ha deciso di interrompere una gravidanza a rischio.

Doveva essere una mia scelta, perché sarei stata io a portarlo in grembo, sarei stata io ad affrontare potenzialmente un altro cesareo d’urgenza, e sarei stata io la donna il cui figlio avrebbe potuto soffrire le serie e a volte fatali conseguenze di un’estrema prematurità. Non potevo semplicemente sperare per il meglio, dovevo prendere una decisione basata sui rischi che mi erano stati chiaramente posti.

testimonianze aborto
Photo by Artur Widak/NurPhoto via Getty Images

Pramila si è sentita in dovere di parlare della propria esperienza, nonostante avesse sino a quel momento voluto tenerla privata, per sensibilizzare sul tema della libera scelta e dei diritti delle donne:

Non ho mai parlato pubblicamente del mio aborto. Sentivo che non avrei dovuto farlo perché è una decisione personale. Ho deciso di parlarne ora perché sono molto preoccupata dell’aumento dei tentativi di impedire la scelta e i diritti costituzionali delle donne incinte, e del modo in cui si sta cercando di criminalizzare l’aborto. Ci sono molte storie ben più traumatiche della mia, ma anche storie che non sono traumatiche, ma rappresentano il libero esercizio di diritti costituzionali.

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  • Aborto