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Alla 23esima settimana di gestazione Marzia riceve la diagnosi di una leucemia particolarmente aggressiva: i medici dell'ospedale di Palermo decidono di tentare una terapia sperimentale "adattata" al suo stato di gravidanza: il bambino è nato lo scorso aprile.
Non aveva idea di essere gravemente malata finché, al sesto mese di gravidanza, ha iniziato ad accusare sintomi di cui non conosceva la causa, a partire dalla comparsa di lividi senza apparente motivo su braccia e gambe.
“Normalmente non ci avrei fatto caso – ha spiegato la donna al Corriere della Sera – ma dal momento che ero incinta ho preferito fare un controllo”. Dai primi risultati degli esami del sangue è risultato che qualcosa non andava, e gli accertamenti medici hanno portato alla diagnosi di leucemia. Per la 31enne Marzia, maestra elementare, e suo marito Emanuele, già genitori di una bambina di tre anni, è stato l’inizio di un percorso difficile.
Le cure disponibili per la leucemia mielocitica, la forma particolarmente aggressiva di tumore del sangue diagnosticata a Marzia, prevedono la chemioterapia e non erano praticabili durante la gravidanza senza mettere a rischio il bambino, così l’equipe del Policlinico di Palermo coordinata da Sergio Siragusa ha optato per un’alternativa sperimentale, fino a quel momento mai tentata in Italia su una donna incinta.
Eliminando dal trattamento la chemioterapia e il triossido di arsenico, che può provocare danni al feto, i medici di Palermo hanno scelto di procedere con una terapia “modificata”, a base di acido retinoico unita ad una cura di supporto per contrastare il rischio emorragico, in modo da consentire a Marzia di proseguire la gravidanza fino al momento in cui sarebbe stato possibile far nascere il suo bambino: Andrea è venuto al mondo con parto cesareo alla 35esima settimana di gestazione, lo scorso 23 aprile.
Al momento della nascita Andrea pesava 2,3 chilogrammi, come hanno spiegato i medici che hanno avuto in cura Marzia, non è stato sottoposto a terapie neonatali e non ha manifestato conseguenze dovute alla terapia della mamma, che ha cominciato le cure standard per il trattamento della leucemia subito dopo il parto.
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